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Costi di ricarica: l’Agcom chiama a raccolta operatori e associazioni per accelerare sulla trasparenza

Italia


Dal prossimo 4 marzo, non si dovrà più pagare il costo di ricarica, abusivamente imposto dagli operatori tlc sulle ricariche prepagate per la telefonia mobile.

E in questo contesto l’Autorità per le telecomunicazioni sta preparando il terreno per una direttiva sulla trasparenza delle tariffe che dovrebbe essere emanata dal Consiglio il prossimo 22 febbraio.

 

Secondo quanto stabilito dal decreto legge Bersani, le offerte dei differenti operatori mobili dovranno evidenziare tutte le voci che compongono l’effettivo costo del traffico telefonico, per consentire un adeguato confronto delle tariffe.

Il Dl, assegna all’Agcom il compito di stabilire le modalità attuative di queste nuove disposizioni e di applicare le sanzioni in caso di inosservanza.

 

 

Per avere un termine di confronto sui nuovi piani tariffari che entreranno in vigore dal 4 marzo ed evitare che i tagli sulle ricariche si ripercuotano sulle tariffe praticate agli utenti finali, nei giorni successivi all’entrata in vigore del decreto, l’Authority ha inviato la Guardia di Finanza nelle sedi degli operatori mobili.

 

Per oggi, invece, l’Autorità ha convocato un’audizione con gli operatori mobili, mentre domani toccherà a quelli di telefonia fissa e alle associazioni dei consumatori.

Con queste ultime, l’Agcom cercherà di fare il punto in vista della direttiva da emanare il 22, a cui gli operatori dovranno attenersi nella messa a punto dei nuovi piani tariffari.

 

Ieri, intanto, i tecnici della Camera hanno sollevato alcuni dubbi in merito agli effetti finanziari derivanti da alcune delle norme contenute nel decreto sulle liberalizzazioni – tra cui gli articoli riguardanti i costi di ricarica – e hanno chiesto al Governo i necessari chiarimenti. In particolare, per quanto riguarda la norma che vieta agli operatori di telefonia mobile di applicare costi fissi e contributi per la ricarica di carte prepagate, la relazione tecnica del Governo sottolinea che queste misure “non comportano alcun effetto diretto sulla finanza pubblica”, per i tecnici della Camera invece “andrebbero forniti chiarimenti da parte del Governo in merito agli effetti sul gettito Iva”.

 

Le associazioni dei consumatori, intanto, insistono per estendere il decreto a tutte le maggiorazioni improprie e ai privilegi che di fatto hanno corroso in questi anni il potere di acquisto delle famiglie italiane.

Non ci sono, infatti, solo i costi di ricarica dei cellulari, ma tantissime altre sopratasse le quali vanno a gonfiare scorrettamente il prezzo di beni o servizi e non sono quasi mai incluse nel prezzo di vendita pubblicizzato.

 

“Parliamo – ha spiegato il presidente Adoc, Carlo Pileri – dei bancomat, le cui commissioni sui prelievi dovrebbero essere garantite dal costo già alto di gestione conto; del Telepass la cui ricarica viene gonfiata da supplementi ingiustificati; del ‘diritto di rivendita’ sui biglietti per spettacoli ed eventi sportivi che l’organizzatore dovrebbe provvedere a ‘scalare’ dall’incasso e che nel caso di uno spettacolo annullato non viene neanche rimborsata; del costo delle buste nei supermercati, che dovrebbero al contrario essere gratuite quando c’è il logo del negozio in quanto è il consumatore a fare pubblicità all’azienda; delle accise sulla benzina (su cui è calcolata l’Iva), che ancora ci costringono a pagare la guerra d’Abissinia e la crisi di Suez”.

 

Secondo i calcoli dell’associazione, l’eliminazione di tutte queste voci porterebbe a un risparmio quantificabile in circa 200 euro l’anno a famiglia, che si andrebbero ad aggiungere alle economie per 550 euro garantite dagli ultimi provvedimenti del Ministro Bersani in fatto di liberalizzazioni.

 

“Dobbiamo quindi premere sull’acceleratore delle liberalizzazioni – ha concluso Pileri – per una politica virtuosa che sappia risolvere la debolezza economica delle famiglie per rilanciare i consumi e riavviare davvero l’economia del paese”.

 

 

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