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RFID: liberalizzate le frequenze, ora bisogna premere sull’acceleratore per recuperare il gap

Italia


Il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha firmato un Decreto Ministeriale con il quale vengono completamente liberalizzate le radio frequenze per i dispositivi “RFID” (Radio Frequency Identification).

 

Il Decreto Ministeriale stabilisce in particolare che “la banda di frequenze 865-868 MHz può essere impiegata, su base di non interferenza e senza diritto a protezione, ad uso collettivo da apparati a corto raggio per le apparecchiature di identificazione a radiofrequenza (RFID), aventi le caratteristiche tecniche di cui alla decisione 2006/804/CE. Tali applicazioni sono soggette al regime di “libero uso” ai sensi dell’art. 105, comma 1, lettera o) del Codice delle comunicazioni elettroniche, emanato con decreto legislativo 1° agosto 2003″.

 

Il provvedimento adottato dal Ministro Gentiloni si è avvalso della collaborazione del Ministero della Difesa, che ha concordato sulla compatibilità tra il servizio svolto sulla banda interessata – sottoposta anche ad utilizzazioni militari – e le applicazioni RFID per usi civili.

 

La sigla RFID (Radio Frequency IDentification) si riferisce ai nuovi dispositivi che leggono le informazioni identificative di un determinato prodotto registrate su supporti informatici, senza far ricorso (come nei codici a barre) al contatto fisico tra lettore e dispositivo contenete l’informazione, ma attraverso le onde radio che trasmettono poi le informazioni ad una banca dati per la relativa gestione.

 

Gli RFID operanti sulle bande di frequenza cosiddette UHF, liberalizzate ora in Italia con il Decreto del Ministero delle Comunicazioni, introducono un notevole cambiamento anche rispetto ad analoghe applicazioni finora in uso (per esempio il Telepass). La caratteristica particolare di questi nuovi dispositivi consiste nel fatto che essi utilizzano delle tag (etichette elettroniche) passive, vale a dire senza bisogno di alimentazione a batteria, per cui sono estremamente leggere, di basso costo e facilmente leggibili ed aggiornabili.

 

Grazie alla tecnologia RFID i cittadini italiani potranno beneficiare di nuovi vantaggiosi servizi, sotto il profilo della sicurezza (ad esempio, tracciabilità degli alimenti, servizi per la salute, lotta contro la contraffazione dei medicinali), della comodità (ad esempio, attese ridotte alle casse dei supermercati, gestione più accurata e affidabile dei bagagli presso gli aeroporti, pagamenti automatizzati) e dell’accessibilità (ad esempio, nel settore della sanità, la RFID è potenzialmente in grado di innalzare il livello di qualità delle cure e di sicurezza dei pazienti e di migliorare il rispetto delle prescrizioni terapeutiche).

 

La caratteristica principale di tale tecnologia è la possibilità di associare un identificatore univoco e altre informazioni (per mezzo di un microchip) a qualsiasi oggetto, animale o addirittura persona, e di permetterne la lettura mediante un dispositivo senza fili. I dispositivi RFID non sono semplici etichette elettroniche o codici a barre elettronici: questa tecnologia, se associata a basi di dati o a reti di comunicazione, come ad esempio internet, rappresenta un mezzo particolarmente efficace per la fornitura di nuovi servizi e applicazioni praticamente in qualsiasi ambiente.

 

Le applicazioni RFID sono in effetti considerate la porta d’ingresso verso una nuova fase di sviluppo della società dell’informazione, spesso denominata “internet degli oggetti“, nella quale internet non collega soltanto computer e terminali di comunicazione, ma anche quasi tutti gli oggetti appartenenti al nostro ambiente quotidiano: dai vestiti ai beni di consumo ecc.

 

La tecnologia RFID è interessante dal punto di vista politico perché può divenire un nuovo volano di crescita e occupazione e, dunque, contribuire significativamente alla strategia di Lisbona, a condizione che siano rimossi gli ostacoli all’innovazione. I costi di produzione delle etichette RFID si stanno attestando su livelli che ne permettono l’ampia diffusione a livello commerciale e nel settore pubblico. Con la diffusione della RFID è fondamentale l’elaborazione di un quadro giuridico che garantisca ai cittadini la tutela efficace dei valori fondamentali, della salute, della riservatezza dei dati e della vita privata.

 

Un ulteriore sviluppo e una diffusione ancora più accentuata della tecnologia RFID potrebbero inoltre rafforzare il ruolo delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICT) come promotrici dell’innovazione e della crescita economica.

 

Già oggi l’Europa ha un ruolo di capofila nella ricerca e sviluppo in materia di RFID, in particolare grazie al sostegno dei programmi di ricerca europei. I principali settori di ricerca riguardano le applicazioni innovative, i sensori intelligenti e i meccanismi di comando dotati di dispositivi RFID, nonché le reti intelligenti. Sono in corso anche importanti attività nel campo della nanoelettronica, che conferisce alle etichette RFID le varie funzionalità in termini di intelligenza, memoria, rilevamento e identificazione a radiofrequenza.

 

Sul piano industriale, numerose grandi imprese europee, comprese società e prestatori di servizi del settore tecnologico, sono all’avanguardia nella commercializzazione di soluzioni basate sulla tecnologia RFID e numerose piccole e medie imprese (PMI) hanno adottato con successo tale tecnologia. Tuttavia, pur con una crescita annuale del 45% circa, il mercato europeo dei sistemi RFID accusa un ritardo rispetto al mercato mondiale il cui tasso di crescita raggiunge quasi il 60%. La diffusione in Italia della tecnologia RFID può compensare tale divario e permettere alla società dell’informazione di contribuire alla crescita e all’occupazione.

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