Riforma radioTv: è scontro nel Pd. Marco Travaglio difende Di Pietro, guerra consumata a ‘colpi di blog’

di Raffaella Natale |

Italia


Antonio Di Pietro

La proposta di Antonio Di Pietro di lasciare a Mediaset una sola rete non ha trovato conferme nel Pd, questo si sapeva, ma ha aperto una polemica che monta a vista d’occhio. Sono tanti quelli dello schieramento di Walter Veltroni che si sono fatti avanti per dire la loro.

Le opinione sul futuro del mercato radiotelevisivo, da destra a sinistra, si rivelano ancora una volta confuse e sicuramente questo non è di buon auspicio. Il rischio è di arrivare a un nuovo governo dove ancora i lavori di riforma si areneranno sullo scoglio delle non convinzioni.

 

A dire la sua al leader di Italia dei valori questa volta è la tanto composta Anna Finocchiaro che ha serbato un secco “No” alla proposta dell’ex Pm, richiamandolo al rispetto del programma.

Su questo i fedelissimi veltroniani sono ferrei, il programma è bibbia: agli elettori deve arrivare un’immagine diversa, quella dell’unione che fino a oggi è mancata.

“…La firma del programma del Pd da parte di Di Pietro – ha detto la Finocchiaro – deve avere come conseguenza che le proposte del Pd, come i due disegni di legge Gentiloni, devono essere considerate come proposte comuni. Tra l’altro, Di Petro, dopo aver fatto quelle dichiarazioni, si è corretto. Si è trattato di un momento di intemperanza”.

 

Solo un momento di intemperanza?

Tutto è nato perchè l’ex Ministro alle Infrastrutture ha voluto lasciare un post sul proprio blog (potenza del web!) dove scriveva che Idv ha nella sua proposta di programma di governo un intervento radicale sull’informazione: una sola televisione pubblica senza pubblicità, pagata dal canone e sottratta all’influenza dei partiti; esecuzione della sentenza europea su Europa 7 e spostamento di Rete 4 sul satellite; limite di una sola Rete per i concessionari privati (come Mediaset); abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria.

Evidente che questi punti non sono piaciuti al Pd, tanto che Veltroni ha dichiarato: “…Non mi sentirete mai pronunciare una parola di attacco contro Berlusconi. Quella con lui è una polemica gioiosa, ma va bene così: gli italiani sono stanchi degli improperi”.

 

Massimo D’Alema ha sottolineato che “…Nel programma del Pd non si prevede l’esproprio di due reti di Berlusconi”. Il vice premier ha assicurato che si tratta di “…una riforma più equilibrata” del sistema televisivo. Riguardo alle prese di posizione di Di Pietro, D’Alema ha precisato che il leader di Idv “…ha sottoscritto il programma del Pd”.

“…La logica delle coalizioni rissose – ha detto ancora – è alle nostre spalle. Non si prevedono, quindi, diversità di posizioni tra gli esponenti politici della maggioranza come è avvenuto nella legislatura appena conclusasi”.

 

“…Andare oltre il duopolio, superare la concentrazione per le risorse economiche nel settore televisivo e riportare il mercato delle frequenze nella normativa europea”. E per quanto riguarda la Rai “…trasformarla in una fondazione e affidare la governance, semplificata a un amministratore unico”.

Paolo Gentiloni, Ministro uscente delle Comunicazioni, sintetizza così il passaggio del programma elettorale che il Pd sta elaborando, dedicato al sistema radioTv.

Gentiloni aveva anche detto su Europa 7 che “Il Consiglio di Stato si pronuncerà nei prossimi mesi e alla luce del pronunciamento prenderemo le misure adeguate”.

 

Di Pietro ha affidato la risposta al giornalista Marco Travaglio che sempre sul suo blog scrive: “…Antonio Di Pietro ha detto una cosa ovvia: occorre dare ‘esecuzione alla sentenza europea su Europa7 e spostare Rete4 sul satellite’. Poi ha auspicato la Rai venga ridotta ‘a una rete senza pubblicità, finanziata dal canone e sottratta all’influenza dei partiti’ e ogni concessionario privato non possa avere più di una rete. Su questo secondo punto, c’è libertà di pensiero: nel Pd, a sinistra e a destra, sopra e sotto. Ma sull’obbligo di eseguire la sentenza della Corte europea c’è poco da discutere: si esegue e basta”.

 

Travaglio ha, quindi, commentato che “…Invece Di Pietro è stato subissato di critiche, attacchi, improperi. Che a metterlo a tacere siano i berluscloni, da Cicchitto a Fede, dal Giornale al Foglio, da Facci alla Donna Barbuta, fa parte del gioco: la banda larga difende la cassaforte. Decisamente più stravagante è che lo facciano i vertici del Pd”.

“…Nessuno vuol lanciare improperi. Sarebbe interessante però sapere come intenda muoversi il Pd sulla Tv. Anche perché – ha aggiunto Travaglio riferendosi alle parole di Marco Follini – il responsabile Informazione non è l’omonimo di colui che approvò il decreto salva-Rete4 e la legge Gasparri : è sempre lui. Forse dovrebbe uscire dal tunnel della Gasparri. Spiegandogli, con le dovute cautele, che la Corte europea ha raso al suolo il concetto di ‘regime transitorio’ su cui si fondavano la Maccanico, la Gasparri e la Gentiloni”.

 

Travaglio ha ricordato che il Commissario Ue alla Concorrenza, Neelie Kroes, ha annunciato che questa è anche la posizione Ue : “…se nel 2009 l’Italia non cambierà sistema, si beccherà una multa di 350-400 mila euro al giorno, con effetto retroattivo dal 2006. Cioè: gli italiani – ha spiegato il giornalista – pagheranno all’Europa e a Europa 7 cifre da capogiro, perché tutti i governi dal ’94 a oggi hanno favorito Berlusconi. Ora, attendere il Consiglio di Stato (che dovrà applicare la sentenza di Lussemburgo) o appellarsi alla defunta Gentiloni (superata dalla sentenza di Lussemburgo) è una furbata di poco respiro”.

 

“Eseguire le sentenze della Consulta e della Corte europea – ha rilanciato Travaglio – non è fare un favore a Di Pietro o un dispetto a Berlusconi. È un dovere, punto e basta!”.

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