Lotta alla pirateria: il governo britannico tenta la carta della autoregolamentazione

di Alessandra Talarico |

Il 2009 termine ultimo prima di introdurre nuove leggi a cui gli ISP non potranno sottrarsi.

Unione Europea


Kazaa

Continua il cammino intrapreso dalla Gran Bretagna nella lotta contro la pirateria digitale.

Le autorità non hanno ancora legiferato, nel tentativo di lasciare spazio all’autoregolamentazione degli ISP, ma è partito il conto alla rovescia.

Se i fornitori di accesso a internet non troveranno al più presto soluzioni efficaci in grado di contrastare il download illegale di contenuti protetti, entro la primavera del 2009 verrà applicato un nuovo dispositivo legislativo a cui gli ISP non potranno sottrarsi.

 

“Il governo non ha il desiderio ardente di legiferare”, ha spiegato al Financial Times il ministro della cultura Andy Burnham. Il messaggio però è chiaro: se gli ISP non provvederanno a mettere in atto delle regole chiare contro la pirateria sarà il governo a farlo, senza scont per nessuno.

 

I fornitori d’accesso, da canto loro, sostengono di non poter agire da ‘gendarmi della rete’, adducendo motivazioni tecniche – vista l’impossibilità di fare distinzione tra peer-to-peer legale e pirateria – e anche giuridiche, alla luce delle diversi leggi che impediscono ai fornitori d’accesso l’esercizio di funzioni di sorveglianza, salvo nel caso di procedure penali.

 

Oltre alle pressioni sugli ISP – che un po’ come chiedere agli operatori telefonici di controllare ogni singola telefonata per trovare eventuali prove di attività illegali – il governo intende anche inasprire le sanzioni per violazione di copyright, finanziare corsi di aggiornamento per le forze dell’ordine che hanno a che fare con questo tipo di reati e lanciare campagne informative e di dissuasione contro il download illegale.

 

Il maggiore coinvolgimento degli ISP nella lotta alla pirateria rientra nell’ampio piano del governo Brown volto a trasformare la Gran Bretagna in un modello per le industrie creative.

Il programma “Creative Britain: New Talents for the New Economy” contiene una serie di incentivi all’industria, inclusa la realizzazione di scuole specializzate in arte e musica: 5 centri di eccellenza in diverse ‘arti’ in grado di creare 5 mila posti di lavoro entro i prossimi 5 anni.

Nelle scuole primarie verranno introdotte 5 ore a settimana di ‘cultura’ (lezioni di arte, musica, teatro e ballo).

 

Se tutte queste misure basteranno a eliminare ogni forma di violazione della proprietà intellettuale entro il 2012, anno in cui in Gran Bretagna si terranno le Olimpiadi, questo è ancora da vedere.

 

Sono molti, a detta degli esperti, i punti deboli del Piano antipirateria, nonostante alcune misure ‘eccellenti’: primo fra tutti, la presentazione ‘ufficiale’ di cifre relative alle perdite dell’industria audiovisiva che in realtà sono difficili da quantificare e che provengono esclusivamente dalle stime fornite da fonti sicuramente di parte, come la BSA e l’IFPI.

 

I partigiani della libertà di espressine, inoltre, contestano che il piano è solo il primo passo verso l’introduzione di misure coercitive per i diritti fondamentali degli utenti.