Trasparenza: le nuove regole Agcom per operatori fissi e mobili, mentre le società si allineano al Decreto Bersani

di Alessandra Talarico |

Italia


telefonia mobile

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha pubblicato la delibera relativa alle modalità di attuazione dell’articolo 1, comma 2 del Decreto Bersani, che riguarda in particolare la trasparenza delle condizioni economiche relative alle offerte tariffarie degli operatori della telefonia.

 

In base alla delibera, gli operatori sono obbligati a formulare condizioni economiche trasparenti e tali da evidenziare – in maniera semplice e sintetica – tutte le voci che compongono l’effettivo traffico telefonico e da consentire un adeguato confronto con le offerte formulate dagli altri operatori.

 

Allo stesso tempo, gli operatori telefonici dovranno pubblicare sul proprio sito internet la lista delle offerte vigenti, specificando se sono ancora sottoscrivibili o meno e inviarla contestualmente all’Authority con l’indicazione dell’indirizzo della relativa pagina web, di modo da consentire all’Agcom di pubblicare sul proprio sito (www.agcom.it) un apposito elenco dei link dove reperire tutte le informazioni.

 

Per quanto riguarda la pubblicità di offerte e promozioni, si dovranno indicare i prezzi comprensivi di IVA e le modalità con cui reperire informazioni più dettagliate.

 

Entrando più specifico, la delibera obbliga gli operatori mobili a indicare nelle loro offerte – nel caso di piani tariffari a consumo – il costo complessivo per delle chiamate dirette sulla propria rete, su altre reti mobili e su reti fisse nazionali, di durata di 1 e 2 minuti. Nel caso di tariffazione omnicomprensiva, dovrà invece essere indicato il prezzo dell’offerta, le tipologie di servizi e di traffico escluse e quelle incluse nel prezzo, nonché i limiti quantitativi eventualmente previsti per ciascuna delle suddette tipologie, con la precisazione delle condizioni economiche che saranno applicate per le prestazioni eccedenti.

Dovrà inoltre essere chiaramente indicato il prezzo degli SMS.

 

In qualsiasi caso venga applicato un canone fisso periodico, l’importo mensile indicato deve essere corredato dall’indicazione del corrispondente numero giornaliero (mese di 30 giorni) di chiamate di 2 minuti, verso reti fisse nazionali e reti mobili, che, secondo il piano tariffario a consumo più diffuso del medesimo operatore, dà luogo allo stesso importo.

 

Gli operatori di rete fissa devono invece indicare – nel caso di piani tariffari a consumo – il costo complessivo per il consumatore delle chiamate locali e nazionali su rete fissa e verso reti mobili per le durate di 1 e 3 minuti, il costo complessivo di una connessione ad internet a banda stretta (dial up) e di una connessione a larga banda, per la durata di 30 e 60 minuti. Nel caso di tariffazione omnicomprensiva, valgono gli stessi obblighi degli operatori mobili.

 

Gli operatori mobili, nel frattempo, hanno deciso di bruciare le tappe ed eliminare i costi di ricarica in anticipo rispetto a quanto previsto dal decreto Bersani.

Vodafone partirà dal 4 marzo, 3 Italia (H3G) già da domani.

L’abolizione, per quanto riguarda l’offerta di 3, riguarderà tutti i tagli e prevede, per tutti coloro che per i prossimi due mesi attiveranno una ricaricabile, il 50% di traffico omaggio in più.

I piani tariffari non subiranno nessuna variazione e il credito non avrà nessuna scadenza.

 

Aspetteranno invece l’ultimo giorno utile Telecom Italia e Wind. Quest’ultima pare però voglia applicare l’abolizione dei costi fissi di ricarica soltanto ai nuovi clienti, ai quali saranno proposti piani tariffari completamente rimodulati.

 

Qualsiasi sia la scelta degli operatori mobili, ha commentato il ministro dello Sviluppo Economico Pierluigi Bersani, il consumatore, “comunque, ci guadagnerà”, mentre le compagnie telefoniche potranno “rinnovare le loro strategie rendendole più trasparenti senza rimetterci nulla nel medio periodo”.

 

Qualche perplessità è stata espressa dai sindacati delle società di telecomunicazioni i quali paventano che l’abolizione dei costi di ricarica possa ritorcersi sui lavoratori del comparto.

Una “difesa d’ufficio”, criticata dall’associazione dei consumatori Cittadinanzattiva, la quale ritiene ingiustificabile chiedere un’applicazione ‘graduale’ del decreto Bersani, dopo che le compagnie telefoniche “per anni hanno vessato decine di milioni di consumatori, soprattutto giovani, applicando una gabella ingiustificata e ingiustificabile che ha fruttato, nel solo 2005, utili stratosferici, pari a 1,071 miliardi di ricavi”

 

“Il taglio delle ricariche telefoniche in realtà – ha dichiarato Giustino Trincia, vice segretario generale di Cittadinanzattiva – è un atto di giustizia di cui diamo atto al Ministro Bersani e al Governo Prodi ed è un grande aiuto per tutte quelle Imprese che intendano fare competizione in un mercato sano e non drogato da certe lucrose furberie”.

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