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Antitrust: ‘L’italianità della rete un valore da conquistare non da invocare’. Si rafforza in tutti i settori il potere di Telecom

Italia


“Nel settore delle telecomunicazioni gli interessi da tutelare sono servizi a buon mercato per gli  utenti e incremento della qualità tecnica; e ciò attraverso l’efficiente gestione non discriminatoria della rete e il suo potenziamento”.

È questa la valutazione contenuta nella relazione annuale dell’Agcm, presentata ieri alla Camera dei deputati dal presidente Antonio Catricalà.

 

Secondo il presidente dell’Antitrust, il mercato italiano delle telecomunicazioni – dopo un passato di eccellenza a livello mondiale – risente delle stesse difficoltà che l’intero sistema industriale italiano evidenzia nella difesa di uno sviluppo tecnologico di alto livello.

“L’italianità della rete – ha spiegato Catricalà – merita di essere difesa sulla qualità tecnologica”, che è un “valore da conquistare non da invocare”.

 

Le nuove tecnologie sono il principale motore di sviluppo anche nel mercato televisivo, ma il settore, ha quindi aggiunto il presidente Agcm, “presenta a livello nazionale una struttura concentrata nella quale, a fronte di una certa equivalenza nel patrimonio di risorse tecniche, la propensione all’investimento e il dinamismo tecnologico appaiono difformi tra impresa pubblica e imprese private”.

 

Catricalà porta a questo proposito l’esempio della Rai, che “ha digitalizzato meno di duecento impianti contro gli oltre novecento di Mediaset”.

 

Per quanto riguarda nello specifico gli interventi nel 2006, da segnalare la conclusione di un’indagine conoscitiva sui prezzi di ricarica del credito di telefonia mobile avviata congiuntamente all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per approfondire le condizioni economiche applicate al servizio, le motivazioni alla base del contributo alla ricarica e l’impatto di tale contributo sui consumatori e sulle dinamiche concorrenziali nel settore.

 

L’Agcm, oltre a riscontrare “la grande varietà dell’offerta del servizio di ricarica con riferimento al numero dei possibili importi di ricarica complessivamente disponibili per il pubblico (circa 26)”, è giunta alla conclusione che il contributo di ricarica era un balzello che penalizzava soprattutto la clientela più “debole”, che pagava prezzi unitari superiori a quelli sopportati dalla clientela a maggior reddito.

Peraltro – si legge nella relazione presentata alla Camera – “è emerso dall’indagine che la scelta del gestore da utilizzare viene in gran parte effettuata dagli utenti sulla base del prezzo al minuto, mentre una minore rilevanza assumono le altre componenti del prezzo in particolare il contributo di ricarica spesso considerate elementi invarianti”.

 

Di conseguenza, mentre i prezzi al minuto del servizio di telefonia mobile si sono progressivamente ridotti, l’entità del contributo di ricarica è rimasta inalterata.

 

L’Agcm, nel corso del 2006, ha reso diversi pareri, tra cui quello sulle “misure urgenti in materia di fissazione dei prezzi del servizio di originazione da rete mobile di chiamate verso numerazioni non geografiche relative al servizio informazione abbonati”, auspicando “che la riduzione di prezzo dei servizi di originazione derivante dall’intervento regolamentare si riversi sui prezzi ai consumatori finali”.

 

Per quanto riguarda invece le tariffe del roaming, che dal 30 giugno saranno regolate dalle nuove norme Ue, l’Agcm ha espresso la sua preoccupazione  circa il livello eccessivo dei prezzi sostenuti dai consumatori finali per avvalersi dei servizi di roaming internazionale.

“Un tale livello dei prezzi – si legge ancora nella relazione dell’Antitrust – potenzialmente ascrivibile a distorsioni concorrenziali tanto nel mercato all’ingrosso quanto in quello al dettaglio, limita infatti l’uso dei servizi di comunicazione mobile al di fuori dei confini nazionali e costituisce un ostacolo allo sviluppo del mercato unico europeo delle comunicazioni elettroniche”.

 

Con riferimento allo sviluppo di servizi telefonici su rete internet (VoIP), l’Autorità ha apprezzato il fatto che “l’Agcom abbia inteso applicare le medesime modalità di controllo dei prezzi previste per le offerte di traffico commutato”.

 

Riguardo infine l’individuazione dei soggetti con significativo potere di mercato, l’Authority ha rilevato che il potere di mercato di Telecom Italia “è aumentato in tutti i mercati oggetto dell’analisi, anche in virtù delle strategie di recupero della clientela messe in atto dall’operatore dominante”.

Alla luce del rafforzamento della posizione dell’ex monopolista in tutti i mercati dei servizi di telefonia fissa al dettaglio, nonché degli ampi margini ancora disponibili per tale operatore nell’offerta di servizi all’ingrosso, “l’eventuale introduzione di una differenziazione dei prezzi finali in relazione all’operatore di terminazione non è apparsa una misura proporzionata, anche sulla base dei limitati volumi di traffico tuttora terminati sulle reti degli operatori alternativi”.

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