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Fisso o Mobile, purché sia WiMax. Ugo De Fusco (IBAX): ‘Sì, ma diventa strategico adottare le tecnologie giuste’

Italia


Il WiMax è ormai diventato l’oggetto del desiderio di operatori ed utenti. Fisso o mobile, purché in condizione di operare, per consentire di coprire i ritardi tutti italiani, rispetto al resto d’Europa, dove il WiMax è già ampiamente avviato.

Di Wimax e delle sue tecnologie abbiamo parlato con Ugo De Fusco, amministratore delegato di IBAX, società operante dal 2001 nel segmento dell’accesso wireless alla rete.

Sobrietà milanese e saggezza da manager di lungo corso con forte impronta americana, De Fusco ci ha descritto con passione il suo modo di vedere il WiMax ed il futuro dell’accesso alla rete. In particolare, gli abbiamo chiesto qualche perché sulle scelte tecnologiche e sulle possibilità di sviluppo del Wimax mobile in Italia. Ecco le risposte che ci ha dato.

K4B. De Fusco, la IBAX opera da alcuni anni sul mercato del Wimax, con proposte in qualche caso controcorrente. Come vi ponete in questo specifico segmento e con una tecnologia così promettente?

De Fusco. Guardi, operiamo ormai da circa sette anni ed IBAX ha solide radici nell’evoluzione delle tecnologie dell’ICT. Noi proponiamo innanzitutto soluzioni wireless d’avanguardia per l’accesso Internet/Intranet e lo facciamo individuando ed offrendo con largo anticipo le migliori soluzioni per innovare. Operiamo come system integrator, dal momento che disponiamo di tutte le conoscenze per realizzare progetti wireless completi, dal backbone all’accesso locale, dal Wi-Fi all’Hyperlan e soprattutto sistemi Navini WiMAX 2005 mobile 802.16e Wave 2, avendo già offerto per anni i sistemi pre-WiMAX Navini in varie frequenze libere e concesse.

Tali sistemi fanno parte di grosse reti private, reti di Comuni e Comunità Montane e reti di piccoli operatori wireless, tutte di per sé ben strutturate per concorrere e vincere pubbliche gare, ma che necessitavano di un supporto progettuale ed operativo come il nostro.

K4B. Siete esperti in WiMax, ma IBAX rimane, non senza piglio polemico, ancorata ai sistemi di Navini Networks. Perché questi e non quelli di altri costruttori?

De Fusco. Perché puntiamo a soddisfare soprattutto chi vuole realizzare reti ed erogare servizi in tempi brevi, utilizzando le frequenze comprese tra 2.3 ed i 3.7GhZ. Per questo abbiamo esaltato la nostra scelta a favore di Navini, diventando il suo partner unico in Italia. Perché un system integrator come IBAX deve garantire risultati immediati.

Le ricordo che Navini ha anticipato già da metà anni Novanta le future soluzioni WiMAX con le antenne Beamforming. Oggi, Navini ha 1500 sistemi installati in tutto il mondo (di cui circa 100 da clienti IBAX) per 40 operatori che servono 250.000 clienti. Per un futuro operatore WiMAX questo rappresenta un plus che gli consente di giocare d’anticipo, essendo operativo sin da subito, con risparmio di molto denaro. Costruire le stesse condizioni di esperienza con le altre case detentrici di tecnologie WiMax, comporterebbe di certo tempi ben più lunghi e costi di parecchio più significativi.

Guardi la conferma di quanto le sto dicendo è emersa proprio qualche giorno fa in seno al grande evento GSM di Barcellona e mi scuso se devo fare qualche riferimento comprensibile solo ai tecnici del settore. Sono in tanti a vantarsi “oggi” dei risultati che “otterranno in futuro” con le proprie antenne MiMo, ma solo Navini, pur avendo le proprie MiMo, dimostra da tempo quelli già conseguiti col Beamforming.

In termini tecnici, Beamforming ci regala 18db di potenza rispetto ai 10-12db del MiMo. Questa tecnologia avanzata di Navini si traduce in vantaggi reali per un Operatore, assicurando la capacità di:

  1. estendere lo spettro ed ottenere a 3.4-3.6GHz le prestazioni attese solo da frequenze più basse;

  2. erogare il Servizio anche all’interno degli immobili;

  3. coprire vaste aree ad una frazione del numero di celle e dei costi di altri sistemi;

  4. avere maggiore numero di clienti serviti per cella;

  5. gestire la Qualità di Servizio.

K4B. Si, ma qualcuno dice che le soluzioni che voi proponete rischiano di essere più costose. Cattiva informazione o semplice attacco dei concorrenti.

De Fusco. Noi dobbiamo guardare al Wimax ed al suo futuro, immaginando che il mercato possa partire in fretta e bene. In questo contesto, mi lasci dire che i nostri costi sono molto competitivi ed i risultati lo provano. I sistemi Navini costano molto meno se si considera di quanto abbassano il Capex e l’Opex di un Operatore rispetto agli altri sistemi.

K4B. Capex ed Opex?

De Fusco. Ha ragione, mi scusi. Sono gli investimenti ed i costi operativi. Enfatizzo i costi operativi (OPEX) perché questi incidono sugli Operatori. Nel caso di Navini, 4 anni di esperienza con tassi di crescita annua di oltre il 50% forniscono delle certezze che altre case, ripeto, non hanno ancora accumulato se non con “sperimentazioni” tecnologiche.

Vi sono anche delle applicazioni in cui non servono tutte le prestazioni dei sistemi attuali, ma Navini mantiene il vantaggio, con nuovi mini-sistemi ed un software WiMAX tagliato sulle prestazioni richieste.

Noi siamo spesso criticati per questa scelta iniziale, invece è proprio questa scelta il nostro punto di maggior forza.

K4B. Torniamo al contesto italiano. Quando si discute di WiMax ci si confronta con i due standard: il sistema WiMAX fisso 802.16d ed il sistema WiMAX mobile 802.16e, come se fossero l’un contro l’altro armati. Propongo anche a lei di schierarsi, quale ritiene dei due più utile al sistema italiano?

De Fusco. Se anteponiamo l’aspetto marketing a quello tecnico, la domanda che le avrei invitato a farmi è: “Ritenete che si debba soddisfare un mercato broadband di nicchia o di massa“?

K4B. Allora la consideri come la mia domanda….

De Fusco. Siamo convinti che il mercato di massa è vitale sia per l’economia, sia per la politica interessata a soddisfare il massimo numero di potenziali elettori.

Per aprire questo mercato di massa occorre lo standard 802.16e che, per inciso, è anche “mobile“, e richiede a progettisti ed operatori la padronanza di certi aspetti tecnici molto più complessi rispetto a quelli delle reti fisse con lo standard 802.06d o HyperLan.

K4B. Lei pone molta enfasi sulla mobilità, ma secondo alcuni non esistono emergenze particolari in questo settore, se si considera il ruolo del GSM ed il suo grado di diffusione e copertura…

De Fusco. Quello che lei riporta non è propriamente vero. La mobilità WiMax è vitale, non tanto per connettersi mentre si viaggia a 320Kmh, ma perché il cliente vuole qualcosa di personale, che attiva da solo in minuti dopo l’acquisto, da utilizzare per oltre il 90% dei casi dove vive o lavora. Questo è ben più importante della maggiore velocità offerta dall’ADSL fisso.

Guardi le riporto un dato particolarmente significativo. Alcuni piccoli operatori nostri clienti che hanno contribuito fattivamente ad eliminare il digital divide in aree rurali in cui operano, temevano un esodo di clienti dopo l’annuncio che anche in questo o quel Comune dove operano sarebbe stata disponibile l’ADSL a 20Mbps ed a metà prezzo. Questo esodo invece è stato inferiore del 5% e peraltro subito rientrato dopo la lettura dei nuovi contratti. Infatti, in tutto il mondo, la mobilità Navini permette agli operatori di offrire a loro volta ai clienti la possibilità di attivare o disdire subito il servizio, cosa molto apprezzata dai clienti medesimi e che sovente non fa parte delle offerte né di xDSL né di servizi WI-FI.

K4B. Allora mobilità Wimax, ma per far cosa?

De Fusco. La mobilità WiMAX aiuta anche a diffondere le applicazioni basate su banda larga ed Internet, e contribuisce ad assicurare al mercato un più elevato livello di libertà.

Provi a fare un confronto tra GSM e WiMax mobile.

Il GSM è un sistema personale che, con l’attuale tecnologia, lega ogni utente al proprio operatore che gli fornisce soprattutto fonia e SMS, mentre valuta gli investimenti da fare per offrire servizi multimediali.

Per contro, il WiMax lega sì il cliente a uno standard, ma gli promette l’interoperabilità verso più operatori. Si aggiunga poi che si possono creare reti WiMax locali con investimenti minimi e ciò consente di intravedere sin da ora nuove iniziative imprenditoriali e maggiore concorrenza.

K4B. IBAX enfatizza le reti private di massa oltre a quelle pubbliche. Non c’è contraddizione tra i “mercati di massa” degli Operatori pubblici Nazionali e quelli di reti locali, forse private.

De Fusco. No, se si approfondisce il ruolo delle reti private o locali che sono da una parte inevitabili e dall’altra una grande opportunità.

Alla Columbia University di New York, si era registrato sin dagli anni Sessanta come le telecomunicazioni fossero il fattore abilitante della produttività delle aziende e del Paese. Già allora migliaia di aziende investivano in reti private e le aprivano a clienti e fornitori per indurli ad innovare le loro applicazioni. Le dimensioni del fenomeno sono date dalle percentuali di accesso alla rete internet in Europa ed in Nord America; nel primo caso gli operatori Telecom forniscono l’80% degli accessi ad Internet, contro il 28% in Nord America.

K4B. Ed in Italia?

De Fusco. In Italia si fa lo stesso sin dagli anni Settanta, ma in sordina. La questione diventa molto attuale dopo la decisione del governo di non rinnovare gli accordi PAthNET e permettere ad ogni scuola di procurarsi Internet con un rimborso annuo di 480. Ma è una soluzione che potrebbe bastare per un paio di linee ADSL nell’Aula di informatica, ma non per quei Comuni e Comunità montane che, allineati da anni con l’Europa, già connettono in rete moltissimi studenti, a scuola o a casa. Ne scaturiscono numeri enormi di utenti, pari ad un terzo o a un quarto dei residenti. Questa nuova utenza di massa affosserebbe un operatore pubblico WiMax, mentre una rete locale WiMax rende tutto ciò possibile sul piano economico, operativo e normativo.

E’ solo uno dei tanti possibili esempi resi plausibili dall’ammontare di fondi annunciati dal Ministro Luigi Nicolais per incentivare l’innovazione nei piccoli Comuni.

Fare reti nazionali è più complesso e servono grandi quantità di spettro, con costi ingenti anche se i valori in gioco sono molto inferiori rispetto a quelli impiegati per l’UMTS. E allora, cosa fare? Per esempio, come hanno fatto in Irlanda, dove lo spettro viene assegnato per reti locali del raggio di 15- 30 Km, con l’obbligo di dare servizi in tempi brevi, per non perdere i benefici dell’assegnazione delle risorse frequenziali. Con piccole ma fondamentali accortezze, potremmo assicurare allo sviluppo del WiMax in Italia un compito di catalizzatore per lo sviluppo delle applicazioni, con l’opportunità di colmare sia il “divide” IT, oltre quello “digital” di cui il Paese soffre.

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