Il web nemico della stampa? Il ruolo delle nuove tecnologie rispetto ai media tradizionali

di Raffaella Natale |

Mondo


Wall Street Journal

Internet ucciderà giornali e libri? Dissente da questa convinzione uno dei guru americani del futuro multimediale, Steven Johnson, giornalista, scrittore e autore di bestseller sugli scenari offerti dall’era digitale.

E spiega che il web offrirà invece la possibilità di aumentare il loro peso culturale, sia pure con modelli e forme diverse.

Le prospettive tracciate da Johnson, in una conferenza all’ambasciata d’Italia a Washington, hanno posto le basi per una giornata di lavoro nella capitale americana sull’ “Uso delle nuove tecnologie per esplorare l’eredità culturale“, organizzata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) insieme al National Endowment for the Humanities (NEH).

Il convegno è stato il primo frutto di un accordo di collaborazione firmato lo scorso luglio tra CNR e NEH per esplorare gli scenari futuri legati all’ “identità culturale”, come hanno sottolineato Roberto de Mattei del CNR e il presidente dell’istituzione americana, Bruce Cole.

Johnson, che ha una cattedra alla scuola di giornalismo della New York University e pubblica le proprie analisi su Wired, New York Times Magazine e vari altri giornali, non condivide il pessimismo che circonda i media tradizionali.

Per i libri, “…il 2006 è stato un anno di vendite boom in America, non si sono mai venduti tanti libri come oggi”, ha detto Johnson. E anche in questo caso, la Rete è un incentivo, non un nemico. Le forme di collaborazione che nascono sul web (come Wikipedia), il fenomeno dell’ ‘expanding’ (l’enorme produzione di sviluppi della trama da parte di lettori) e l’uso dei blog per condividere impressioni sulla lettura di un libro, secondo Johnson sono tra i fattori che stanno incrementando, non diminuendo, l’approccio alla lettura.

E creando generi letterari e forme di scrittura del tutto nuove.

“…Il libro è e resterà – ha detto ancora l’esperto – la forma dominante di presentare un tema, un argomento o una storia. Non deve temere competizioni su questo”.

Riferimento anche alla stampa: “…La rilevanza culturale dei quotidiani è destinata ad aumentare, cambierà il modello con cui fanno business”, ha precisato, sottolineando come stia crescendo la massa di lettori di giornali autorevoli come New York Times e Washington Post, attraverso i loro siti Internet.

Ne sono sicuramente testimonianza le scelte del New York Times e del Wall Street Journal di rendere free le loro edizioni online. Ultimo in ordine di tempo, il Financial Times che metterà a disposizione degli utenti una trentina di articoli al mese.

Il quotidiano londinese, si appresta ad abbandonare progressivamente il modello pay per lasciare un po’ per volta i vecchi business model, incentrati sugli abbonamenti, dando così spazio alla pubblicità.

Il New York Times aveva annunciato a metà settembre che avrebbe resto gratuito il proprio sito internet, visto che la pubblicità riesce a compensare gran parte delle entrate legate agli abbonamenti.

La società ha spiegato che puntare sull’eAdvertisement consentirà di guadagnare più dei 10 milioni di euro raccolti annualmente con gli abbonamenti.

Il costo del servizio TimesSelect del NYT era di 7,95 dollari al mese o 49,95 dollari l’anno e il mese scorso contava su 227.000 abbonati.

Questa formula dava accesso ai prestigiosi editoriali di Thomas Friedman, Maureen Dodu e Paul Krugman.

Il quotidiano è adesso interamente accessibile gratuitamente dal web anche gli archivi che vanno dal 1987 a oggi e quelli dal 1851 al 1922. Resterà invece a pagamento l’accesso all’archivio del New York Times fra il 1923 e il 1986.

Anche Rupert Murdoch, proprietario del Wall Street Journal, ha detto d’essere propenso a rendere gratuita la versione online, che oggi fa incassare 65 milioni di dollari.

Il tycoon pensa che rendere gratuita la visualizzazione del quotidiano sulla Rete potrebbe aumentare il numero di lettori e le entrate a livello globale.

“…Non penso – ha sottolineato Murdoch agli investitori durante una conferenza a New York – che la diffusione gratuita possa danneggiare il giornale”.

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