Ricariche: stop ai costi fissi anche per tv e internet, ma è polemica sulla ‘ristrutturazione’ delle tariffe prevista dal MEF

di Alessandra Talarico |

Italia


Telefonia mobile

La Commissione attività produttive della Camera ha dato ieri il via libera all’eliminazione dei costi fissi sulle ricariche dei telefonini, includendo nel suo intervento anche  le proposte avanzate dal relatore Andrea Lulli, che estendono a tutto il settore delle Tlc il divieto di introdurre costi fissi, inizialmente previsto solo per i telefonini. Il divieto si estende dunque anche a internet, Tv, telefoni fissi.

 

Sono stati inoltre accolti, fa sapere Lulli, due emendamenti dell’opposizione, entrambi a firma di Luigi Lazzari (Fi): il primo specifica, tra l’altro, il termine (30 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto) entro il quale  le offerte delle tariffe da parte degli operatori di telefonia mobile dovranno evidenziare le voci che compongono il costo effettivo del traffico telefonico.

Il secondo integra il comma tre del primo articolo che prevede che nel caso di recessione di un contratto il consumatore non possa sottostare a vincoli temporali, ma neanche a spese non giustificate da costi dell’operatore, tra i quali l’emendamento include anche gli investimenti commerciali sostenuti dall’operatore.

 

La Commissione ha invece respinto due sub-emendamenti di chiara matrice lobbista proposti da Mario Valducci di Forza Italia.

Il primo emendamento mirava a posticipare di altri 60 giorni l’entrata in vigore della norma prevista che vieta i costi fissi sulle ricariche che si sarebbero aggiunti ai 30 giorni già indicati dal provvedimento. La seconda modifica proponeva di escludere il settore del digitale terrestre dal divieto di far pagare costi di ricarica sulle schede prepagate.

 

È polemica, intanto, sulla nota emanata dal ministero dell’Economia: cercando di rassicurare la Commissione Bilancio della Camera sul fatto che l’abolizione dei costi di ricarica non porterà “minor gettito per la finanza pubblica”, il MEF ha gettato nuova benzina sul fuoco, aggiungendo che questo non avverrà in quanto ci sarà “una ristrutturazione delle tariffe” applicate dagli operatori e un concomitante “aumento degli acquisti” da parte dei consumatori.

 

Richieste di chiarimento in questo senso sono arrivate immediatamente da entrambi gli schieramenti.

 

“Il governo sia chiaro sui tagli dei costi delle ricariche telefoniche”, ha chiesto il responsabile Riforme della Margherita, Riccardo Villari, secondo cui “…la nota del Tesoro sul gettito Iva e gli introiti per lo Stato derivanti dalle ricariche telefoniche rischia di alimentare dubbi su un provvedimento che, dopo tanto tempo, ha eliminato un inaccettabile balzello che gravava sulle tasche dei cittadini”.

 

Il ministero dell’Economia, da canto suo, ha precisato che la norma sulle ricariche telefoniche “non fa variare l’importo complessivo acquistato con la scheda o con la ricarica e sottoposto ad imposizione fiscale. L’unica conseguenza della misura riguarda la destinazione dell’importo che deve essere ora riferita solo al traffico telefonico, ferma restando l’invarianza di gettito fiscale”. Per cui la norma finirà per “potenziare e differenziare l’offerta commerciale con un sicuro, ancorché non quantificabile, incremento del gettito fiscale”.

 

Per Villari è comunque “urgente e necessario che il governo si pronunci in maniera chiara e definitiva sulla vicenda e, soprattutto, fughi eventuali dubbi sulla possibilità che una tassa ingiusta sugli utenti sotto altra forma”.

 

Tra l’altro, per avere un termine di confronto sui nuovi piani tariffari che entreranno in vigore dal 4 marzo ed evitare che i tagli sulle ricariche si ripercuotano sulle tariffe praticate agli utenti finali, nei giorni successivi all’entrata in vigore del decreto, l’Authority ha inviato la Guardia di Finanza nelle sedi degli operatori mobili.

 

Appare infatti assurdo che dopo essere stati vessati dagli operatori mobili con una tassa che non ha uguali nel resto d’Europa, gli utenti italiani rischino ora di dover subire passivamente il solito escamotage all’italiana: se la ‘ristrutturazione’ prevista dal ministero dell’Economia si traducesse in un aumento delle tariffe, la presa in giro sarebbe doppia e davvero inaccettabile, dal momento che per vigilare su questi abusi c’è l’Authority per le tlc, che ha il compito di stabilire e vigilare sulle modalità attuative delle nuove disposizioni e di applicare le sanzioni in caso di inosservanza.