Il futuro bancario del cinema italiano? Banca e audiovisivo si incontrano in Mezzanino 

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Curioso evento questa mattina, a Roma, in uno dei “salotti buoni” del capitale bancario italiano. Nella sede centrale di Banca Intesa, in Via del Corso, è stata presentata un’inedita iniziativa finalizzata a stimolare, se non dei matrimoni, dei fidanzamenti tra due “mondi” che in Italia raramente si sono incontrati: la banca e l’audiovisivo.

Come gli operatori del settore sanno (e con essi gli analisti ed i banchieri), il nostro Paese vanta un primato storico, tecnico ed artistico, nella ideazione e produzione di audiovisivi, ma è paradossalmente sottodimensionato, rispetto a competitor storici, come il Regno Unito e la Francia, e finanche rispetto a new comers come la Spagna.

L’industria italiana delle immagini è fragile e polverizzata, per ragioni storiche e strutturali, aggravate dal blocco duopolistico che caratterizza il sistema televisivo. Debole anche la sua capacità di internazionalizzazione.

Il convegno, intitolato Nuovi strumenti finanziari per i produttori ed i distributori italiani di contenuti multimediali, è stato promosso da Tunda Investimenti Italia, società di advisory finanziaria specializzata nei media, capitanata da Valerio Veltroni. La Tunda si pone come interlocutore privilegiato rispetto ad un “pool” di banche, che ha manifestato disponibilità ad intervenire concretamente nel settore: Banca di Roma / Capitalia, Banca Intesa San Paolo / Unicredit, Intesa Mediocredito (quest’ultima col ruolo di “banca organizzatrice” del pool).

Sul tavolo di presidenza, insieme a Veltroni, il Presidente di Intesa Mediocredito Mario Zanone Poma, il Direttore Generale di Intesa Mediocredito Carlo Stocchetti, il Vice Direttore Generale Banca di Roma Antonio Muto, il Condirettore Generale Unicredit Banca d’Impresa Gianni Coriani, e la Presidente di Italian International Holding, Federica Lucisano. Affollato l’uditorio, e ben qualificato: da produttori cinematografici classici, come Grazia Volpi, ai più giovani, Laurentina Guidotti e Agnese Fontana , ai produttori di programmi televisivi, come Marco Bassetti di Endemol Italia e Luca Olcese di Einstein Multimedia… Folta rappresentanza anche di avvocati specializzati, da Bruno della Ragione a Michele Lo Foco, da Guendalina Ponti a Barbara Bettelli…

Veltroni ha presentato un dossier (che estrapola elaborazioni Anica e Iem) che sintetizza alcune cifre-chiave dell’economia dell’audiovisivo in Italia, ovvero delle dimensioni del mercato dei contenuti multimediali: il valore dell’industria della comunicazione viene stimato in 97 miliardi di euro, di cui la fetta pubblicitaria assorbe quasi 19 miliardi… Il mercato dei contenuti multimediali ha un valore di oltre 26 miliardi di euro, un quarto dei quali assorbito dal comparto televisivo… Il fatturato totale dei produttori televisivi si aggira su 1 miliardo di euro, business mosso da circa 500 imprese, delle quali ben il 94 % fattura meno di 1 milione di euro: questi dati confermano una struttura polverizzata, che compete quasi con l’economia di guerra delle circa 600 tv locali italiani… I due generi produttivi prevalenti sono la fiction e l’intrattenimento, che assorbono più del 60 % del business…

L’iniziativa si pone come tentativo di rafforzare la struttura economico-finanziaria del tessuto produttivo nazionale.

I relatori hanno esposto un insieme di soluzioni tecniche, oscillanti dalla mera apertura di credito al coinvolgimento attivo in operazioni di “equity”. Tra le soluzioni intermedie, è stata presentata la formula denominata “Mezzanino”, che consiste in una sorta di “accompagnamento” del soggetto bancario rispetto alle esigenze di crescita dell’azienda: è meno costosa ed impegnativa rispetto all’equity (con Mezzanino, la banca non entra nel capitale di rischio), ma si pone come procedura di finanziamento che coinvolge la banca nelle strategie di sviluppo dell’impresa.

Le società impegnate nella produzione e distribuzione di contenuti multimediali sembrano vivere in Italia – secondo alcuni analisti – una fase di boom di mercato rispetto alla quale emergono necessità di consolidamento strutturale delle aziende e di assunzione di una nuova dimensione finanziaria.

Per le aziende del settore, emergono esigenze di politiche di bilancio che considerino anche, dal punto di vista finanziario, l’acquisizione di contenuti il cui sfruttamento avrà un lungo ciclo. Saranno stabiliti ad hoc anche i termini di restituzione del credito, che potrà arrivare a coprire anche l’80 % del fabbisogno finanziario previsto dal preventivo di costo.

Sia chiaro, nihil novi sub sole, anche se certamente inedito è il tentativo di applicare al settore audiovisivo tecniche consolidate da decenni in altri settori industriali più strutturati ed “affidabili”.

La vera notizia può essere considerata l’annuncio che una delle maggiori società italiane di produzione cinematografica, la Italian International Film, ha acquisito una linea di credito nell’ordine di 80 milioni di euro (nell’arco temporale di un decennio), senza dubbio un budget molto rilevante, a fronte delle dimensioni complessive dell’industria cinematografica italiana (basti ricordare che il totale degli incassi “theatrical” del 2006 è stato di 465 milioni di euro). La IIF viene sostenuta attraverso due forme di finanziamento: una prima linea di credito destinata all’acquisto delle opere e alla copertura dei costi di produzione, una seconda consistente in un anticipo sui crediti sotto forma di sconto bancario sui contratti di vendita dei diritti

Alcuni osservatori sostengono che questo annuncio è prodromico all’ingresso in Borsa della società fondata da Fulvio Lucisano, che potrebbe così arrivare alla quotazione prima della Lux Vide, della Einstein Multimedia e della Rainbow (specializzata in animazione). Si segnala che il fatturato della Italian International Film è stato di 22,7 milioni di euro nel 2005, a fronte di 10,4 milioni nel 2004 e di 9,6 milioni nel 2003 (fonte Cerved). La piccola holding Italian International Holding controlla, oltre alla Italian International Film, la Italian International Entertainmentla Italian International Movieplex: a conferma di una debolezza di capitalizzazione anche di un’impresa come la IIF, basti ricordare che, a fine 2005, il capitale sociale di queste tre società ammontava rispettivamente a 1,4 milioni, a 570mila e… 10mila euro.

Senza dubbio, uno dei propellenti della crescita della IIF va identificato nel gran successo di Notte prima degli esami di Fausto Brizzi (12,5 milioni di euro di incassi nell’anno 2006; si segnala che il “sequel”, Notte prima degli esami oggi ha goduto di un budget di produzione di 4,5 milioni di euro, senza dimenticare l’innovativo progetto di serializzazione tv…), mentre – tra le produzioni televisive – non può non essere citata L’inchiesta di Giulio Base.

Analizzando i bilanci della IIF, emergono alcuni dati interessanti, per comprendere l’economia (ancora sottodimensionata) del settore. Per esempio, l’accordo concluso con Sky Italia per la concessione di diritti pay-free di 14 film a fronte di 2,1 milioni di euro, oppure l’accordo con Telecom Italia per la distribuzione via internet di 72 film della library IIF per 277.000 euro… Rilevante anche l’accordo con RaiCinema: 2 milioni di euro, a fronte di 5 film.

Le parole che emergevano con maggiore frequenza erano “innovazione”, “benchmark del Made in Italy”, “fine dell’assistenzialismo”… A fronte di alcune domande critiche, rispetto alla “normalità”, anche per le banche più retrive, a finanziare imprese di medie dimensioni, piuttosto che micro-imprese (quali sono la maggior parte delle società italiane del settore), “le banche” hanno risposto invitando alla opportunità di raggruppamenti consortili (tecnicamente special purpose vehicle, ovvero “spv“), affinché possano essere raggiunte quelle dimensioni e caratteristiche strutturali che consentano alle banche di non rischiare troppo. Il rappresentante di Capitalia ha ricordato come lo stesso governo, nell’ultima Finanziaria, abbia manifestato sensibilità rispetto a queste forme di aggregazione consortile, destinando dei bonus fiscali di una certa consistenza.

Nessun cenno, invece, alle proposte di legge di riforma del settore cinema (Colasio, Franco, Carlucci, Russo Spena…): Valerio Veltroni ha dichiarato che il cinema italiano deve crescere, senza più attendere la mano “salvifica” dello Stato.

Senza dubbio, Valerio appare più “liberal” di Walter…

Senza dubbio apprezzabile, infine, il tentativo di stimolare un colloquio, per così dire, tra il mondo bancario ed il mondo audiovisivo, spostando l’asse dall’intervento della mano pubblica al libero mercato, ma la strada da percorrere appare in salita, a fronte sia dei deficit di cultura imprenditoriale di molti operatori sia a fronte di un sistema normativo che, finora, non ha certo stimolato soluzioni innovative e trasparenti per rafforzare l’assetto finanziario del settore attraverso l’accesso al credito.

Da segnalare che Capitalia, uno dei partner del “pool”, è stato uno dei concorrenti nella gara di appalto della gestione tecnica dei fondi statali per la cinematografia (ex Sezione Cinema della Bnl, Sact), anche se ha prevalso una emanazione della storica Banca Nazionale del Lavoro-Gruppo Paribas, ovvero Artigiancassa.

Al di là delle apprezzabili intenzioni, augurandoci che non finiscano nel “libro dei sogni” (da banche così qualificate non si dovrebbe temere nessun rischio di velleitarismo), consigliamo ai lettori più attenti che vogliano approfondire queste tematiche, il saggio collettaneo, curato dal Professor Mario La Torre, La finanza del cinema, edito recentemente per i tipi della Bancaria Editrice, che si pone come il primo tentativo, in Italia, di analizzare il problematico rapporto tra capitale bancario ed industria audiovisiva.

Angelo Zaccone Teodosi e Bruno Zambardino

(Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult)

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