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Vodafone: Arun Sarin traccia il bilancio di 4 anni di gestione e pensa al futuro tra banda larga e mercati emergenti

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A 4 anni dal suo ingresso in Vodafone, Arun Sarin – in passato al centro di forti critiche da parte degli azionisti del gruppo – può ben dirsi soddisfatto del suo operato, mentre progetta le strategie per la futura, ulteriore, espansione della società in mercati chiave quali la Cina e gli Stati Uniti.

 

I titoli del gruppo sono cresciuti negli Usa del 30% quest’anno, mentre la strategia globale intrapresa dal 52enne manager indiano ha contribuito a rafforzare la società sui mercati ritenuti a più forte espansione, quali l’India (con l’acquisizione di Hutchison Essar), la Turchia (Telsim) e l’Africa (Vodacom).

Per entrare in questi Paesi, Vodafone ha investito 28 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, Sarin si è disimpegnato da società attive nei mercati più problematici a livello di crescita, come la Svizzera (Swisscom Mobile), il Belgio (Proximus) e il Giappone (Softbank).

 

Il cambiamento di rotta intrapreso da Sarin ha di fatto eliminato il tallone d’Achille della società, ovvero la sua presenza in troppe aziende e con quote troppo piccole. La strategia del manager si è invece incentrata sulla conquista di quote di maggioranza nelle giuste compagnie, come è avvenuto in India, Sud Africa e Romania, di modo da poter avere l’ultima parola sulla linea della società, sui prodotti, sul cash flow.

 

L’unica società che Sarin non è ancora riuscito a conquistare in toto è quella che ovviamente desidera di più: la statunitense Verizon Wireless. Più volte la società ha tentato di acquisire la quota del 45% detenuta da Verizon Communications, ma si è sempre dovuta arrendere davanti all’indisponibilità del gruppo americano a cederla.

 

I rapporti tra le due società, nonostante il braccio di ferro per la conquista della divisione mobile, sembrano molto solidi: nonostante Vodafone e Verizon usino tecnologie wireless differenti (Gsm e Cdma rispettivamente) si è trovato un accordo per utilizzare la stessa tecnologia – Long Term Evolution – per l’upgrade delle reti. La completa integrazione tra i due standard dovrebbe essere completata, però, soltanto entro il 2015.

 

Vodafone Group, ha registrato nell’ultimo trimestre un fatturato di 8,3 miliardi di sterline, in crescita del 7,5% rispetto allo scorso anno.

 

I ricavi da servizi sono cresciuti dell’8% (+4,2% su base organica), con 9,1 milioni di nuovi abbonati, che portano il totale a 232 milioni.

 

A livello globale, i device 3G venduti nel trimestre sono stati 2,6 milioni e portano il totale a 18,5 milioni.

“Abbiamo iniziato bene l’anno finanziario, con forti performance nella regione EMAPA”, ha commentato Arun Sarin, sottolineando che per l’anno in corso Vodafone attende ricavi compresi tra 33,3 e 34,1 miliardi di sterline, con oneri tra 5,8 miliardi e 5,9 miliardi legati principalmente all’acquisizione di Hutchison Essar, conclusa a maggio per 11 miliardi di dollari.

 

In Europa, Vodafone ha tagliato i costi ed è entrata anche nel mercato della banda larga, grazie a accordi strategici con gli operatori di rete fissa.

Sarin descrive il Vecchio Continente come la “macchina da soldi” di Vodafone, ma sottolinea che saranno i mercati emergenti a guidare la crescita per i prossimi anni.

 

In India, dove il gruppo controlla il terzo operatore mobile, solo il 17% della popolazione possiede un cellulare e a luglio i nuovi clienti della società sono stati 7,7 milioni.

 

In Cina, Vodafone controlla il 3,3% di China Mobile CHL, la maggiore società wireless del Paese, con 332 milioni di utenti.

 

Appena il governo di Pechino attuerà l’attesissima ristrutturazione dell’industria – che aprirà il mercato ai new entrant e a nuovi investitori – Vodafone tenterà la scalata alla società “da una posizione privilegiata” ha assicurato Sarin.

 

In Italia, infine, il gruppo starebbe valutando l’acquisizione delle infrastrutture di rete fissa dell’operatore svedese Tele 2.

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