Dopo gli Usa, anche l’Europa si interroga sulla nocività del Wi-Fi. Ma per la WHO mancano le prove  

di Raffaella Natale |

Europa


Wi-Fi

Il Wi-Fi (Wireless Fidelity), nome commerciale delle reti locali senza fili (WLAN) basate sulle specifiche IEEE 802.11, sta animando il dibattito in Francia. Studi contradditori sugli effetti nocivi stanno occupando grande spazio sui mass media.

I campi elettromagnetici ad alta frequenza sono da diversi anni nelle mire di associazioni ambientaliste convinte che l’uso del Wi-Fi, ma anche del GSM e del WiMAX, ponga problemi di salute pubblica.

A fronte di queste discussioni, i ministeri francesi di Salute ed Ecologia hanno richiesto uno Studio sui rischi sanitari legati ai campi elettromagnetici, in particolare le emissioni delle onde del Wi-Fi e dei telefoni cellulari.

 

La Ricerca è stata affidata all’Afsset (Agence française de sécurité sanitaire de l’environnement et du travail) e i risultati dovrebbero essere pubblicati per l’inizio del 2008.

La decisione fa seguito alle dichiarazioni di BioInitiative, un gruppo di scienziati americani, che il mese scorso hanno reso noto un Rapporto sulla nocività delle onde elettromagnetiche in generale.

Al centro dell’analisi l’aumento dei casi di leucemie infantili, cancro al cervello e morbo d’Alzheimer, probabilmente legati, a parere dei ricercatori, all’inquinamento elettromagnetico.

Da qui la spinta al governo a intervenire in modo che si faccia luce sui potenziali rischi delle infrastrutture Wi-Fi.

 

Non è la prima volta che si lancia l’allarme su questa situazione. All’inizio del 2007, in Germania e Austria alcuni scienziati avevano evidenziato i pericoli dell’installazione di reti Wi-Fi presso le abitazioni e le scuole, consigliando il ritorno alle reti radiofoniche per motivi di sicurezza.

Poco dopo 100 metri di distanza dalle stesse scuole.

A seguito di questa denuncia, le autorità britanniche avevano, quindi, preso la decisione di sospendere i collegamenti Wi-Fi all’interno degli edifici scolastici.

 

In Francia, le associazioni PRIARTéM (Pour une réglementation des implantations d’antennes relais de téléphonie mobile) e Agir avevano già evidenziato, in un comunicato del luglio scorso, l’inattività delle istituzioni in questo settore, mentre in Gran Bretagna si erano già presi drastici provvedimenti. A ciò aggiungiamo anche le critiche del Criirem (Centre de recherche et d’information indépendantes sur les rayonnements électromagnétiques) che mette in guardia contro l’accelerazione dell’inquinamento elettromagnetico.

Questo organismo, che si definisce come un consorzio di “scienziati esperti in inquinamento ambientale”, denuncia in particolare la doppia nocività dei cellulari bimodali che consentono collegamenti su reti GSM e Wi-Fi.

False informazioni? Alcuni la pensano così, intanto la World Health Organization ha pubblicato un documento dal titolo “Campi elettromagnetici e salute pubblica” che affronta i rischi del Wi-Fi e delle altre onde.

La WHO tuttavia afferma in questo documento che non c’è una prova reale degli effetti nocivi del Wi-Fi sulla salute della popolazione che vive vicino a queste reti.

 

Non è la prima volta che un simile dibattito agita l’opinione pubblica e gli esperti.

L’installazione delle antenne GSM per la telefonia mobile aveva sollevato negli anni ’90 la reazione degli ambientalisti così come oggi avviene per il Wi-Fi.

Le associazioni chiedevano le giuste precauzioni di fronte agli eventuali rischi per la salute. Oggi si chiedono le stesse precauzioni, tenendo ben presente che la tecnologia corre rapida, ed è giusto non fermarla, come è altrettanto giusto salvaguardare la salute di tutti.

 

 

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