WiMax: asta entro l’estate? L’Agcom approva regolamento per assegnare le licenze

di Alessandra Talarico |

Ora sorge una criticità: l'Italia si limiterà paradossalmente al vecchio standard 802.16d per le comunicazioni punto a punto o, come i Paesi più avanzati, procederà a un'assegnazione che incentivi lo standard 802.16e per il WiMax mobile?

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L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha finalmente approvato il regolamento che definisce le procedure di assegnazione delle licenze per il WiMax, con l’obiettivo di allineare, seppur in forte ritardo, l’Italia al resto d’Europa in fatto di tecnologie accesso radio a banda larga (Broadband Wireless Access).

 

Il Regolamento – spiega una nota dell’Authority – prevede l’attribuzione di tre diritti d’uso nella banda a 3,5 GHz per ciascuna area geografica. Le aree geografiche relative ai primi due lotti potranno essere formate da un minimo di due a un massimo di quattro regioni.

Per creare un contesto atto a favorire la concorrenza e promuovere l’offerta di servizi adeguati alle esigenze locali, la terza licenza sarà riservata ai new comers, soggetti cioè che non dispongono di altre risorse di banda tali da fornire servizi BWA, e avrà una base geografica regionale.

 

“L’assegnazione delle frequenze – spiega l’Agcom – avverrà sulla base di graduatorie distinte per ciascun diritto, basate sull’importo offerto anche attraverso un sistema di rilanci multipli”.

 

I diritti d’uso avranno una durata di 15 anni rinnovabili, ma è ancora da definire – lo farà il ministero delle Comunicazioni nel bando di gara – l’importo minimo d’asta per ciascuna area geografica e ciascun blocco di frequenze, così come ancora non si conoscono nel dettaglio gli obblighi minimi di copertura da raggiungere entro 30 mesi dal rilascio della licenza, al fine di evitare un’azione di ‘foreclosure’ da parte degli operatori che dovessero aggiudicarsi la licenza.

 

Per ogni lotto di frequenza si potrà presentare un’offerta per più aree geografiche fino ad arrivare a una rete di dimensione nazionale.

L’assegnazione rispetterà il principio della neutralità tecnologica: non sono dunque previste limitazioni ai servizi che potranno essere offerti.

 

Il Regolamento, spiega ancora l’Authority, ha l’obiettivo “di consentire l’attribuzione, in maniera efficiente, delle frequenze, contemperando sia le esigenze di sviluppo della concorrenza, sia quelle di disponibilità della banda larga nelle zone non coperte dal servizio”.

 

Il provvedimento – ha commentato il commissario Agcom Michele Lauria – “tiene in considerazione le esigenze di sviluppo di un mercato concorrenziale e la necessità di superare il divario digitale, favorendo l’entrata di nuovi operatori e l’offerta di servizi che soddisfino le esigenze locali ed eventuali necessità pubbliche”.

Il regolamento, secondo Lauria, contiene misure atte a evitare usi distorsivi delle risorse frequenziali, introducendo anche vincoli di utilizzo, ma a questo proposito non mancano le perplessità.

Tra i punti salienti del provvedimento – che consente la partecipazione alla gara anche agli Enti Pubblici tramite società partecipate ma anche alle compagnie di rete mobile come per esempio Telecom Italia, Vodafone o Wind – fa già discutere l’assenza di misure asimmetriche a tutela dei nuovi entranti, che potrebbe sbilanciare i criteri di assegnazione, tanto da creare i presupposti per un nuovo mercato oligopolistico.

L’assenza di tali misure, tuttavia, non impedisce l’inserimento di ulteriori interventi atti a ristabilire l’equità fra i diversi partecipanti qualora si dovessero prospettare scenari di questo tipo.

 

Ora sorge una criticità: l’Italia si limiterà paradossalmente al vecchio standard 802.16d per le comunicazioni punto a punto o, come i Paesi più avanzati, procederà a un’assegnazione che incentivi lo standard 802.16e per il WiMax mobile?

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