Liberalizzazioni e costi di ricarica: indietro non si torna. Disciplina unitaria che garantisca concorrenza e tutela dei consumatori

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Andrea Lulli: 'L'applicazione della norma nei tempi previsti è possibile oltre che giusta'.

Italia


Costi di ricarica

Addio costi di ricarica: dal prossimo 4 marzo gli operatori mobili dovranno adeguarsi a quanto stabilito dal decreto sulle liberalizzazioni, senza ‘possibilità di appello’. 
L’esame presso la commissione Attività produttive della Camera del pacchetto di emendamenti al decreto, che ha anche ricevuto i complimenti dell’Ocse, ha confermato i tempi previsti per lo stop ai costi fissi aggiuntivi per le ricariche telefoniche dei cellulari, rigettando la richiesta di slittamento del provvedimento, anche solo di qualche settimana. 

Non solo, ma in virtù di uno degli emendamenti presentati, per evitare dubbi interpretativi, si chiarisce che il termine di ‘60 giorni‘ per l’entrata in vigore del comma 3 all’articolo 1 (possibilità di recesso dei contratti esistenti o trasferimento dei contratti con operatori di telefonia, di reti televisive e internet) non si applica al comma 1, che disciplina invece le nuove direttive sui costi di ricarica della carte mobili prepagate, per i quali, pertanto, resta l’obbligo dei 30 giorni di tempo per adeguarsi.
In sintesi, l’entrata in vigore dell’abolizione dei costi fissi per la ricarica delle prepagate mobili resta a 30 giorni e viene estesa anche alle ricariche per tv digitale terrestre e servizi internet.

In quanto decreto legge, l’entrata in vigore della norma resta confermata al 5 marzo e se verrà approvato il nuovo emendamento l’abolizione dei costi riguarderà, quindi, anche i costi fossi sulle card prepagate per la il digitale terrestre, fatti salvi “i vincoli di durata di eventuali offerte promozionali comportanti prezzi più favorevoli per il consumatore”, che restano esclusi dal divieto di fissare “termini temporali massimi di utilizzo del traffico acquistato”.

Sembrano quindi fugati i timori di possibili ritardi per il decreto di attuazione del ddl che impone agli operatori di telefonia mobile di abolire i costi fissi di ricarica. Voci che nei giorni scorsi avevano alimentato un’aspra polemica parlamentare e sollevato le ire delle associazioni dei consumatori. “Le osservazioni delle aziende sono irricevibili”, ha motivato Andrea Lulli, relatore al dl sulle liberalizzazioni. “Dopo averle valutate, mi hanno convinto che l’applicazione della norma nei tempi previsti è possibile oltre che giusta’. 

Obiettivo finale, piega il testo di presentazione del provvedimento: “estendere a tutti i servizi di telecomunicazione una disciplina unitaria, coerente al principio della concorrenza, che riguardi il settore nella sua complessità, rafforzando, altresì, le esigenze e le garanzie di correttezza e di trasparenza nei confronti dei consumatori”.

Al centro della discussione, anche la proposta di emendamento, avanzata da Benedetto Della Vedova, Presidente dei Riformatori Liberali e deputato di Forza Italia, per l’abolizione della tassa sugli abbonamenti dei cellulari, che secondo l’onorevole è “la vera causa della ‘bolla’ sulle ricariche telefonini”.
Di fatto, come evidenziato da della Vedova, oltre il 90% degli italiani opta per le ‘ricaricabili’ pagando il costo di ricarica ai gestori pur di non stipulare contratti di abbonamento e pagare tasse di concessione governative: “se si abolisse la tassa di concessione governativa, si sgonfierebbe la bolla”.

Per quanto l’iter di approvazione del decreto sia oggi al centro del fuoco incrociato di che vorrebbe tempo (aziende e operatori) e di chi invece vorrebbe spingere sull’acceleratore, Pierluigi Bersani, firmatario del disegno di legge, non ha dubbi: “Tenere ferma la barra sarà un risultato politico importante”, ha dichiarato il ministro dello Sviluppo Economico  che ha sollecitato i parlamentari dell’Ulivo a perseguire sulla strada tracciata senza indugi e timori. Sullo stop ai costi di ricarica il Governo non sembra voler cedere: “la nostra posizione è ferma” ha infatti sottolineato Bersani a margine di un convegno.
Anzi, si profila all’orizzonte l’ipotesi di integrare nuove misure nel ddl nel suo iter verso l’approvazione in decreto legge, sulla scia degli ‘entusiasmi’ riservati alle liberalizzazioni nel settore tlc. Il ministro non si è comunque sbilanciato, anche se si ipotizza una possibile accelerazione anche per l’eliminazione dell’obbligo di iscrizione al libro soci nelle piccole imprese o per le misure legate alla componentistica auto.

A sostenere la necessità di non rallentare nella corsa al disco verde per le nuove misure anche Dario Franceschini, capogruppo dell’Ulivo a Montecitorio, che insistendo per una rapida approvazione da entrambe le Camere, sostiene l’intenzione di creare un percorso parallelo per il disegno di legge: “Vogliamo andare in aula il prima possibile con il decreto…Ci prendiamo l’impegno di non far finire il ddl in un cono d’ombra perchè questo provvedimento si regge nella sua interezza”.

E intanto, grande soddisfazione da parte delle associazioni dei consumatori, che si dichiarano rassicurate dalle dichiarazioni di Lulli, per quanto ritengano importante mantenere alta l’attenzione per evitare che le compagnie compensino il mancato introito da costo di ricarica con aumenti selvaggi sulle tariffe.
 
“Sarebbe stata una beffa per i consumatori e un vero e proprio boomerang per il Governo se fossero state accolte le fortissime pressioni dei gestori”
, hanno commentato i presidenti Adusbef e Federconsumatori, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti.
Dinanzi alla ferma decisione del ministro Bersani di non cedere ad alcuna richiesta di rinvio, anche il Codacons si è mostrato soddisfatto.E’ un’ottima notizia per i consumatori”, ha dichiarato il presidente Carlo Rienzi. “Ora ci aspettiamo dal ministro un provvedimento che apra la strada alla restituzione di quanto pagato in piu’ negli anni dagli utenti”.

Secondo l’Adoc, tuttavia, la scarsa informazione sul possibile slittamento del provvedimento, ha provocato oltre 50.000 segnalazioni allarmate sul presunto slittamento, a fronte dei dei 1.714 mln di euro versati dai cittadini alle compagnie nel 2005 solo come costi di ricarica. “Secondo noi, ha spiegato il Presidente Carlo Pileri, questa cattiva informazione potrebbe costare cara ai tanti cittadini che potendo rimandare la ricarica, la stanno effettuando in questi giorni nella certezza di non pagarne i costi. Nostre stime quantificano in almeno 100 mln di euro la cifra che finirà nei bilanci delle compagnie solo per la cattiva informazione resa agli utenti e per la politica dell’annuncio prematuro”.  
“Tecnicamente possiamo comprendere un piccolo slittamento di un provvedimento di non semplicissima attuazione…in ogni caso non comprendiamo la cattiva informazione resa ai cittadini”.

Resta ora sul tavolo la richiesta di eliminazione della tassa di concessione governativa sugli abbonamenti telefonici.
“Per una vera liberalizzazione del settore telefonia mobile
– ha dichiarato Pileri all’indomani dell’abolizione delle commissioni sulle ricariche telefoniche – è necessario eliminare anche questa tassa che è anomala nel panorama europeo e che crea gravi distorsioni sul mercato, imponendo un balzello fiscale per niente uniforme ai principi costituzionali che vorrebbero tassazioni progressive e correlate alla capacità del contribuente”.
“La tassa fissa di 12,81 euro al mese
, sottolinea Pileri, è particolarmente odiosa per il suo carattere di regressività, essendo imposta indipendentemente dai consumi telefonici o dal reddito dell’abbonato. Ciò vuol dire che meno si consuma, maggiore è l’incidenza percentuale della tassa”.

Al Ministro Bersani l’Adoc chiede, in ultima analisi, uno sforzo aggiuntivo che contribuisca a rendere giustizia a tutti gli utenti di telefonia mobile, comprese le Pmi, anche alla luce degli effetti distorsivi sull’industria e sull’economia.