Per un pugno di dollari: secondo gli analisti Murdoch a un soffio dal Wsj. Pronta un’offerta anche per Reuters?  

di Raffaella Natale |

Stati Uniti


James Murdoch

Rupert Murdoch dietro un’offerta a Reuters? Secondo le ultime indiscrezioni pare che il magnate dei media avrebbe fatto dei passi nei confronti dell’agenzia di stampa e informazione finanziaria che del resto ha confermato di aver ricevuto un approccio da parte di un potenziale acquirente.

Lo riporta Dow Jones, aggiungendo che secondo gli analisti del settore per Reuters si potrebbe giungere ad un’offerta attorno ai 600 pence per azione, e che il potenziale acquirente potrebbe essere la stessa News Corporation che ha appena avanzato un’offerta per la società editrice che raggruppa il Wall Street Journal e Dow Jones.

Reuters ha inoltre precisato che si tratta per il momento di una “trattativa preliminare”.

“…Non c’e’ ancora la certezza che un’offerta venga effettivamente presentata o che ottenga le necessarie autorizzazioni“, ha reso noto successivamente Reuters.

 

Sulla scia dei rumor, in mattinata il titolo di Reuters volava sulla Borsa londinese con un’impennata del 20%.

 

Anche le azioni Dow Jones hanno ritrovato la via dei guadagni (+1,11% a 56,62 dollari) all’indomani della decisione del board che, a sorpresa, non ha preso posizione sull’offerta unitaria da 60 dollari messa in campo da Rupert Murdoch, che valorizza in 5 miliardi di dollari Dow Jones.

 

La riunione, in particolare, ha evidenziato una spaccatura nella famiglia Bancroft, che con il 24,7% del capitale controlla il 64,2% dei diritti di voto della compagnia editoriale: solo l’80% dei componenti si oppone all’operazione Murdoch, che è pari al 52% dei diritti di voto complessivi.

Un margine esiguo, anche in considerazione del fatto che un ulteriore 10-15% (in gran parte posseduto dalle nuove leve della famiglia) sarebbe in bilico e potrebbe decidere di cambiare campo con un’offerta più allettante.

Una situazione che lascia al tycoon australiano margini d’azione per la conquista del gruppo, magari con un rialzo del prezzo d’offerta, ipotesi su cui si punta a Wall Street. Le azioni di classe B di News Corp sono salite dello 0,26%, a 56,62 dollari.

 

Pare che a pesare per il no a Murdoch sia stata la famiglia Ottaway , editori di piccoli giornali dello Stato di New York, che possiede il 6% delle azioni di classe B della Dow Jones oltre a una manciata di piccole testate nel Nord Est degli Stati Uniti.

Gli Ottaway si sono schierati con i Bancroft orientati a respingere la maxi offerta del tycoon. Decisione in linea con la filosofia del gruppo fondato nel 1936 dal capostipite James con l’acquisto per 22 mila dollari del Bullettin, un bisettimanale di Endicott nello Stato di New York: “Se mandi in stampa un buon prodotto giornalistico, i soldi verranno dietro“, aveva detto David Ottaway, figlio di James, giornalista investigativo e per anni corrispondente estero del Washington Post dal Medioriente e dall’Africa. Suo fratello Jim è stato per anni Ceo della catena dei giornali di famiglia ed è tuttora presidente del World Press Committee, una organizzazione che si batte contro le restrizioni della libertà di stampa nel mondo.

 

Stando al parere di alcuni analisti se l’offerta aumentasse anche solo di pochi dollari, la famiglia Bancroft potrebbe cedere Dow Jones.

“…La palla torna nel campo di Murdoch – ha commentato Ed Atorino, analista di Benchmark Co – che probabilmente a questo punto deciderà di alzare l’offerta”.

In altri termini, ha detto ancora, è come se il Cda avesse detto “…alza la tua offerta e convinci una quota residua per girare un’esigua maggioranza a tuo completo favore“. Tutto dipende dal fatto se Murdoch deciderà o meno se abbandonare il volto conciliante per uno più aggressivo, sulla scia del ‘divide et impera’ romano.

Nonostante gli Ottaway, i mercati credono all’esito “…positivo della scalata“, ha ammesso il Wsj, ricordando che il titolo Dow Jones conferma il rialzo di Borsa del 55% di martedì, in scia alla ufficializzazione della mossa di Murdoch.

 

Secondo il Wall Street Journal, l’opposizione degli Ottaway è significativa, anche se lo stesso quotidiano, voce autorevole sul mercato finanziario statunitense e mondiale, amette i fragili equilibri sui quali si sta giocando questa partita.

“La famiglia – ha scritto – è vasta, dispersa e divisa. Anche con il no degli Ottaway, la defezione di un piccolo numero di eredi potrebbe spostare l’ago della bilancia sul piatto di Murdoch”.

Il Wsj ha evidenziato che gli eredi Bancroft sono arrivati alla quinta generazione e contano decine di membri titolari di azioni: uno di loro, Jeff Stevenson, ha 38 anni e degli affari della famiglia non si occupa minimamente.

In tarda serata il giovane ha ammesso al giornale di “…non aver parlato ancora con nessuno di quanto stava succedendo”.

 

Intanto arriva la smentita del colosso mondiale dei media Time Warner, secondo alcuni interessato a rilevare Dow Jones. In un’intervista al canale Cnbc (General Electric), il presidente Richard Parsons ha dichiarato che il gruppo “…non ha alcun interesse…” a fare un’offerta.

“…La ragione – ha spiegato Parsons – è che noi non vediamo sinergie con il gruppo Dow Jones. Noi abbiamo già una informazione finanziaria come Fortune o come il sito online CnnMoney”.

 

Time Warner, dopo l’uscita allo scoperto di Murdoch, era stata indicata tra i possibili soggetti in corsa per contendere il controllo del prestigioso gruppo al patron della News Corp.

 

“…Per Murdoch – ha osservato ancora il numero uno di Time Warner – l’operazione ha un senso anche perché lui crede nei quotidiani ed è nato con i quotidiani”.

Quanto alle prospettive del gruppo della CNN, Parsons esclude l’ipotesi di vendita delle testate di Time Inc, vedendo più invece una loro valorizzazione nelle attività online.

Bene anche la divisione internet Aol (America online), per la quale vede occasioni di crescita in Europa.

“…Credo molto nelle strategie del gruppo”, ha concluso Parsons, augurandosi di poter stringere alleanze con Cablevision, ora che uno dei più grossi attori via cavo negli Usa si avvia a tornare privato dopo l’acquisto della totalità del capitale deciso dalla famiglia Dolan che già possedeva il 20% della compagnia.

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