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eBanking: buone le prospettive di sviluppo in Italia, ma ancora scarsa la percezione dei rischi sulle frodi online

Italia


Pratica comune ormai da diversi anni, l’e-trading ha raggiunto in Italia un buon livello di diffusione, soprattutto per quanto concerne le operazioni di banking online
Tuttavia, nonostante i conti online continuino a crescere (9,4 milioni) con un incremento superiore al 9% nello scorso anno rispetto al 2005, e le disposizioni di eBanking siano state nel primo semestre del 2006 ben 21 milioni (+ 21,4%), il confronto con gli altri Paesi europei mostra come le disposizioni online siano sostanzialmente inferiori. 

E’ quanto emerge dall’ultimo Rapporto elaborato da KPMG sulla finanza online, sintesi delle rilevazioni sulle cifre fornite da oltre 50 istituti bancari, con l’obiettivo di delineare lo scenario corrente in tema di eBanking e trading online nel Paese. Secondo i dati, rispetto ad un indice di penetrazione media europea del 22%, l’Italia si colloca ancora nelle ultime fila con un esiguo 9%, ancora dietro a Spagna (15%) e Portogallo (10%). 

Allo stesso tempo, alla luce delle complesse dinamiche evolutive che devono necessariamente tenere conto di molteplici fattori e parametri, considerate le ottime performance di questo settore nell’ultimo biennio, le stime degli analisti sono assai positive per lo sviluppo su vasta scala del eBanking e del trading online, già a breve termine. Secondo KPMG, entro la fine del 2007 vi saranno quasi 4 milioni di conti attivi nelle disposizioni eBanking (+23%), con un aumento delle operazioni globali del 28% ( 27 milioni), confermando le potenzialità di crescita di questo business.

Ma quanto sono è maturo e consapevole il mercato italiano in termini di consumi e metodologie di utilizzo? Ancora non molto a giudicare dalle rilevazioni di settore, tanto dal segmento consumer che business.

A pochi giorni dal rapporto annuale RSA sulle frodi internet nel mondo riguardanti gli istituti finanziari e l’utilizzo di applicazioni di banking online, un nuovo studio ha messo in evidenzia, anche in Italia, la carenza di una piena consapevolezza da parte degli utenti nei confronti delle possibili minacce legate alle transazioni online.

A lanciare l’allarme, il provider di soluzioni eSecurity Yarix che, assieme all’Osservatorio Nazionale per la Sicurezza Informatica ha effettuato un’indagine sulla percezione dei rischi sia nel segmento consumer che business. Secondo il sondaggio, in media il 60% degli utenti utilizza le applicazioni di home banking senza adeguati sistemi di sicurezza.

Oltre a mettere in luce una marcata sfiducia nei confronti della sicurezza del banking online (per il 52% degli intervistati) lo studio RSA aveva già evidenziato la bassissima consapevolezza da parte dei correntisti sui livelli di sicurezza adottati la propria banca

, e soltanto il 39% degli intervistati aveva dichiarato di essere informato sulle soluzioni di sicurezza aggiuntive utilizzate dal proprio istituto finanziario (immagini personalizzate, autenticazione risk-based, dispositivi one-time-password).

Ancor più scarsa la percezione dei pericoli e la conoscenza delle applicazioni di sicurezza disponibili sul mercato per chi si connette da casa al proprio conto online. Il recente monitoraggio Yarix, effettuato in Italia tra gennaio e febbraio su un campione di 200 utenti residenziali e 100 business, ha confermato ancora una volta che i pericoli più diffusi per l’home banking sono virus e spyware, ma anche phishing (web e mobile), spoofing, keylogger e botnet. E poi ancora, sistemi operativi non aggiornati, connessioni da internet caffè, reti wireless non controllate.

“Dall’indagine da noi effettuata emerge che in sostanza circa il 60% degli intervistati quando si connette alla sua banca rischia di far intercettare i propri dati e quindi di essere vittima di una frode”, ha dichiarato Mirko Gatto, di Yarix. “Il fatto e’ che fino ad oggi la sicurezza delle transazioni on line si e’ concentrata sulla “blindatura” dei siti delle banche, che infatti oggi possono essere ritenuti sicuri. Il fatto e’ che invece la falla della sicurezza e’ tutta nei pc degli utenti, che sono spesso esposti ad attacchi di ogni genere e con scarse difese.”

Tra gli utenti domestici, il 90% si è dichiarato consapevole dei rischi della rete, ma ben il 60% ha ammesso di utilizzare sistemi operativi non aggiornati o fuori produzione, con i quali è più facile essere ‘attaccati’. L’88% fa uso di regolare antivirus, per quanto sia scarsa la conoscenza delle pratiche di aggiornamento. Di questi, solo il 60% ha istallato un firewall

Tra gli utenti business, la percezione dei pericoli è senz’altro molto alta e tutti possiedono un antivirus.

Tuttavia, il 65% utilizza sistemi operativi fuori produzione pur riconoscendone il rischio, a causa degli alti costi e della necessità di tagliare le spese. Infine, nonostante tutti abbiano un firewall il 22% degli intervistasti ha ammesso di utilizzare una soluzione di vecchia generazione.

Per ‘tamponare’ la situazione di precarietà ed evidente rischio, l’Osservatorio e Yarix hanno quindi diramato un breve decalogo per la sicurezza dell’home banking: non rispondere mai a richieste di informazioni personali ricevute tramite email o sms; non visitare mai i siti web ciccando direttamente nella url ricevuto nella mail, ma digitare il rispettivo URL nella barra degli indirizzi; verificare che il sito web utilizzi la crittografia (https:// ); esaminare regolarmente i conti bancari e della carta di credito, e ove l’istituto fornisca il servizio di ricezione sms per ogni movimento, attivarlo; denunciare immediatamente eventuali sospetti di furto di informazioni; usare sistemi operativi aggiornati; usare antivirus e aggiornarli con cadenza giornaliera; usare firewall; non collegarsi mai da hotspot, internet cafè, ecc. per consultare e fare transazioni online; non fidarsi.

La necessità di promuovere la consapevolezza dei rischi della rete è evidente. Come ha sottolineato Mirko Gatto, ” il recente decreto Bersani ha ampliato parecchio il ricorso all’home banking soprattutto da parte delle piccole imprese e dei professionisti, che fino ad oggi vi avevano ricorso poco. E sono soprattutto loro le prede preferite dai truffatori online, perché spesso sono i meno attrezzati sul fronte della sicurezza”.

  

e-Retail Finance in Italia, Abstract
KPMG, 2007

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