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Telecom Italia: la Borsa premia l’ipotesi AT&T-America Movil, ma resta alta la tensione politica

Italia


Una partenza al fulmicotone per i titoli Telecom Italia all’indomani dell’annuncio relativo alle proposte d’acquisto di due quote nel capitale di Olimpia, avanzate da AT&T, società di telecomunicazioni basata negli Stati Uniti, e dall’operatore di telefonia mobile messicano América Móvil

  

A pochi minuti dall’apertura delle contrattazioni il titolo Telecom guadagnava il 6,74% a 2,28 euro, mentre Pirelli guadagnava il 10,58% a 0,91 euro, con 54 milioni di azioni passate di mano, pari a circa l’1% del capitale ordinario.

  

Ieri, una nota della Bicocca ha confermato rumors che circolavano già da un paio di giorni e ha riacceso la miccia della ‘preoccupazione’ politica: dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni fino al ministro per lo sviluppo economico Pierluigi Bersani, la levata di scudi è stata unanime: non passi lo straniero.

  

I due gruppi americani hanno avanzato la proposta di acquisire ciascuna una partecipazione pari a un terzo del capitale sociale di Olimpia. Le azioni Telecom sono state valutate a 2,82 euro, una cifra superiore ai 2,6/2,7 euro intorno alla quale stava girando la cordata di banche, ma inferiore ai 3 euro del prezzo di carico di Olimpia.

L’ offerta da 4,6 miliardi di euro è stata valutata con favore dal cda di Pirelli & C., che ha dato mandato al Presidente Marco Tronchetti Provera di procedere nelle negoziazioni – che andranno avanti fino alla fine del mese – ma ha anche scatenato una ridda di opposizioni sul versante politico: il ministro Gentiloni ha espresso “grandissima preoccupazione” per l’eventualità che Telecom passi in mani straniere, temendo un “rischio spezzatino”, mentre per Bersani si tratta di “un piano sconcertante”.

  

Se per il portavoce del Governo, Silvio Sircana, “le decisioni dei cda sono sacre e vanno rispettate”, non la pensa così il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, secondo cui il Parlamento che è sovrano “almeno sulle grandi scelte che riguardano il Paese dovrebbe poter intervenire”.

“Se su una scelta strategica – spiega Bertinotti – per lo sviluppo del Paese come quella delle reti, soprattutto come quelle Telecom, non si può esprimere potere politico istituzionale perché in altri luoghi si prendono le decisioni, credo che bisognerà riconoscere che siamo di fronte ad una lesione della sovranità istituzionale”

Essenziale, dunque, per Bertinotti, “pensare a delle forme attraverso le quali il Parlamento, anche sulle grandi scelte di politica industriale, possa pronunciarsi, così come accade in molti altri importantissimi paesi europei”.

  

Anche il ministro per l’Innovazione, Luigi Nicolais, si dice preoccupato per l’eventuale passaggio di telecom ai due gruppi americani.

“Una grande impresa nazionale di telecomunicazioni dovrebbe avere un controllo nazionale – ha dichiarato Nicolais sono preoccupato, è una vicenda sulla quale dobbiamo meditare e credo che su una cessione di Telecom agli stranieri si debba procedere con i piedi di piombo”.

 

Ugualmente preoccupato il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco, che ricorda l’inapplicabilità della ‘golden share’, mehtre per il segretario dei DS, Piero Fassino, la questione “dovrebbe essere attentamente seguita e il Governo ha tutti gli strumenti e l’attenzione necessaria. Vediamo cosa matura nelle prossime ore: certamente non siamo indifferenti e insensibili all’esito di questa vicenda”.

Sicuramente, ha aggiunto Fassino, si tratta di un passaggio molto delicato, ma “naturalmente non è in discussione il diritto di chi possiede delle azioni di metterle sul mercato, così come il nostro Paese è aperto agli investimenti stranieri”.

  

Il segretario della Quercia, poi, sottolinea l’anomalia dell’Italia rispetto a tutti i principali Paesi del mondo, dove la rete è pubblica “mentre sono privati gli operatori”. Il fatto che in Italia rischi di non essere così “può creare non pochi problemi”.

  

Certo non avevamo bisogno dell’affaire Telecom per capire che troppo spesso i membri della maggioranza non presentano sintonia d’intenti, ma questa ne è un’ulteriore conferma. Il premier Romano Prodi, infatti, in occasione del suo recente viaggio in Brasile aveva indicato che non ci sarebbe stata nessuna preclusione a investimenti stranieri in Italia nel settore delle telecomunicazioni. “E’ un problema – aveva sottolineato – che riguarda solo Telecom e non il governo”.

  

Da dove nasce l’interesse di AT&T e America Movil per Telecom? Per il portavoce di AT&T, l’offerta serve a rafforzare la presenza del gruppo in Europa, nell’ambito di un a strategia volta a instaurare forti attività e relazioni in aree chiave tra cui il Vecchio Continente.

“Stabilendo una relazione più stretta e più forte con Telecom Italia – dice il portavoce di AT&T, Michael Coe – saremo in grado di scambiare esperienze e mettere insieme sviluppo produttivo e tecnologico”.

Se le trattative andassero a buon fine, il capitale sociale di Olimpia sarebbe equamente suddiviso in tre quote tra AT&T, América Móvil (unitamente a Telefonos de Mexico) e gli attuali soci, Pirelli & C. e Sintonia.

  

Ma chi sono i due gruppi interessati a Telecom?

Fondata 130 anni or sono da Alexander Graham Bell, AT&T ha dominato completamente il settore delle tlc americane, al punto da essere smembrata nel 1984 dalle autorità della concorrenza: le sue attività di telefonia locale erano allora state ripartite a 7 compagnie specializzate, le cosiddette “Baby Bells”, tra cui SBC che – in un clamoroso rovesciamento di fronti – acquisisce AT&T nel 2005 per 16 miliardi di dollari. AT&T infatti aveva conservato soltanto il business delle comunicazioni a lunga distanza e internazionali, ma non aveva saputo reggere alla pressione delle Baby Bells e delle nuove tecnologie come la telefonia mobile e il VoIP. Nel 2004, dunque, il gruppo ha visto le vendite crollare dell’11,6% e si è visto costretto a effettuare svalutazioni degli asset per 11,4 miliardi di dollari e a licenziare 14 mila dipendenti.

Quando tutti credevano che pian piano AT&T sarebbe scomparsa dalla scena delle Tlc, ecco però il colpaccio: a marzo dello scorso anno con l’acquisizione della concorrente BellSouth per la cifra record di 67 miliardi di dollari torna numero uno del mercato – controlla infatti anche il 60% di Cingular Wireless, che è il primo service provider wireless degli Usa – e chiude l’anno con ricavi per 63 miliardi di dollari e utili per 7,3 miliardi.

  

America Movil, con 108 milioni di clienti e una capitalizzazione di 85 miliardi di dollari, è da poco diventata – secondo il Business Week Magazine – la prima compagnia latino-americana per valore di Borsa, superando la brasiliana Petrobras.La società – che detiene l’80% del mercato mobile messicano attraverso  la controllata Telcel – è nelle mani del miliardario messicano Carlos Slim, secondo Forbes l’uomo più ricco del Messico e il terzo più ricco del mondo, con una fortuna valutata circa 49 miliardi di dollari.

 

Le trattative esclusive tra Pirelli, AT&T e America Movil campeggiano sulle prime pagine dei più importantio quotidiani finanziari europei, dal Financial Times al Wall street Journal Europe che si interrogano soprattutto su quale sarà la reazione del Governo all’ennesima incursione di capitrali stranieri nel mercato tlc. Non dimentichiamo infatti che tre operatori mobili su 4 – Wind è passata sotto il controllo del tycoon egiziano Naguib Sawiris, Omnitel è passata a Vodafone e 3 è di proprietà del magnate di Hong Kong Li Ka Shing – sono di proprietà straniera.

Il mondo finanziario italiano si interroga invece su quali saranno le ripercussioni su Telecom Italia, dal momento che non si vedono sinergie particolari tra i tre attori e si prevede che l’ingresso di un azionista straniero possa in prospettiva sfociare in un atteggiamento poco accomodante del regolatore.

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