Tv senza Frontiere: ampio consenso dei vertici Ue. Gettati i pilastri del nuovo modello audiovisivo europeo

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Commissione europea

La Commissione ha presentato il testo consolidato della Direttiva “Televisione senza frontiere” aggiornata. Dopo la prima lettura dinanzi al Parlamento europeo e al Consiglio, si è ora raggiunto un ampio consenso con la Commissione sul futuro quadro normativo del settore europeo dell’audiovisivo.

  

Le nuove disposizioni, caldeggiate in particolare dall’Europarlamento, rappresentano una risposta agli sviluppi tecnologici e creano nuove condizioni di parità di concorrenza in Europa per i servizi audiovisivi emergenti.

Il riferimento va al video on demand, la Tv mobile e ai servizi audiovisivi trasmessi dalla televisione digitale.

I player europei che operano sul mercato di cinema e televisione potranno contare su maggiore flessibilità per produrre contenuti digitali, che potranno mettere gratuitamente a disposizione dei consumatori grazie alla pubblicità.

  

La nuova Direttiva , come spiega una nota della Ue, getta i nuovi i pilastri del modello audiovisivo europeo, vale a dire la diversità culturale, la protezione dei minori, la tutela dei consumatori, il pluralismo dei media e la lotta contro l’incitamento all’odio per motivi razziali e religiosi.

La Commissione propone anche di garantire l’indipendenza delle Autorità nazionali di regolamentazione dei media.

La prossima tappa del testo, sarà quella dell’esame del Parlamento europeo e dal Consiglio in sede di seconda lettura.

  

Viviane Reding, Commissario Ue per la Società dell’informazione e media, ha dichiarato: “…Grazie al lavoro prezioso del Parlamento europeo e agli intensi sforzi della Presidenza tedesca nel corso degli ultimi mesi, l’Europa dispone adesso di un nuovo quadro normativo che promuove una maggiore competitività, una maggiore diversità e un maggiore pluralismo nel settore dei media audiovisivi”.

“…Sono fiduciosa – ha aggiunto il Commissario – che entro il mese di maggio possa essere raggiunto un accordo politico sulla nuova Direttiva ‘Audiovisivi senza frontiere’, che permetterà un’autentica apertura del mercato interno a vantaggio sia dei fornitori che dei consumatori di servizi audiovisivi entro la fine del 2008″ .

  

L’aggiornamento della Direttiva “Televisione senza frontiere” del 1989 era stato proposto dalla Commissione il 13 dicembre 2005 e da allora si registrano notevoli progressi all’interno del Parlamento europeo e del Consiglio dei Ministri. La nuova Direttiva intende contribuire al rafforzamento della competitività dell’industria audiovisiva europea, permettendo ai servizi audiovisivi di avvalersi dei vantaggi del mercato interno indipendentemente dalla tecnologia di trasmissione utilizzata. Sono previste anche norme più flessibili per l’emittenza televisiva tradizionale per tener conto degli sviluppi tecnologici e del mercato e dei cambiamenti nelle abitudini dei telespettatori.

  

Il perno della nuova Direttiva continua ad essere il principio del Paese di origine, che già costituiva la pietra miliare della Direttiva del 1989. Questo principio ha svolto un ruolo centrale nel promuovere la televisione satellitare e nella progressiva diffusione di canali televisivi paneuropei a partire dalla fine degli anni ’80.

In futuro, in vista di questo principio, i fornitori di servizi audiovisivi diversi dalle emittenti radioTv (ad esempio i fornitori di VoD, di news o sport a richiesta o di contenuti audiovisivi che possono essere scaricati sui dispositivi mobili) dovranno limitarsi a rispettare la normativa in vigore nel loro Paese di stabilimento e non 27 ordinamenti giuridici nazionali diversi.

  

La Ue, ritiene che la nuova Direttiva rafforzi anche il pluralismo dei media nei 27 Stati membri, in quanto apre i mercati nazionali a una più forte concorrenza da parte degli altri Paesi dell’Unione e dà impulso alla diversificazione dell’offerta di contenuti televisivi e audiovisivi a richiesta in tutti i Paesi dell’Europa.

  

Nella nuove disposizioni le norme sulla pubblicità televisiva sono meno particolareggiate di quanto succedeva dal 1989 a oggi: sulla scia dell’iniziativa “legiferare meglio” portata avanti dalla Commissione Barroso, saranno le emittenti televisive e i produttori di opere cinematografiche a decidere come e quando interrompere con la pubblicità i programmi trasmessi gratuitamente dalla televisione e non una regolamentazione prestabilita a Bruxelles.

Grazie all’accordo raggiunto, la pubblicità sarà limitata a 12 minuti per ora di programma, è invece scomparso dal testo il massimo di tre ore giornaliere. I film, le trasmissioni per ragazzi, quelle di attualità e i telegiornali non potranno essere interrotti dalla pubblicità che una volta ogni 30 minuti di programma.

  

Per la Reding, “…Nuove forme di annunci pubblicitari, come l’inserimento di prodotti, offrono una preziosa fonte di reddito alle emittenti televisive e all’intero settore dell’audiovisivo”.

“…Mi compiaccio – ha detto ancora il Commissario – che il Parlamento europeo e il Consiglio siano d’accordo con la Commissione sulla necessità di sostenere la competitività del cinema europeo e di vietare, nel contempo, con fermezza la pubblicità sotto forma di inserimento di prodotti nei programmi per bambini, nei notiziari, nei documentari e nei programmi di attualità”.

  

La nuova Direttiva riafferma anche gli obiettivi comuni che sono al centro della politica dell’audiovisivo europeo dal 1989: esige infatti che gli Stati membri adottino misure appropriate per la protezione dei minori e per la promozione di opere europee e di produzioni audiovisive indipendenti e proibiscano i contenuti suscettibili di incitare all’odio per motivi religiosi e razziali. Infine, la Direttiva incoraggia esplicitamente l’autoregolamentazione del settore e la coregolamentazione a livello statale e non statale.

  

Uno dei temi che saranno discussi in sede di seconda lettura è la proposta della Commissione di garantire che le Autorità nazionali di regolamentazione siano indipendenti dai Governi nazionali e da tutti i fornitori di servizi di media audiovisivi ed esercitino la loro attività in piena imparzialità e trasparenza.

La Commissione ritiene che l’indipendenza delle Autorità di regolamentazione dei media sia fondamentale per la democrazia e per garantire il pluralismo dei media. In sede di prima lettura il Parlamento europeo ha appoggiato fermamente questa proposta.

  

La proposta del 13 dicembre 2005, quando la Commissione di modificare la Direttiva “Televisione senza frontiere”, nasce dall’esigenza di considerare gli sviluppi fatti registrare dai servizi audiovisivi sul piano tecnologico e commerciale. Dopo una prima discussione della proposta della Commissione nel maggio 2006, il Consiglio ha approvato l’impostazione generale di un progetto aggiornato di Direttiva sui servizi audiovisivi il 13 novembre 2006.

Il compromesso elaborato dalla Presidenza e appoggiato dal Consiglio è ampiamente in sintonia con la proposta della Commissione. Il 13 dicembre 2006 il Parlamento europeo ha portato a termine la prima lettura, dalla quale è emersa un’ampia convergenza sia con la proposta della Commissione che con l’impostazione generale del Consiglio. Il 12 febbraio 2007 un Consiglio informale svoltosi a Berlino ha preparato il terreno per l’adozione di una posizione comune sulla direttiva il 24 maggio 2007.

  

Nella conferenza stampa indetta per illustrare i risultati raggiunti, Martin Selmayr, portavoce del Commissario, ha sottolineato che “…ormai sulla proposta c’è un consenso al 95%”, e questo fa permette di sperare che la Direttiva possa essere adottata, dopo la seconda lettura, in “settembre-ottobre”. Il punto ancora “aperto“, ha spiegato Selmayr, è principalmente quello del ruolo delle Autorità nazionali garanti per le comunicazioni.

La Commissione si augura, ha aggiunto il portavoce, “…un’ autonomia completa dai Governi e dai politici“, ma tuttora tre Stati – Germania, Spagna e Danimarca – si oppongono alla proposta.

  

Consolidated text for “Audiovisual without Frontiers” Directive

  

 

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