I marchi-metropoli contro i marchi-nazione. Nuovi modelli di competizione territoriale nell’era della globalizzazione

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di Fabrizio Bellavista

Italia


Fabrizio Bellavista

Il marketing territoriale è un terreno sul quale è nato uno strategico scontro tra i cosiddetti brand-città e i brand nazione, con i primi che si affermano sempre più a discapito dei secondi. Le città contemporanee stanno infatti divenendo città-brand perchè possiedono un’immediata riconoscibilità, che gli consente di emergere e contraddistinguersi nell’era della globalizzazione.

La città diviene pertanto qualcosa di più di un brand riconoscibile, alimenta in sé un processo di fermentazione definibile come creativo. Anzi, l’economia della conoscenza sta ridisegnando la classifica delle città in base alla loro capacità di essere creative sia nel presente che nel futuro, per vincere la sfida della globalizzazione. Le metropoli, a ben vedere, competono per attrarre investimenti e talenti e la creatività diviene il terreno sul quale si gioca questa concorrenza.

 

 

Vienna regina di innovazione nel 2007

 

Da una ricerca condotta dall’agenzia IIThinknow, che monitora l’innovazione dei centri urbani, risulta che Vienna è la città più creativa del 2007.

Lo strumento utilizzato per stilare la classifica si chiama Innovation Loop (circolo virtuoso dell’innovazione) e consta di tre elementi: l’inspiration (capacità di suscitare e  ispirare creatività e idee basata sui trascorsi storici, l’atmosfera e la cultura), la capacità d’implementazione, di mettere cioè in pratica le idee, e l’accesso al mercato (le idee, dopo essere state ispirate e realizzate, devono possedere uno sbocco commerciale e una prospettiva di sviluppo sul lungo periodo).

I risultati della ricerca, pubblicata sul Global Innovation Review, pongono al secondo posto Boston, al terzo Parigi, a cui seguono New York e l’unica città italiana tra le prime dieci, Roma.

Afferma Chris Hire, fondatore di IIThinkknow: “…A parte qualche eccezione statunitense ed australiana, i centri urbani in cui innovazione e creatività possono fiorire e prosperare sono tutti europei“.

 

 

Milano in cerca di BIL (Benessere Interno Lordo)

 

Il capoluogo lombardo appare ‘in ritardo di immagine’, come dimostra la percezione della città da parte del mondo business e il vissuto della metropoli nell’immaginario collettivo in confronto a quello della Milano ideale.

Dai risultati emersi dall’indagine di Mario Scolari (Teseo Research) e Gianandrea Abbate (Psycho Research), presentati all’Innovative Day, è parso molto forte il divario tra il vissuto attuale della città e i desiderata espressi nei confronti della città (città ideale).

Il cittadino che lavora non desidera più una città ferma su un concetto utilitaristico della professione, ma vuole respirare e interagire con la faccia moderna della città-brand, per vivere meglio e per interagire professionalmente con maggior efficacia con i nuovi brand-città (vedi: Barcellona, Valencia, Shangai, per citarne alcune).

 

La città, giudicata attraverso 5 indici (energia, stabilità emotiva, responsabilità, amicalità e apertura mentale), risulta essere molto lontana dalla Milano ideale sotto il profilo della mobilità, stabilità emotiva, responsabilità e amicalità.

I cittadini vorrebbero in effetti una Milano più rassicurante ed instaurare con essa un rapporto come quello con un amico “adulto ed esperto”.

Le persone interpellate sostengono che le azioni più urgenti da intraprendere sul territorio a breve e medio termine, con azioni da effettuare in pochi mesi o alcuni anni, si debbano concentrare sul potenziamento dei mezzi pubblici, della rete stradale (la richiesta di mobilità è imperante)  e del verde pubblico, cui si affianca la necessità di maggiori input culturali, tecnologici e creativi.

 

I concetti associabili alla percezione di Milano, della Milano concreta, sono compresi tra l’eccitazione e l’aggressività. Essi si posizionano all’interno di un’area di onnipotenza e si identificano in personaggi mitici come Attila, testimonial come la Dark Lady , politici come Bush, in colori come il bordeaux e il nero e nell’idea del patrigno.

La Milano ideale, invece, si posiziona all’opposto: tra felicità e serenità, nell’area ludica/affettiva ed è associata a John Kennedy, all’assenza di riferimenti politici, ad un animale domestico, all’arancione e all’azzurro.

La ricerca testimonia quindi che la città di Milano dovrebbe indirizzarsi maggiormente verso i concetti di sicurezza, natura e cosmopolitismo e interessarsi più al BIL (benessere interno lordo) che al PIL (prodotto interno lordo).

 

 

Le metropoli, moderne repubbliche del III millennio

 

Dunque, scontro tra metropoli più che tra nazioni, le cui identità si fanno ormai sempre più sfocate.

Ma queste metropoli dell’immateriale sono sempre più impalpabili, sempre più governate da un ‘water thinking’ e hanno i muri lastricati di idee piuttosto che di cemento o di segni distintivi politici.

Sono nuove repubbliche senza bandiera, in continuo work progress e abitate da neo-nomadi che non cercano epicentri, ma progetti orizzontali entro cui muoversi e spostarsi il più velocemente e creativamente possibile.

 

 

Links utili e download

 

http://www.amazon.com/Creativity-City-Creative-Economy-Changing/dp/905662461X

http://www.innovationcircus.it/userimage/Scolari.pdf

http://www.innovationcircus.it/userimage/Abbate.pdf  

http://www.2thinknow.com/index.htm

http://www.moleskinecity.com/jo/index.php?option=com_content&task=view&id=96&Itemid=35

 

 

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