Separazione funzionale: gli ex monopolisti Ue tornano all’attacco contro la proposta. ‘Dibattito irrilevante e poco costruttivo’

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Telecomunicazioni

La Commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE) del Parlamento europeo tiene oggi a Bruxelles la prima audizione pubblica sulla riforma delle tlc.

Per questa occasione l’ETNO – l’associazione che riunisce gli ex monopolisti del settore – ha preparato un documento per chiedere ai policy maker della Ue di concentrarsi sui mezzi per consentire alle aziende e ai consumatori di beneficiare al massimo delle reti a banda larga high-speed.

 

“Nel contesto di un settore altamente competitivo e pienamente liberalizzato, soggetto a regolamentazione ex-ante e a norme antitrust comunitarie, incentrare il dibattito sul ritorno a una situazione di monopolio appare irrilevante e poco costruttivo”, nota il direttore ETNO Michael Bartholomew.

Di fronte alla crescita senza precedenti del traffico dati e del bisogno di capacità di banda, “la sfida più importante è quella rappresentata dalla necessità di attrarre investimenti in capitale di rischio nei nuovi networks”.

 

Secondo l’ETNO, la quota di mercato in mano agli operatori alternativi è ormai al 53% e continua a crescere: grazie alla crescente competitività del mercato, i consumatori hanno modo di accedere a una gran quantità di servizi a banda larga attraverso piattaforme multiple (fibra, cavo, mobile, WiMax, satellite ecc.).

 

Da queste constatazioni bisogna dunque partire per giungere a quello che l’ETNO definisce “il giusto equilibrio”, in grado di stimolare gli investimenti e incoraggiare una competizione a lungo termine ‘sostenibile’ tra network.

 

Focalizzarsi sulla regolamentazione dell’accesso – e su rimedi quanto mai ‘costosi e complessi’ come la separazione funzionale  – spiegano ancora gli ex monopolisti, non solo “aumenterà la dipendenza dalle attuali reti”, ma, di conseguenza, “scoraggerà gli investimenti in infrastrutture nuove e competitive”, rischiando di portare alla stagnazione tecnologica e all’annullamento dei vantaggi per i consumatori.

 

Invece che introdurre nuove regole sull’accesso, la revisione del quadro normativo sulle tlc dovrebbe dunque concentrarsi sui metodi già esistenti per incoraggiare tutti i player del mercato a investire e a facilitare, dove possibile, la competizione sostenibile tra infrastrutture.

 

Funzionale al raggiungimento di tali obiettivi è, secondo l’ETNO, una gestione dello spettro radio “flessibile e guidata dal mercato”, attuata ovviamente in modo da assicurare la qualità del servizio e da evitare interferenze.

 

La disponibilità di spettro che risulterà dal passaggio alla televisione digitale, dovrebbe essere “pienamente sfruttata per rispondere alla crescente domanda di risorse frequenziali e per colmare il digital divide, aumentando l’accessibilità a servizi a banda larga wireless principalmente nelle zone rurali”.

 

I decisori politici dovrebbero fare in modo che l’accesso alle nuove reti di accesso high-speed sia il risultato di “negoziazioni commerciali”, non di obblighi regolamentari, dal momento che queste reti sono realizzate in un ambiente pienamente competitivo. I policy maker dovrebbero inoltre tenere conto delle differenze tra le varie realtà di mercato.

La regolamentazione dell’accesso dovrebbe quindi limitarsi a quei pochi casi in cui la competizione non potesse svilupparsi altrimenti.

 

“E’ essenziale – conclude dunque l’associazione – che la revisione 2008 riaffermi la natura transitoria della regolamentazione ex-ante, che è uno dei capisaldi del framework comunitario. Questo principio è messo alla prova da proposte come quella della separazione funzionale, che prescrive una supervisione regolatoria permanente sulla unità di business separata”.