Tv: guardare i programmi in 4/3 con i nuovi televisori LCD o Plasma a 16/9 può causarne la rottura. Allarme Adiconsum

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Tv LCD e PDP

“Consumatori state attenti, guardare correttamente i programmi televisivi in 4/3 con i nuovi televisori LCD o Plasma a 16/9 può causare la rottura del televisore, rottura che non è coperta da garanzia”.

  

A lanciare l’allarme è Mauro Vergari di Adiconsum che, manuale Samsung alla mano, avverte che se i broadcaster non adotteranno al più presto lo standard 16/9, molti consumatori potrebbero ritrovarsi con i nuovi televisori, pagati da 700 a oltre 3.000 euro, con lo schermo danneggiato e senza avere la possibilità di riparazione.

  

Il manuale Samsung peraltro parla chiaramente, è la prima istruzione che si trova aprendo il manuale: “Su un Tv lcd, l’uso del formato 4:3 per un periodo prolungato può lasciare traccia dei bordi sulla parte sinistra, destra e centrale del video a causa delle differenti emissioni luminose dello schermo (…) Questo tipo di danni non è coperto da garanzia”.

  

Riparare lo schermo Lcd a proprie spese è quasi equivalente all’acquisto di uno schermo nuovo, visto anche il progressivo calo di prezzi. L’unica alternativa che ha il consumatore per evitare che il proprio Tv si danneggi è quella di tagliare (opzione “zoom”) oppure deformare (opzione “wide”) l’immagine.

  

Il risultato? Tutti si vedono più grassi e tarchiati, e l’immagine perde ulteriore qualità. Insomma a fronte di una spesa onerosa si ha un risultato peggiore del vecchio tubo catodico, di qualità inferiore ma perfettamente tarato sul programma trasmesso.

  

“La situazione è inaccettabile, abbiamo fatto pressione sul Parlamento e sul ministro per chiedere che al più presto le piattaforme digitali trasmettano solo programmi in 16/9, cosa che peraltro non pregiudicherebbe la visione dei vecchi televisori, che vedrebbero i programmi con le bande sere sopra e sotto, cosa che potrebbe solo incentivare l’acquisto dei nuovi televisori e quindi accelerare il passaggio al digitale. Purtroppo senza alcun risultato. I consumatori peraltro potrebbero abituarsi a vedere le deformità come normalità, con tutti i rischi “artistici” che questo comporta”.

  

La parola ora al Parlamento.