Separazione reti tlc: la Reding non si scompone, mentre gli operatori alternativi italiani fissano le regole per un accesso paritario

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Ministri tlc Ue

Si è svolta ieri nella sede dell’Agcom a Napoli l’audizione congiunta dedicata  all’assetto regolatorio per l’accesso alla rete fissa di Telecom Italia, argomento molto ‘caldo’ che sarà al centro dell’incontro tra l’Authority italiana e il Commissario Ue Viviane Reding il prossimo 16 ottobre e anche del convegno che si terrà a Capri il 18 e 19 ottobre, organizzato dall’Agcom nella sua veste di presidente dell’ERG, il Gruppo che riunisce i regolatori nazionali delle tlc.

 

Presieduto dal presidente Agcom Corrado Calabrò, l’incontro di ieri è stato occasione per discutere di diversi temi che ruotano attorno alla separazione della rete  di Telecom Italia, alla definizione degli asset e dei servizi attuali e futuri da  scorporare e alle garanzie sull’accesso alle reti di nuova generazione a larga banda.

Dibattito che investe l’Italia ma anche e soprattutto l’Europa, dopo che alcuni membri della Commissione europea hanno criticato fortemente la proposta della Reding di introdurre la separazione funzionale come rimedio a disposizione dei regolatori nazionali per sanare eventuali distorsioni della concorrenza a vantaggio degli operatori dominanti.

La Reding non si è lasciata intimidire dalla bocciatura arrivata da due membri molto influenti dell’esecutivo – il Commissario all’industria, Gunter Verheugen e quello alla concorrenza Neelie Kroes, che sostengono la posizione di almeno tre governi (Francia, Germania e Spagna) – dichiarandosi convinta di riuscire a portare a termine la sua missione in favore della competitività del settore delle comunicazioni. Le critiche, secondo l’agguerrito commissario, “dimostrano che è fatta”.

La criticità dei contrasti in seno all’esecutivo Ue è stata ridimensionata anche dalla portavoce della Commissione Pia Ahrenkilde, secondo cui il dibattito “rientra nelle normali discussioni informali. E’ il modo in cui procediamo nelle nostre proposte, prima le discussioni tecniche poi quelle politiche”.

Resta dunque invariata la data del 13 novembre per il via libera al nuovo pacchetto di riforma del settore delle comunicazioni elettroniche, che dovrebbe produrre, ha aggiunto il portavoce della Reding, Martin Selmayr, “un vero mercato interno delle Telecomunicazioni, maggiore chiarezza giuridica e minore burocrazia”.

 

Per quanto riguarda nello specifico la situazione italiana, gli amministratori delegati degli otto operatori alternativi attivi nel nostro Paese – Corrado Sciolla (BT Italia), Samuele Landi (Eutelia), Stefano Parisi (Fastweb), Andrea Filippetti (Tele2), Mario Mariani (Tiscali), Pietro Guindani (Vodafone  Italia),  Stefano Luisotti (Welcome Italia) e Luigi Gubitosi (Wind) -hanno sottoposto all’Authority gli aspetti ritenuti essenziali per garantire la competitività del mercato della telefonia fissa e della banda larga.

 

In Italia, il 90% del mercato degli accessi e il 60% del mercato della banda larga e dei servizi di fonia è controllato ancora dall’ex monopolista, una situazione che non giova al Paese e alla sua competitività e che ostacola le misure di apertura del mercato che permetterebbero ai consumatori di avvantaggiarsi dell’aumentata competizione.

 

I punti fondamentali per agevolare un accesso paritario alle reti di comunicazione sono 7: innanzitutto – hanno proposto gli operatori alternativi – bisogna garantire la separazione attraverso la creazione di una divisione indipendente che sottostia a misure rigorose sia sul versante organizzativo e gestionale che su quello operativo.

Vanno quindi stabilite condizioni paritarie di accesso alla nuova infrastruttura a banda larga, non solo riguardo gli asset e i servizi attuali, ma anche quelli futuri, di modo da consentire agli operatori l’accesso ai servizi di rete e wholesale per la fornitura alla clientela finale.

 

Bisogna inoltre tenere conto del fatto che la separazione – essendo una misura conseguente a una evidente criticità del mercato – non può essere lasciata alla volontà dell’operatore dominante, ma deve essere imposta per sanare le storture riscontrate.

 

Per l’industria va inoltre garantita la tutela degli investimenti sostenuti dagli operatori alternativi ed eliminata l’asimmetria informativa che caratterizza attualmente i programmi di sviluppo tecnologico di Telecom Italia.

Fino a quando, infine, Telecom Italia non cesserà di ricoprire una posizione dominante, bisogna mantenere una forma di controllo sull’offerta retail e comunque implementare misure in grado di riparare alle stirture del mercato anche nel caso in cui la seprazione non dovesse essere portata a termine.