Pirateria musicale: anche la Gran Bretagna promette un nuovo giro di vite contro i download illegali

di Alessandra Talarico |

Agli utenti impenitenti si applicherà la regola dei tre strikes: dopo il terzo avvertimento niente più connessione a internet.

Gran Bretagna


File sharing - arresto

Giro di vite contro il downloading illegale in Gran Bretagna, dove il governo ha proposto di tagliare la connessione degli utenti scoperti a scaricare materiale audio-video coperto da copyright .

Lo rivela i quotidiano britannico The Times, che ha anticipato le drastiche misure studiate dal governo Brown per tentare di arginare il fenomeno dello scambio illegale di film e musica attraverso i siti di file sharing illegale.

 

Secondo la nuova proposta di legge, dunque, gli internauti sospettati di scaricare illegalmente si vedranno recapitare un primo avvertimento via email, seguito da una sospensione cautelativa per un’eventuale successiva violazione e, infine, dalla terminazione del contratto se beccati per la terza volta con le mani nel sacco.

 

I fornitori di accesso a internet che non dovessero applicare la regola dei “three-strikes” saranno perseguibili legalmente per poter accedere attraverso un’ingiunzione del tribunale ai dati personali degli utenti incriminati.

 

Secondo il Times, il governo – che dovrebbe ufficializzare la propria posizione la prossima settimana con il Green Paper “World’s Creative Hub” – non avrebbe ancora deciso se le informazioni dei trasgressori dovranno essere condivise tra gli ISP.

 

Dopo la Francia, dunque, anche la Gran Bretagna ha deciso di passare alle maniere forti contro i downloader incalliti.

Per contrastare la pirateria su internet, i fornitori di accesso a internet, le major dell’audiovisivo e i poteri pubblici d’oltralpe hanno siglato lo scorso novembre l’accordo “per lo sviluppo e la protezione delle opere e dei programmi culturali sulle nuove reti”.

 

Il Memorandum, noto come Rapporto Olivennes – dal nome del suo artefice, il presidente Fnac Denis Olivennes – prevede, tra le altre cose, anche la realizzazione di un ente amministrativo incaricato di coordinare la lotta alla pirateria illegale attraverso l’invio ai pirati più accaniti di messaggi di avvertimento e, in caso di proseguo delle violazioni, la sospensione temporanea o l’annullamento della connessione a internet.

Secondo i termini dell’accordo, inoltre, gli ISP dovranno avere un ruolo molto attivo nella lotta alla pirateria via internet, con azioni di sensibilizzazione, ma anche con interventi mirati nei confronti degli utenti colpevoli di scaricare illegalmente musica dalla Rete.

 

E sulla scia del Rapporto Olivennes, anche la Commissione europea ha deciso di intervenire per tentare di limitare l’accesso internet agli utenti che usano software di file-sharing illegali, in linea con il documento “Creative content online in the Single Market“.

Il testo ricorda l’importanza della conformità alle misure nazionali sull’attuazione della direttiva sul diritto d’autore, citando come esempio il Memorandum of Understanding siglato in Francia, e sottolinea l’importanza del coinvolgimento degli utenti per affrontare la questione della pirateria.

 

Il problema, tuttavia, è molto complesso dal momento che – come ha sottolineato anche la Corte di Giustizia europea – “solleva la questione della necessaria conciliazione degli obblighi connessi alla tutela di diversi diritti fondamentali, ossia, da una parte, il diritto al rispetto della vita privata e, dall’altra, i diritti alla tutela della proprietà intellettuale”.

 

Secondo la Corte – intervenuta in merito al contenzioso tra l’operatore spagnolo Telefonica e l’associazione Promusicae, che si era rivolta ai tribunali spagnoli con la speranza di ottenere l’identità e l’indirizzo fisico di alcuni utenti internet che avrebbero abusato del programma P2P KaZaA, per poter esercitare contro di loro azioni civili – dovrebbero essere gli Stati membri a garantire, nel trasporre le direttive Ue, il “giusto equilibrio tra i diversi diritti fondamentali tutelati dall’ordinamento giuridico comunitario”.

 

Secondo le stime, sono sei milioni gli utenti che ogni anno in Gran Bretagna scaricano illegalmente musica e altri contenuti dalla rete, mentre l’industria musicale continua a lamentare perdite miliardarie.

 

Non sono ovviamente convinti delle misure contenute nel Green Paper anticipato dal Times gli ISP d’oltremanica, che continuano a confidare in un accordo ‘volontario’.

“Ogni ente saggio sa che l’autoregolamentazione è la migliore opzione in queste aree”, ha riferito il portavoce dell’Internet Service Providers Association.

 

Contro gli ISP e le corporation dell’industria hi-tech ha puntato il dito anche il manager degli U2 Paul McGuinness, convinto che l’industria della musica dovrebbe indirizzare la battaglia contro la pirateria verso quelle società – gli ISP, le telecom, i costruttori di dispositivi – che hanno “costruito business multimiliardari sui contenuti senza pagarli”.

 

Queste società, spiega il manager, dovrebbero aiutare a “salvare l’industria della musica” e non semplicemente limitandosi ad accettare con riluttanza accordi sulla condivisione dei profitti, ma “raccogliendo parte dei guadagni per destinarli all’uso e alla vendita dei nostri contenuti”.