Privacy: ritirati gli emendamenti al Ddl Bersani, ma si apre il dibattito sul sottile confine tra diritti dei lavoratori e competitività delle aziende

di Alessandra Talarico |

Italia


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Hanno ottenuto il risultato sperato i diversi appelli contro gli emendamenti all’articolo 29 del decreto Bersani sulle liberalizzazioni, in discussione alla commissione industria del Senato, che miravano ad esonerare anche le aziende con più di 15 dipendenti dal predisporre misure di sicurezza minime a tutela dei dati personali dei dipendenti.

 

Nel tardo pomeriggio di ieri, infatti, il senatore dell’Ulivo, Paolo Giaretta, ha deciso di ritirare i contestati emendamenti, pur dicendosi convinto della necessità di un intervento legislativo che affronti tempestivamente il tema della giusta proporzione tra la “finalità della tutela dei diritti” e gli “oneri burocratici che gravano sulle attività economiche”.

 

“Non è nelle mie intenzioni promuovere colpi di mano in Parlamento in materie delicate come quelle che riguardano la tutela dei diritti individuali, ma – scrive Giaretta sul suo sito web – sono convinto che questo tema vada affrontato con urgenza”.

 

“Come spesso succede quando recepiamo le Direttive europee, vi è stato un eccesso di zelo” denuncia il senatore, sottolineando la netta sproporzione tra gli adempimenti cui le nostre aziende sono soggette per soddisfare le direttive europee in materia di privacy, e i minori oneri burocratici previsti negli altri Paesi della Ue.

 

L’unica finalità degli emendamenti – che se approvati, spiega, “non avrebbero avuto gli effetti catastrofici paventati” – era dunque quella di aprire il dibattito su un argomento molto delicato e da cui la politica non può prescindere. Una provocazione, insomma per far capire ai legislatori che esiste un problema: quello dell’equilibrio tra i costi che debbono sostenere le aziende e i diritti dei lavoratori.

 

“Spero – conclude Giaretta – che la politica si decida ad affrontare presto questo tema, importante per agevolare le nostre imprese ed aumentarne la competitività a livello europeo e mondiale”.

 

Sarà, ma ieri il garante Privacy, Francesco Pizzetti, si era scagliato contro gli emendamenti incriminati – che, per correttezza di informazione, erano bipartisan, dato che modifiche ‘gemelle’ erano state proposte anche da Francesco Casoli di Forza Italia – minacciando la segnalazione alla Commissione europea in caso di approvazione.

 

Sull’argomento era intervenuto anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, per chiedere maggiore attenzione alla privacy sia dei lavoratori che delle associazioni.

Gli emendamenti, infatti, miravano anche a restringere le categorie di dati sensibili da proteggere – come l’adesione a organizzazioni aventi carattere sindacale – e prevedevano l’eliminazione di ogni forma di tutela per le persone giuridiche (imprese, enti pubblici e privati, partiti, sindacati, organizzazioni religiose, organismi no profit) che avrebbero reso tra l’altro tali soggetti più esposti ad atti illeciti o ad attività di dossieraggio e spionaggio.

 

Un plauso all’intervento del Garante privacy è arrivato anche dall’associazione ‘Articolo21’, secondo cui è abbastanza singolare che “il parere delle autorità di garanzia venga sollecitato quando si tratta di imporre nuove sanzioni contro i giornalisti e venga invece archiviato o tenuto in scarsa considerazione quando si tratta di tutelare le leggi che proteggono la riservatezza e la tutela dei dati personali”.