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Il New York Times lancia la sfida a Murdoch: alleanza con la Cnbc per frenare la corsa del tycoon

Stati Uniti


Guerra aperta tra il New York Times e il Wall Street Journal di Rupert Murdoch. Il magnate australiano, a capo di un impero che vale sul mercato 70 miliardi di dollari, non ha mai fatto mistero di voler contrastare la leadership del noto quotidiano americano e dalla controparte è arrivata veloce la risposta: un’alleanza con l’emittente televisiva Cnbc.

Il progetto, come riporta il Financial Times, consentirà alle due società di condividere, in parte, la loro offerta di editoriali e programmi televisivi.

Il NYT trasmetterà nella sua pagina online alcuni video realizzati da Cnbc, mentre l’emittente specializzata nel settore finanziario potrà ospitare nelle sue trasmissioni una serie di editoriali firmati dal quotidiano.

Vivian Schiller, generale manager della pagina online del NYT, si è detta soddisfatta dell’accordo: “…In questo modo riusciremo a raggiungere un numero di esperti superiore a quello di qualsiasi altro sito finanziario”.

 

Gli analisti hanno subito visto questa mossa come una reazione delle due società all’acquisizione da parte di News Corp di Dow Jones.

Grazie a questo acquisto, infatti, la conglomerata di Murdoch può sfruttare le competenze finanziarie del WSJ per migliorare la qualità dei programmi di Fox Business Network e insidiare così il primato di Cnbc nel campo dell’informazione economica.

Il nuova canale Fox sfida la Cnbc sul suo stesso terreno, ed è chiaro che le possibili sinergie con il WSJ la trasformano in un avversario ancora più temibile, che il prestigio delle firme del NYT potranno forse contrastare più efficacemente.

 

La battaglia sarà dura, perché l’obiettivo del magnate australiano è quello di spodestare il NYT dal ruolo di unico quotidiano di interesse nazionale capace di influenzare le élite del paese, la politica, i network televisivi, i giornali locali e il resto del mondo.

Di recente il NYT ha completato il trasferimento dallo storico edificio sulla 43esima strada al nuovo grattacielo sull’ottava avenue disegnato da Renzo Piano, ha ridotto il formato, riorganizzato alcune sezioni, assunto nuovi editorialisti, liberato i vecchi dal peso di dover essere letti a pagamento online e si sta preparando con meticolosità alla sfida con il WSJ.

 

Il WSJ partirà da una posizione ben più debole rispetto al NYT, intanto perché è principalmente un giornale economico, poi perché le sue condizioni finanziarie non sono ottime.

Murdoch l’ha pagato 5 miliardi di dollari, meno di quanto ha sborsato per il sito internet Facebook.com, ma ha le spalle finanziariamente coperte da News Corp.

 

“Più notizie e meno approfondimenti“, sarebbe la ricetta vincente del magnate australiano per il WSJ, e per realizzarla starebbe preparando una rivoluzione anche nello staff, a cominciare dalla già avvenuta sostituzione dell’amministratore delegato Richard Zannino con Les Hinton, già presidente di News Corp, e del prossimo siluramento di Gordon Crovitz, guida del giornale, per far posto a Robert Johnson, attualmente direttore del Times di Londra.

Un giornale “che avrà meno qualità“, dicono i detrattori, “che raccoglierà ancora più pubblicità senza perdere in autorevolezza“, risponde Murdoch, “che venderà ancora di più“, pensano quasi tutti.

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