Spettro radioTv e gestione frequenze: il Parlamento Ue a sostegno di nuove tecnologie, contro l’accumulo di diritti e formazione di monopoli

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Parlamento europeo

L’Unione europea deve rivedere il sistema di gestione delle frequenze radiotelevisive. E’ quanto chiede una risoluzione votata ieri dal Parlamento europeo secondo la quale l’uso efficiente dello spettro radio è un fattore chiave per la crescita, la produttività e lo sviluppo dell’industria e può contribuire alla diversità culturale e linguistica e al pluralismo dei media.

 

Gli eurodeputati sostengono, quindi, l’adozione di un approccio sostenibile in Europa che promuova la concorrenza e lo sviluppo di nuove tecnologie, impedisca l’accumulo dei diritti relativi alle frequenze e la formazione di monopoli, portando vantaggi ai consumatori.

La Relazione, presentata dalla liberale britannica Fiona Hall, ha rilevato anzitutto che nell’Ue i sistemi per l’attribuzione dello spettro alle parti interessate “presentano disparità nei vari Stati membri” e che tale divergenza “…può causare ulteriori ritardi e costi“.

 

L’Ue “…avrà bisogno di orientamenti per meccanismi decisionali comuni efficienti e reattivi“, nonché di un registro europeo con il completamento, l’espansione e l’accessibilità della base dati Efis. D’altra parte, il Parlamento ha respinto “…il modello unilaterale di mercato per la gestione delle frequenze” e chiesto alla Commissione di procedere alla revisione del sistema di gestione delle frequenze, “in modo da consentire la coesistenza di diversi modelli di concessione di licenze” (amministrazione tradizionale, utilizzo senza limiti quantitativi e nuovi approcci basati sul mercato).

 

La Relazione ha chiesto che l’approccio all’uso delle frequenze adottato sinora sia adeguato per far fronte alle esigenze di una società dell’informazione che si evolve rapidamente e deve anche fornire garanzie per la prestazione di un servizio di elevata qualità e la relativa tutela del consumatore.

I deputati hanno poi evidenziato che lo spettro deve “…essere gestito in modo flessibile e trasparente“, “…contribuire alla diversità culturale e linguistica, alla libertà di parola e al pluralismo dei media” e tenere conto delle “necessità tecniche, sociali, culturali e politiche di tutti gli Stati membri”.

La gestione dello spettro non può basarsi unicamente su criteri del mercato, ma deve tener conto anche di più ampie considerazioni di natura sociale, culturale e politica. Il ricorso a meccanismi di mercato, infatti, deve anche garantire la tutela degli interessi dei consumatori e incoraggiare l’utilizzazione di prodotti e servizi innovativi.

 

Il Parlamento ha riconosciuto che il modello tradizionale continuerà ad applicarsi, “…soprattutto laddove sono in gioco importanti interessi pubblici” e ha detto di ritenere che “…l’introduzione di un approccio in materia di spettro basato sul mercato sarà quanto più efficace se fondato su un accordo consensuale sostenuto da regolamentatori, operatori e altri attori”.  

 

Ha trovato buona accoglienza anche la proposta della Commissione di adottare modelli per una gestione differenziata dello spettro, compreso il modello senza licenza che offre una maggiore flessibilità consentendo il libero accesso entro determinati limiti tecnici.

La neutralità tecnologica unitamente alla neutralità del servizio “…dovrebbero rappresentare i principi fondamentali per promuovere la concorrenza e l’Innovazione”.

In tale contesto, reputano che il metodo amministrativo di assegnazione dei diritti di utilizzo dello spettro “potrebbe essere integrato“, a livello degli Stati membri, dall’attribuzione di maggiori frequenze a usi non soggetti a licenze e, pertanto, eventualmente comuni.

 

Il Parlamento ha sottolineato peraltro che la liberalizzazione dell’utilizzo dello spettro radio “…pone vari problemi agli utenti attuali” e ha rilevato che, “data la rarità della risorsa“, dovrebbero essere assegnate adeguate quantità di spettro per far fronte ai bisogni dei consumatori e dei servizi di interesse pubblico e sottolinea la necessità di introdurre una clausola di riassegnazione delle frequenze in caso di mancato rispetto degli impegni assunti all’atto della loro attribuzione. I deputati, esortano poi gli Stati membri ad appoggiare misure di cooperazione rafforzata tra le autorità responsabili della gestione dello spettro al fine di esaminare i settori in cui l’attribuzione comune dello spettro consentirebbe l’introduzione di nuove tecnologie e servizi e il rafforzamento dei loro scambi di informazioni.

 

L’Europarlamento ha sottolineato anche il valore potenziale dello spettro liberato a seguito del passaggio al digitale (dividendo digitale) che potrebbe aumentare la disponibilità diffusa della banda larga accessibile mobile/senza fili, e l’importanza della separazione tra fornitori di infrastrutture e fornitori di servizi di comunicazioni elettroniche, nonché l’importanza di evitare la formazione di monopoli.

Concorda poi con la Commissione sul fatto che una parte del dividendo digitale dovrebbe essere destinata all’armonizzazione tecnica a livello europeo. Al riguardo, propone che, al fine di realizzare un’armonizzazione tecnologica, dovrebbero essere messi a punto standard tecnici minimi comuni per assicurare la coesistenza tecnica ed evitare le interferenze, facendo in particolare attenzione a non pregiudicare l’uso delle bande di frequenza già assegnate e alla soluzione delle dispute transfrontaliere.

 

 

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