Telecom Italia: nasce Open Access. La Ue, ‘Non proprio separazione, ma si va nella giusta direzione’

di Alessandra Talarico |

Il presidente Agcom Corrado Calabrò: ‘Ora regole di governance chiare entro l’estate’.

Italia


Franco Bernabè

“Siamo stati informati delle decisioni di Telecom Italia e stiamo studiando la questione. Non direi che si tratta di separazione funzionale, ma si va in quella direzione”.

Questo il commento di Martin Selmayr portavoce del Commissario europeo per i media e la società dell’informazione Viviane Reding in merito alla nascita di Open Access, la divisione “autonoma e separata dalle attività commerciali” di Telecom Italia che dovrebbe aiutare il gruppo ad “…aumentare l’efficienza, ridurre i costi e dare maggiore trasparenza alla rete d’accesso”.  

   

Sembra dunque iniziato il processo che dovrebbe portare finalmente a una maggiore indipendenza e trasparenza della gestione della rete d’accesso di Telecom Italia. Almeno nelle intenzioni manifestate in quello che è il primo passo della nuova gestione Bernabè-Galateri verso la tanto attesa apertura alla concorrenza e agli investimenti sulla rete.

   

Secondo Selmayr, infatti, tutto dipenderà dal regolatore italiano: se l’Agcom proseguirà nella stessa direzione dell’Ofcom, “…fra qualche anno avremo in Italia una situazione simile a quella della Gran Bretagna”.

   

Azienda e regolatore hanno però fatto alcuni distinguo: innanzitutto perchè – ha spiegato il Ceo di Telecom Franco Bernabè – la creazione di Open Access non è il frutto di un’imposizione, ma di una scelta ‘volontaria’ del gruppo.

A differenza di OpenReach di BT Group, infatti, la nascita di Open Access non è stata concordata con l’Autorità perché la società intende gestire attivamente un processo che altrimenti sarebbe stato imposto dall’alto.  

“Vogliamo guidare noi il processo, assumendoci la responsabilità di investire sulla rete che per noi – ha spiegato Bernabè – è una possibilità di business e quindi meglio che questi investimenti li facciamo noi piuttosto che i nostri competitor”.  

  

Il presidente Agcom, Corrado Calabrò, pur confermando un giudizio positivo sull’operazione ha precisato che una valutazione finale arriverà soltanto dopo la presentazione di precisi impegni sulla governance della rete, che dovranno essere recepiti all’interno della procedura avviata dall’Agcom sulla separazione della rete.

Calabrò ha quindi ribadito che per garantire un accesso realmente paritario alla rete, il board di Open Access dovrà essere indipendente.

  

Niente è ancora ufficiale, dal momento che l’Authority non ha ancora in mano nessun documento di Telecom sull’Open Access, ma pare comunque che l’iniziativa soddisfi tutti e 13 gli impegni che l’Autorità chiedeva con il suo procedimento. 

“Sicuramente – ha dichiarato il presidente Agcom – non è come qualcuno ha detto, un passo indietro rispetto all’esperienza inglese di OpenReach. Ci sono le condizioni perché con questo progetto l’Italia sia all’avanguardia in Europa e nel mondo in tema di separazione funzionale della rete di trasmissione”.

   

In Open Access confluiranno le attività di gestione delle infrastrutture tecnologiche e di rete, con l’obiettivo di “…assicurare sia agli altri operatori sia ai clienti interni un servizio sempre più efficiente e in linea con le aspettative del mercato e con le indicazioni più volte espresse dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni all’interno di un percorso che la stessa Autorità ha già delineato”.

  

La nuova direzione, cui faranno capo circa 20 mila dipendenti, è stata battezzata Technology & Operations e sarà guidata da Stefano Pileri.

Essa sarà articolata in 4 aree d’intervento “di importanza strategica per il costante miglioramento dei livelli di qualità del servizio”: Open Access, Network, Information Technology e Technical Infrastructures che si occuperanno rispettivamente dello sviluppo e manutenzione della rete di accesso, nonché dei processi di attivazione e assistenza dei servizi; dell’innovazione e pianificazione tecnologica; dello sviluppo e dell’esercizio delle infrastrutture e dei sistemi informativi per il business e per le operations TLC; delle infrastrutture tecniche (immobiliari e impiantistiche) del Gruppo, nonché dell’erogazione dei relativi servizi tecnici di facility management.

   

Viene inoltre istituita la figura del Chief Information Officer (CIO) che guiderà, sempre all’interno della direzione Technology & Operations, la divisione Information Technology.

Spiega infatti la società che “le attività legate al settore dell’Information Technology stanno avendo un’importanza sempre maggiore nel business delle telecomunicazioni. E’ quindi fondamentale per il Gruppo presidiare in modo specifico quest’area al fine di sviluppare servizi ad alto valore aggiunto basati su sistemi informativi sempre più innovativi”.

 

L’Authority si auspica ora che si proceda molto rapidamente alla definizione delle di impegni precisi sulla governance e i sistemi di controllo, con l’obiettivo di chiudere la partita prima dell’estate.

Obiettivo di difficile ma non impossibile realizzazione, anche se secondo le stime ci vorranno almeno 8 mesi per realizzare il progetto, che incontrerà sicuramente il favore degli spagnoli di Telefonica, che si sono battuti contro ogni forma di separazione della rete, strada intrapresa da nessun ex monopolista europeo.

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