PTC: è ancora scontro. Deutsche Telekom chiede 3,5 mld di risarcimento a joint-venture Vivendi-Elektrim

di Alessandra Talarico |

Europa


Deutsche Telekom

La saturazione di molti mercati dell’Europa occidentale sta spingendo gli operatori tlc a spostare i loro interessi nei Paesi in via di sviluppo dell’Asia e dell’est Europa, creando non pochi attriti tra le aziende che tentano di farsi spazio in questi competitivi e affollati mercati.

Come nel caso della disputa scoppiata tra il gruppo media francese Vivendi e l’incumbent tedesco Deutsche Telekom per il controllo dell’operatore mobile polacco Polska Telefonia Cyfrowa (PTC).

 

Come ultimo capitolo di una saga iniziata ormai da diversi anni, Deutsche Telekom chiede ora a Telco, una joint venture controllata dal gruppo di entertainment francese e da Elektrim, un risarcimento di 3,5 miliardi di euro per aver impedito lo sviluppo dell’operatore mobile.

Elektrim ha dichiarato bancarotta il mese scorso e Vivendi ha ridotto il valore dell’investimento a zero, compromettendo dunque il valore dell’investimento effettuato dall’operatore tedesco.

 

Vivendi e Deutsche Telecom si contendono da diversi anni il controllo di PTC a suon di ricorsi e denunce: a ottobre del 2006, il gruppo francese ha depositato una denuncia contro T-Mobile – divisione mobile Usa della telco tedesca – presso il tribunale federale di Washington, accusando DT di essersi appropriata “illegalmente” della sua partecipazione nell’operatore mobile, per un corrispettivo di 2,5 miliardi di dollari.

 

La denuncia coinvolge, oltre a Deutsche Telecom, anche T-Mobile, T-Mobile USA e Zygmunt Solorz-Zak, l’uomo d’affari che controlla Elektrim, società polacca attraverso cui DT aveva effettuato l’acquisizione del 48% di PTC.

DT, che controllava già il 49% di PTC, rivendicava il controllo del 97% del capitale dell’operatore.

 

Secondo Vivendi, però, DT ed Elektrim non avrebbero rispettato i suoi diritti di proprietà su PTC, dal momento che le azioni di PTC apparterrebbero ad un’altra compagnia, Elektrim Telekomunikacja, di cui Vivendi è azionista assieme a Elektrim.

 

A maggio, Vivendi aveva avviato contro DT un procedimento legale dinanzi al Tribunale commerciale di Parigi per “rottura abusiva di trattative” chiedendo come risarcimento 2,2 miliardi di euro.

A settembre, poi, il gruppo francese aveva tentato il colpo di mano, offrendo alla rivale tedesca 2,5 miliardi di dollari per l’acquisizione della sua quota del 49%.

 

Già all’inizio di ottobre, però, Vivendi aveva presentato un’altra denuncia contro Deutsche Telecom presso il Procuratore della Repubblica di Varsavia, accusando il gruppo di aver ordito una cospirazione con Zygmunt Solorz-Zak per prendere illecitamente il controllo di PTC, per poi appellarsi niente meno che al RICO Act, una legge federale statunitense, pensata per combattere il crimine organizzato, in base alla quale l’appartenenza ad un’associazione criminale determina l’accusa per reati commessi da altri membri della stessa associazione, anche se non si è preso parte attivamente all’illecito, e chiedere a DT danni per 7,5 milioni di dollari, il triplo di quanto il gruppo ha investito in PTC.

 

Deutsche Telekom, in risposta, rilancia accusando il gruppo francese di aver raggiunto illegalmente il 51% di PTC grazie alla creazione di una joint venture con Elektrim Telekomunikacja.

 

Tutte queste polemiche hanno finito per intaccare il business dell’operatore mobile che, da leader del mercato che era, è stato nel frattempo surclassato dai diretti concorrenti PTK Centertel (Orange) e Polkomtel, proprio per la totale incapacità decisionale creata dalla disputa tra i due controllanti.

Negli ultimi mesi, in realtà, PTC ha dato segni di ripresa, segnando un incremento del 15% negli abbonamenti, saliti a 12,5 milioni, ma dovrà affrontare la concorrenza anche di un nuovo operatore – Play – che ha appena fatto il suo ingresso nel mercato.

 

La vicenda, come si sarà capito, non è di facile risoluzione e probabilmente si andrà avanti ancora per un bel po’ a suon di accuse e contraccuse, per la felicità dei costosissimi studi legali che seguono le due società.  

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