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Il Marketing Televisivo. Presentato alla LUISS Il primo manuale sul marketing televisivo mai pubblicato in Italia

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La presentazione del libro Il Marketing Televisivo, di Carlo Nardello e Carlo Alberto Pratesi, avvenuta questa mattina presso la Sala delle Colonne della Libera Università Internazionale degli Studi Sociali Luiss, si è rivelata una utile occasione per un ragionamento critico sul rapporto tra “marketing” e “televisione”, con particolare attenzione alla “mission” della televisione pubblica.

 

Pratesi è infatti un accademico ed un consulente, ma Nardello è stato per 7 anni, fino a pochi mesi, Direttore Marketing della Rai: quindi chi meglio di lui può interpretare il senso di questa funzione a Viale Mazzini?

 

Per troppi anni, in Italia, la “funzione pubblica” ed il “marketing” della Rai sono stati disgiunti, riproducendo la dicotomia conflittuale – tipica del nostro Paese tra “pubblico” e “privato”, ed anche tra “cultura” e “mercato”. Come dire che i mali che caratterizzano l’industria culturale italiana, e quindi la Rai, hanno radici ideologiche lontane nel tempo… Certo, la Rai, nell’ultimo decennio, è divenuta troppo “market-oriented”, troppo governata dalla bussola dell’Auditel, perdendo quella sensibilità “pedagogica”, quella vocazione ad essere “altro” rispetto al mercato, che un servizio pubblico moderno non può non avere.

 

Premesso che chi scrive queste note presiede una struttura di ricerca specializzata che presta consulenze anche per la Direzione Marketing Rai, queste considerazioni potrebbero apparire dettate da simpatie personali, o, peggio, da “captatio benevolentiae” e finanche piaggeria strumentale: per evitare insinuazioni (date le prassi diffuse nell’italico mondo del giornalismo, affollato di marchette di cortesia), diremo subito che il libro è assolutamente valido, merita essere letto da tutti coloro che operano professionalmente nell’industria della televisione e dei media, ma…

C’è un “ma”, giustappunto, anzi forse due.

 

Quel che c’è nel libro:

 

Quel che non c’è nel libro:

 

Il quesito è infatti: non potrebbe (dovrebbe) essere (anche) la Direzione Marketing un luogo dove si lavora ad una “altra” Rai possibile, alle altre Rai auspicabili?

Chi incarna attualmente la assente “Direzione Strategica” della Rai?!?

Un luogo ove non si lavora soltanto ad ottimizzare la Rai “così come è”, ma dove si disegnano ipotesi di Rai differenti.

Purtroppo, a quanto ci risulta, non esistono ancora luoghi laboratoriali, a Viale Mazzini, per questo tipo di esplorazioni, né negli uffici della Presidenza né negli uffici della Direzione Generale. O – se esistono – il loro lavoro è tenuto sotto consegna di assoluta segretezza.

Il quesito è, ancora: dove vengono disegnate le strategie per una Rai alternativa?

 

Nelle segreterie di partito (gli “editori” di riferimento), non ci sono più gli uffici studi di un tempo, né “think-thank” di livello anglosassone.

E la stessa Commissione parlamentare bicamerale di Vigilanza non brilla certo per analisi e studi che consentano di “disegnare scenari”, forti dell’adeguata cognizione tecnica della materia.

 

In sostanza, dove / come avviene l’elaborazione strategica sui futuri possibili dell’Azienda? Soprattutto sui futuri “alternativi”, per superare la fase di stasi conservatrice nella quale la Rai è affossata da anni.

 

Il Piano Industriale ed il Piano Editoriale approvati con gran fatica in queste settimane sono interessanti strumenti di ottimizzazione dell’esistente, ma sono piuttosto deficitari, rispetto allo sforzo di innovazione e di fantasia, di coraggio di sperimentazione radicale, che sono indispensabili per evitare la morte lenta della tv pubblica italiana, ovvero il suo definitivo addormentamento omologativo della tv commerciale.

 

Come abbiamo già denunciato, qualcuno si è preso la briga di “comparare” lo sforzo di analisi e di discussione messo in atto dalla Bbc nel rinnovo dell’equivalente del “contratto di servizio” tra Rai e Ministero delle Comunicazioni, e di confrontarlo con quel che è accaduto in Italia? 

Non potrebbe essere proprio la funzione marketing a sviluppare questa indispensabile e preziosa scenaristica futurologica?!

 

Possibile che vi sia maggiore “esplorazione” (e maggiore anticonformismo, paradossalmente) della televisione possibile nelle elaborazioni della collana alternativa a “Zone”, la collana “Link – Idee per la Televisione” promossa dalla concorrenza??? La collana “Link”, tra libri e rivista, realizzata dalla Direzione Marketing di Rti, si pone ormai da alcuni anni come luogo di analisi critica sulla tv, ben oltre quel che è finora riuscito a fare la collana “Zone” della Rai.

E non dovrebbe essere invece la collana della Rai la punta d’avanguardia della riflessione sulla sua stessa “mission”, e in generale, sugli scenari mediali del Paese???

Il “discorso” sulla Rai, anche quello politico, pecca di fantasia: da quanti anni non emerge una proposta organica, frutto di uno studio attento, come quella elaborata a suo tempo da Bruno Pellegrino (allora Responsabile Cultura del Partito Socialista Italiano), con il suo indimenticato Rai S.p.a. Una holding della comunicazione per la terza fase del sistema audiovisivo italiano (Edizioni de Il Sole-24 Ore)? Era il lontano 1992! E sia consentito autocitarci: chi è stato a commissionare ad IsICult una ricerca comparativa internazionale sulla tv pubblica nel mondo, nel 2000 (pubblicata con il titolo Con lo Stato e con il mercato? Verso nuovi modelli di televisione pubblica nel mondo per i tipi della Mondadori)? Rai, come sarebbe stato naturale in un Paese normale? No. Mediaset!

 

A destra, ormai, tutto tace, dopo il penoso tentativo di “privatizzazione” Rai. A sinistra, il programma dell’Unione (omettiamo di ricordare gli autori, per evitare linciaggi collettivi da parte dell’elettorato sinistrorso), brillava per confusione ed indeterminatezza. Ed infatti la Rai “di Prodi”, fatte salve rarissime eccezioni (ma può bastare “Anno zero”, di grazia?!?), è identica, assolutamente identica, alla Rai “di Berlusconi”.

E tutti abbiamo visto cosa è accaduto alle linee-guida dapprima tracciate dal Ministro Gentiloni con lieve coraggio, e poi ben presto sfumate in un più diplomatico disegno di legge di riforma, che è stato peraltro affossato in Parlamento…

 

Forse il “libro” che qui stiamo teorizzando è ancora tutto da scrivere…

Va evidenziato che prevale, nell’utile saggio di Nardello e Pratesi, l’approccio empirico, dettato dall’esperienza di manager come Nardello stesso, e dei suoi colleghi, dalla ex Direttrice Marketing Strategico (e successore di Nardello, che è stato nominato da alcuni mesi Amministratore Delegato di Raitrade) Deborah Bergamini, al Vice Direttore Benito Benassi, al Responsabile del Marketing Strategico Andrea Fabiano.

 

In sostanza, è un libro utile per comprendere “cosa” fanno coloro che gestiscono il marketing, strategico e tattico, della Rai. Molte di queste procedure, non potrebbero essere conosciute, se non andando a lavorare a Viale Mazzini, o effettuando uno stage presso il Marketing.

Da segnalare anche i contributi di Chicco Agnese ed Angelo Teodoli sul palinsesto, e di Stefano Colombo e Giovanni Mattia sulla pubblicità, mentre i già citati Benassi e Fabiano si sono concentrati rispettivamente sulle attività di ricerca e sulla televisione digitale e le sue nuove frontiere.

 

La presentazione si è caratterizzata per la presenza del Presidente Claudio Petruccioli, e per l’assenza (per malesseri influenzali, crediamo non politici, o forse era informato della notizia esplosiva del giorno, la sentenza del Tar sul consigliere estromesso dal Governo, Petroni) del Vice Direttore Generale Giancarlo Leone.

 

Nardello ha ricostruito l’evoluzione della struttura “marketing” in Rai, passata dalla fase di mero “ufficio studi” a quella di struttura di punta del governo aziendale (vedi supra).

 

D’altronde, Nardello viene dal marketing di multinazionali e non dal parastato o dalle segreterie di partito: ha cercato di imprimere un nuovo corso, e riteniamo abbia fatto del suo meglio, dato che – negli ultimi anni – la Rai ha mantenuto una sua ben significativa quota di mercato, nonostante le terribili condizioni di permanente incertezza nelle quali è stata costretta da un sistema politico che l’ha resa ingovernabile.

E’ quasi un miracolo che Rai, nelle condizioni (politiche e finanziarie e gestionali) cui è stata costretta a operare, mantenga ancora uno share alto, e non abbia completamente perso la positività del suo “brand” nell’immaginario collettivo degli italiani. Ha scelleratamente esternalizzato parti preziose della propria attività (pensiamo solo al varietà ed all’intrattenimento), ma riesce ancora ad affrontare la sfida del mercato, forte di un “nucleo duro” di professionalità interne (anziane ma anche giovani, e la Direzione Marketing è in questo un bell’esempio di quarantenni professionalmente impegnati).

 

Bergamini, dichiarandosi appassionata di fantascienza, ha lamentato il deficit di “immaginazione” che caratterizza molti giovani, e, in generale, una sorta di offuscamento delle tensioni ideali che attraversa la nostra società. Ha perfettamente ragione.

Perché allora la Direzione Marketing Rai, e la collana editoriale “Zone” (diretta dalla Bergamini stessa) non promuove un libro intitolato “Possibili modelli alternativi di servizio pubblico per la Rai del futuro“?!

 

Credo che le verrebbe tributata la gratitudine degli operatori, dei “policy maker“, e finanche di quelli che dovrebbero essere i veri “stakeholder” dell’Azienda, ovvero i cittadini telespettatori.

 

Leggi anche la recensione del libro: Il Marketing Televisivo

 

E gli articoli:

Marketing televisivo. D. Bergamini (Rai): ‘Lo strumento privilegiato per orientare l’evoluzione della Tv e il suo sviluppo futuro’

di Deborah Bergamini

 

Marketing Tv e strategie. C. Nardello (RaiTrade): ‘La costruzione del palinsesto, fondamentale per il posizionamento competitivo

di Carlo Nardello e Carlo Alberto Pratesi

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