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Legge sull’editoria: nessuna iscrizione al Roc per i blog. Passa la modifica, ma necessario lavorare a una Carta costituente su internet

Italia


Torna a parlare del disegno di legge sull’editoria, che ha sollevato non poche proteste da parte dei blogger, il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.

“…Non si può estendere la logica della legge sulla stampa alla rete. Il difetto della norma era la definizione, così generica da rinviare all’Autorità sulle Comunicazioni una palla avvelenata. Non bisogna discostarsi molto dalla normativa vigente”, ha commentato Gentiloni, riferendosi all’art. 7 del Ddl,  dedicato all’iscrizione al Roc dei siti internet, a cui il sottosegretario Riccardo Levi ha aggiunto un nuovo comma che esclude i blog.

 

“…Bisogna però lavorare per una carta costituente – ha precisato il Ministro – che fissi alcuni principi, alcuni dei quali sono stati già introdotti dalla nuova direttiva europea ‘Tv senza frontiere’ – no all’incitamento all’odio razziale, no alla pedofilia – . Certamente è importante che tutti gli attori della rete, non solo il governo, si facciano promotori di questa carta costituente”.

 

Riguardo alla modifica dell’art. 7, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria ha spiegato che la ragione dell’aggiunta di questo comma sta nella volontà di chiudere le polemiche di questi giorni sulla volontà di mettere “sotto controllo” i blog su internet.

 

Il “suggerimento”, come lo ha definito Levi parlando ai deputati, aggiunge un comma che recita “sono esclusi dalla registrazione al Registro degli operatori i soggetti che accedano a internet in forma o prodotti come siti personali o a uso collettivo che non siano frutto di un’attività imprenditoriale“.

Levi ha evidenziato: “…non abbiamo usato in un provvedimento di legge il termine blog, ma l’esclusione dei blog è proprio l’obiettivo di questa aggiunta alla normativa”.

Il sottosegretario ha tenuto a precisare: “…Noi non abbiamo mai pensato di porre dei limiti all’attività dei blog, che del resto esulano dall’obiettivo di questa riforma dell’editoria”.

 

“…Regole anti-storiche e che vanno contro la filosofia della rete e la libertà d’informazione sul Web“, avevano lamentato gli autori di questi liberi spazi virtuali, ormai largamente diffusi.

“…L’iscrizione dei siti in un apposito registro con il pagamento di un relativo bollo, così come previsto dal provvedimento che tuttavia dovrà essere approvato dal Parlamento, potrebbe – affermavano i blogger – limitare le attività sulla rete”.

 

Aveva espresso perplessità sull’argomento anche il commissario dell’Agcom Nicola D’Angelo, che invitava a “….contemperare le esigenze di garanzia con la libera apertura della rete”. “Comprendo l’esigenza di garanzia che ha mosso il governo a proporre questa norma – aveva sottolineato D’Angelo – ma penso che non possa tradursi nell’imposizione di procedure burocratiche per l’apertura dei blog. Il grande valore della rete consiste nel fatto che è aperta, pluralista e gratuita nella fruizione: è giusto che chi la usa rispetti la legge, ma bisogna evitare regole che restringano le caratteristiche di apertura e libertà che la rete consente a chi la vuole utilizzare”.

D’Angelo aveva ricordato che “…la rete è stata ed è un grande strumento di informazione, a livello nazionale e globale, che ha riempito vuoti spesso evidenti in tema di pluralismo. Non deve essere un mezzo per commettere reati, come la diffamazione, ma ci sono già gli strumenti per reprimere gli abusi”. Altrimenti, aveva concluso, “…finirà che i blog si faranno dall’estero”.

 

Bebbe Grillo, che grazie al suo blog ha organizzato il V-Day – un vero e proprio movimento di contestazione alla politica italiana -, aveva già minacciato: “…Se passa la legge sarà la fine della rete in Italia. Il mio blog non chiuderà, se sarò costretto mi trasferirò armi, bagagli e server in uno Stato democratico”.

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