Concorrenza sleale: Vodafone presenta nuove prove contro Telecom Italia e aumenta la richiesta di risarcimento a 759 mln di euro

di Alessandra Talarico |

Italia


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Prosegue la querelle giudiziaria tra Vodafone Italia e Telecom Italia. La divisione italiana del gruppo britannico ha infatti presentato alla Corte d’Appello di Milano la documentazione che prova le azioni anticoncorrenziali dell’ex monopolista e ha aumentato la richiesta di risarcimento danni da 525 a 759 milioni di euro.

 

Vodafone Italia ha inoltre trasmesso una segnalazione urgente all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) e all’Autorità per la Concorrenza (Agcm), chiedendo un nuovo intervento urgente su un argomento al centro del contendere ormai da diversi mesi.

 

Secondo l’accusa di Vodafone, Telecom Italia ha sfruttato le informazioni in suo possesso come gestore di telefonia fissa per attuare una vera e propria ‘schedatura’ dei clienti e formulare offerte commerciali mirate per la telefonia mobile, proponendo sistematicamente “ai clienti di Vodafone, che accettino di passare a Tim, offerte personalizzate e sconti sulla bolletta Telecom”.

 

L’ex monopolista avrebbe realizzato delle vere e proprie liste di clienti-obiettivo, “contenenti elenchi di clienti affari Telecom che sono già in gran parte titolari di utenze mobili private TIM ma sono sprovvisti di contratto affari per la telefonia mobile. I clienti risultano cosi’ selezionati sulla base di triangolazioni mirate di numerose informazioni privilegiate, commerciali e di traffico, in possesso della sola Telecom in combinazione con TIM”.

 

Un processo di classificazione e selezione, aggiunge Vodafone, che ha come obiettivo quello di conquistare i “clienti di maggior valore, a danno dei concorrenti che non dispongono degli stessi mezzi informativi”.

 

Vodafone cita, a ulteriore sostegno delle proprie tesi, i risultati di un’indagine condotta su un campione di clienti, dalla quale risulta che il 48% delle utenze affari interpellate “ha ricevuto offerte per passare ai servizi mobili TIM, che includevano sconti incrociati sulla bolletta Telecom”.

 

Alla luce di tutte queste anomalie, Vodafone aveva fatto ricorso alla Corte d’Appello di Milano già lo scorso novembre, chiedendo un risarcimento di 525 milioni di euro. Grazie all’utilizzo di queste pratiche commerciali illecite Telecom avrebbe registrato un forte incremento “assolutamente anomalo e fuori da qualsiasi logica di mercato – spiegava allora Vodafone – dei nuovi abbonamenti che si sono attestati, nel primo trimestre 2006 al 17%, contro il 10,6% dello stesso periodo del 2005″.

 

Un’altra ricerca condotta da Eurisko – denunciava ancora Vodafone a novembre – dimostrerebbe chiaramente che Telecom ha utilizzato le informazioni sul traffico dei propri clienti “per selezionare gli obiettivi delle attività di telemarketing al fine di promuovere i propri servizi mobili a danno degli operatori concorrenti”.

La ricerca mostra infatti che le attività di telemarketing di Telecom sono specificamente rivolte a coloro che utilizzano per la telefonia cellulare sia TIM che Vodafone, piuttosto che a coloro che utilizzano solo TIM.

 

Pratiche commerciali del tutto scorrette e difficilmente contrastabili – sottolinea la società – “per chi, come Vodafone, è principalmente un operatore mobile”.

 

Non solo: secondo Vodafone, Telecom è altresì in grado di sapere, attraverso l’analisi dei profili di consumo e delle direttrici di traffico, se si tratta di clienti che abbiano frequenti chiamate verso o da telefoni cellulari, per i quali risultino particolarmente appetibili offerte combinate di servizi fissi e mobili, come anche di individuare se si tratti di clienti con elevato profilo di spesa, e buoni pagatori.

 

La società chiede ora alle Autorità di intervenire per bloccare l’evidente abuso di posizione dominante che Telecom “ha messo in atto attraverso condotte che provocano gravi danni a Vodafone, a causa dei profitti persi per l’illecita sottrazione della clientela, compromettendo le dinamiche concorrenziali dell’intero mercato delle telecomunicazioni”.

 

Convinta che le sedi naturali per la risoluzione dei problemi concorrenziali causati da Telecom Italia siano quelle delle due Autorità indipendenti, Vodafone ha quindi richiesto loro di imporre tempestivamente misure in grado di garantire il ripristino di condizioni di effettiva concorrenza nei mercati interessati.

Tra queste, la “separazione amministrativa tra le unità organizzative commerciali fissa e mobile di Telecom,  l’imposizione all’operatore dominante dell’obbligo di offrire accesso al database dei clienti fissi agli altri operatori mobili che operano in regime di concorrenza ed il divieto di formulazione di offerte commerciali al dettaglio in mancanza di una corrispondente offerta all’ingrosso per garantirne la replicabilità”.

 

Il 2 febbraio, accogliendo un’istanza presentata da Telecom Italia, il Tar del Lazio ha disposto la sospensione del decreto con il quale, lo scorso 7 dicembre, il ministero delle Comunicazioni ha autorizzato Vodafone a sperimentare per due mesi il nuovo servizio Vodafone Casa numero fisso presso 15 mila utenze domestiche.

La decisione del Tar, spiegava tuttavia Vodafone in una nota – “non ha influenza sulla consultazione aperta dall’Agcom il 29 dicembre sui servizi integrati fisso-mobile la cui valenza viene, anzi, rafforzata”.

 

Per quanto riguarda poi il periodo di test disposto dal Ministero sul servizio Vodafone Casa numero fisso, “è già stato effettuato con esiti pienamente soddisfacenti”. 

 

Spetterà ora all’Agcom, “concludere il procedimento di consultazione pubblica già avviato e definire in modo conclusivo la regolamentazione del servizio e la portabilità del numero fisso”.

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