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Permesso di soggiorno elettronico: per l’Aduc ancora troppi i disservizi a carico degli utenti  

Italia


Il permesso di soggiorno elettronico è l’ultimo ritrovato della tecnologia moderna, dotato di microchip e banda a memoria ottica, nonché di innumerevoli sistemi anticontraffazione rigorosamente top secret (codici cifrati, chiavi asimmetriche di sicurezza, chiavi biometriche per la trasformazione in sequenza numerica dell’immagine dell’impronta digitale). E’ in grado di fornire notizie dettagliate sul titolare della carta: dati anagrafici, fotografia e impronte in formato digitale.

Operazione pensata e pianificata nel 2004, prima di essere adottato su scala nazionale è stato sperimentato, per garantirne il buon funzionamento, in alcune province pilota: Ancona, Brindisi, Frosinone, Prato, Verbano-Cusio-Ossola, per essere poi adottato da tutte le Questure a partire dall’11 dicembre 2006.

Ma per l’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori), qualcosa è andato storto. L’associazione infatti ritiene che i nuovi permessi hi-tech contengono tutti i dati possibili e immaginabili tranne l’unico veramente indispensabile per lo straniero: non riportano le motivazioni del soggiorno.

 

Nella nota si legge, “O almeno, queste informazioni non sono visibili, non sono stampate sulla carta, ma protette da quei mille sistemi di sicurezza accessibili solo alle forze dell’ordine. Da nessuna parte c’è scritto se quel permesso sia stato rilasciato per motivi di studio, di lavoro subordinato, di lavoro stagionale, ecc. ecc. Quando lo straniero si presenterà al suo potenziale datore di lavoro per essere assunto, non potrà in alcun modo provare di essere autorizzato al lavoro”.

E, in caso di fiducia mal riposta, il datore di lavoro potrebbe rischiare fino all’arresto da tre mesi ad un anno. E’ questa infatti la sanzione per chi assume extracomunitari non muniti di permesso per lavoro. Col rischio che invece ci rimettano persone in regola che magari trovano un datore di lavoro disposto a recarsi in questura per chiedere le informazioni necessarie.

Questo leva utilità al documento elettronico che nasce proprio con lo scopo di abolire le lunghe code fuori dagli uffici e dalle questure, capace di rendere più veloci tutte le pratiche.

Ma fino a oggi, ha sottolineato l’Aduc, “…l’unica cosa che cambierà – ammesso che qualcosa cambi – saranno i soggetti in coda, non più i lavoratori ma i datori di lavoro!”.

 

L’associazione ha ricordato i costi di questo servizio: “…27,50 euro, a cui devono sommarsi 14,62 euro di marche da bollo e 30,00 euro per la spedizione dell’istanza di rilascio. Per un totale di 72,12 euro per avere un documento che complicherà le assunzioni…”.

 

Il problema esploderà, ha quindi evidenziato l’Aduc, quando fra qualche mese tutti i permessi di soggiorno cartacei saranno sostituiti da quelli elettronici.

In conclusione, l’Aduc ha ribadito che “…E’ importante che il Ministero dell’Interno si faccia subito carico del problema. Per questo nei prossimi giorni sarà presentata dall’on. Donatella Poretti (Rosa nel Pugno) una interpellanza parlamentare. La nostra proposta è decisamente ‘pratica’: consegnare, a tutti gli stranieri che ricevono il nuovo permesso elettronico una certificazione (cartacea) dei motivi per cui lo stesso è stato rilasciato”. (r.n.)

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