Telefonino e pubblicità: disponibilità degli utenti, ma in cambio di servizi gratuiti

di Alessandra Talarico |

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Mobile advertising

Gli utenti mobili sono pronti a ricevere avvisi pubblicitari sul telefonino? Negli Stati Uniti pare di sì, a patto che siano accompagnati da buoni sconto per i servizi reclamizzati, minuti gratis, download gratuiti.

La pubblicità, volenti o nolenti, ha ormai invaso ogni angolo delle città, dei mezzi di informazione e c’è anche chi è disposto a vendere angoli del proprio corpo al brand del momento.

Il telefonino, rimasto finora esente dal trend, pare sia la prossima frontiera dei pubblicitari e una nuova ricerca Harris Interactive rivela che, a sorpresa, il 35% degli utenti americani adulti sarebbe disposto a ricevere proposte commerciali direttamente sul cellulare.

 

Essendo il cellulare uno strumento molto personale, gli utenti si sono finora dimostrati reticenti all’ennesima invasione di campo degli spot, ma alla luce di eventuali vantaggi economici si potrebbe anche fare un’eccezione.

 

Bisogna però andare cauti: se gli operatori potrebbero grazie alla pubblicità, favorire l’utilizzo dei servizi dati – finora decisamente snobbati dal mercato consumer – gli utenti americani avvertono: gli spot devono contenere proposte chiare e mirate e devono essere trasparenti sui metodi di profilazione utilizzati.

   

Secondo lo studio, il 35% degli utenti adulti sarebbe pronto a ricevere spot sul cellulare. Il 78% lo farebbe in cambio di denaro, il 63% in cambio di download gratuiti (suonerie, giochi, ecc.) e il 40% in cambio di buoni sconto.

   

La ricerca rivela inoltre che circa la metà delle persone in qualche modo interessate a ricevere avvisi pubblicitari sul cellulare preferirebbe arrivassero via sms (56%) o via mms (40%).

Meno di un quarto desidererebbe ricevere spot video (24%), mentre il 23% li vorrebbe trasferiti direttamente sulla posta elettronica e il 22% via messaggio vocale.

  

A sorpresa, e a dispetto della privacy, il 70% degli utenti Usa interpellati sarebbe disposto a fornire informazioni personali al gestore telefonico, per permettergli di mettere a punto spot mirati. Tra questi, il 30% è disposto a ricevere gli spot in cambio del giusto ‘incentivo’, mentre il 20% accetterebbe soltanto se fosse messo nella condizione di disdire o attivare il servizio quando meglio crede. Altri accetterebbero l’invasione degli spot solo se potessero controllare che tipo di spot andrebbero a ricevere.

 

A conferma del grande interesse suscitato dal binomio telefonini-pubblicità, due recenti accordi stipulati da grandi nomi dell’industria media e tlc.

Il gruppo 3 UK ha siglato un accordo con Third Media Screen – in odore di acquisizione da parte di AOL – per distribuire pubblicità interattiva (banner e video) attraverso il proprio sito Web mobile.

Anche Fox News, sempre attraverso un accordo Third Media Screen, ha lanciato un sito mobile dedicato – (www.foxnews.mobi) dal quale distribuirà spot pubblicitari sotto forma di video.

 

Secondo un recente studio Nextplora internet e new media si aggiudicheranno nei prossimi cinque anni il 20% del gettito pubblicitario totale, una percentuale enorme se si pensa che la carta stampata resterà ferma al 25%.

 

Secondo IAB Italia, nel 2006 l’advertising mobile ha generato in Italia un fatturato di 15 milioni di euro.

Per Layla Pavone, presidente di IAB Italia e managing director di Isobar, il Mobile advertising “è un veicolo che sta maturando molto velocemente e che andrà certamente ad arricchire la torta della pubblicità interattiva nella logica di un consumatore sempre più dinamico e multi-tasking”.

 

Prima che il mobile advertising possa affermarsi come medium pratico, dicono però gli analisti, bisogna risolvere alcuni aspetti fondamentali, tra cui i modelli di business, la condivisione dei profitti, oltre a questioni prettamente tecniche come la misura dello schermo dei cellulari, disponibilità di banda, interoperabilità delle reti e ancora il tipo, la lunghezza e la frequenza degli spot.