Murdoch su Wall Street: si allarga il fronte del ‘No’, ma il tycoon non molla e potrebbe rilanciare

di Raffaella Natale |

Warren Buffett: 'Murdoch attratto soprattutto dal potere e prestigio del Wall Street Journal'.

Stati Uniti


News Corp.

L’opposizione a Rupert Murdoch si è rafforzata, raccogliendo anche il ‘No’ di James Ottaway Jr, uno dei maggiori azionisti di Dow Jones con una quota del 6%.

Il manager si è dichiarato contrario all’offerta da 5 miliardi di dollari del magnate australiano per la società che controlla il Wall Street Journal.

La notizia è arrivata direttamente dal Wsj, che riporta una nota diffusa ieri da Ottaway il quale ritiene che una eventuale cessione danneggerebbe “…la qualità e l’integrità dell’informazione” e accusa Murdoch di porre interessi economici e politici al di sopra dell’integrità editoriale.

“…Murdoch – ha scritto Ottaway – promette di difendere l’indipendenza editoriale del giornale e assicura che non interferirà con i giudizi del Wsj se controllerà il Dow Jones. Ma anche in passato ha fatto simili promesse e non sempre le ha mantenute”.

 

Posizione questa che rafforza il fronte degli oppositori capeggiati dalla famiglia Bancroft che controlla circa il 62% dei diritti di voto del Dow Jones.

 

Ma murdoch non si farà di certo intimidire ed è determinato a portare a avanti l’operazione, in questo senso, stando alle informazioni circolate, ha ceduto la propria quota (7,5%) in Fairfax Media per un controvalore di 380 milioni di dollari australiani (313 miliardi di dollari Usa). Un mossa che secondo gli analisti sembra rientrare nei piani di conquista di Dow Jones.

 

Intervenendo sulla vicenda, Warren Buffett, uno dei più noti analisti finanziari, ha detto di non escludere la possibilità di un rilancio da parte di Murdoch, perché “…il suo interesse va oltre l’aspetto economico“.

“…Murdoch – ha affermato Buffett – dovrebbe ammettere che parte dell’interesse per il Wall Street Journal va oltre la semplice questione economica. E’ attratto sopratutto dal suo potere e dal suo prestigio”.

In una conferenza stampa a Omaha, per l’assemblea annuale della sua Berkshire Hathaway, il guru della finanza ha spiegato che la ragione sta nel “…il prestigio di una società che pubblica il Wall Street Journal per la quale in molti nel mondo sarebbero disposti a pagare molto di più di quanto offerto da Murdoch”.

 

il numero uno di Berkshire Hathaway è indicato tra i possibili soggetti disposti a scendere in campo per contrastare l’offerta da 5 miliardi di Murdoch.

“…Su come andrà a finire – ha aggiunto – certo, tutto è legato a quello che deciderà di fare la famiglia Bancroft “, che ha dimostrato di essere spaccata sulla linea da seguire verso Murdoch.

E a riguardo in un’intervista al New York Times, il presidente della News Corp ha detto di non volersi trovare “…nella posizione di mettere un Bancroft contro l’altro e non è mia intenzione rimestare nei problemi della famiglia“.

“Aspetterò con pazienza”, ha detto il tycoon, mentre Buffet non ha commentato la possibilità di un contatto diretto con la famiglia Bancroft per formulare un’offerta.

 

Buffett ha poi spiegato che “…squadre sportive, compagnie aeree, studi cinematografici e naturalmente i quotidiani hanno un fattore ‘B’, che si riflette sull’ego”. Il fattore B, nel caso di Dow Jones, “…è così forte da essere forse il secondo del suo genere al mondo dopo il New York Times”.

 

Il trend dei quotidiani, con vendite e diffusione in calo, è frutto della “…concorrenza dei media tecnologici” e non della struttura societaria, spessa sotto accusa per la doppia tipologia di azioni, quella con diritto di voto e quelle senza o a voto fortemente limitato.

Nella lettera agli azionisti spedita il primo marzo scorso, Buffett ha confermato tutto il suo pessimismo e, non a caso, ha scritto che “…se la Tv via cavo e quella via satellite, così come Internet, ci fossero stati prima, i giornali non sarebbero mai nati”.

 

Intanto l’offerta per Dow Jones, ha fatto finire Murdoch nel mirino della Sec e della Procura di New York. Le due autorità hanno avviato le indagini per accertare l’esistenza di episodi di insider trading.

E’ quanto scrive lo stesso Wsj, precisando che i casi oggetto d’analisi sono le transazioni sui titoli della compagnia editoriale nelle due settimane che hanno preceduto l’ufficializzazione della scalata.

Il 17 aprile, in particolare, la News Corp ha spedito la lettera al board di Dow Jones. Il prezzo d’offerta, pari a 60 dollari per azione, aveva un premio sulle correnti quotazioni del 67%.

Quello stesso giorno il titolo Dow Jones è salito del 3,2%, a 36,24 dollari, con volumi di scambi per 2,8 milioni di pezzi, doppi rispetto alla media. Trend registrato in seguito anche sulle opzioni, mentre il primo maggio, giorno di ufficializzazione della scalata, il titolo è schizzato del 55%, a 56 dollari.

Qualcuno, forse, sapeva che nell’arco di qualche giorno Dow Jones avrebbe annunciato di aver ricevuto un’offerta da capogiro. E questo qualcuno, con i dovuti forse, potrebbe avere pensato bene di beneficiare delle informazioni riservate e privilegiate di cui era in possesso, come dimostrano le quotazioni dei contratti call sul titolo Dow Jones.

La società del Wsj ha annunciato piena collaborazione per far luce sugli avvenimenti.

 

Nel frattempo Murdoch attende l’incontro con il clan dei Bancroft per un confronto sull’operazione.

Quanto alle preoccupazioni dei giornalisti, timorosi che l’arrivo di Murdoch possa portare tagli al personale, il tycoon australiano nella sua intervista al NYT ha provato a rasserenare le acque.

“…Non effettueremo tagli drastici al personale anche se – ha precisato – non sarà una vacanza per tutti“. Drastico sullo stile del quotidiano: “…la lunghezza degli articoli a volte è frustrante e mi farebbe piacere vedere una copertura più ampia a livello politico”.

 

Bloomberg ha invece fatto sapere che non farà parte della corsa per Dow Jones, smentendo anche l’interesse per Reuters. Lo ha dichiarato Judith Czelusniak, portavoce di Bloomberg.

Reuters ha confermato di avere ricevuto un approccio da un potenziale acquirente, dal quale potrebbe giungere un’offerta attorno ai 600 pence per azione. A essere interessata potrebbe essere anche la stessa News Corp.

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