Tv digitale: ‘Sky non è un monopolista’. Camiglieri ribadisce, ‘Dalla Ue, obblighi e restrizioni mai imposti a una Pay TV’

di Raffaella Natale |

Italia


Sky Italia - sede

“…Ci sono ingiustificati pregiudizi nei confronti di Sky che viene definita ‘monopolista’, come è accaduto anche in questa sede di audizione sul Ddl Gentiloni”. Questo il parere di Tullio Camiglieri, direttore della comunicazione di Sky Italia, sentito dalle Commissioni Cultura e Trasporti nell’ambito dell’indagine sul decreto di riforma del sistema radiotelevisivo.

“La definizione – ha detto Camiglieri – è inappropriata, perché il mercato della Pay TV così come è stato delineato dalla Ue, vede la presenza di molti operatori. Sky, Mediaset, Telecom Italia e Fastweb possono considerarsi concorrenti nel mercato della Tv digitale a pagamento”.

“…Ma per noi ci sono obblighi e restrizioni – ha aggiunto il direttore della Tv satellitare – che ci sono state imposte dalla Ue dopo la fusione e sono i più gravosi mai imposti a una Tv a pagamento nel mondo intero”.

Camiglieri ha, quindi, spiegato che queste limitazioni “…non ci consentono, tra l’altro, di distribuire l’offerta su digitale terrestre dove i nostri concorrenti che ci criticano hanno fatto affari. Nessun favoritismo, noi siamo svantaggiati nella concorrenza con altri operatori pay”.

 

“Ci auguriamo  ha detto ancora Camiglieri – che il legislatore possa rimuovere questi limiti”. Sky, comunque, che non è voluta entrare nel dettaglio della legge, si è detta “…favorevole alla transizione al digitale, che va portata avanti in nome della neutralità tecnologica. Sky intende mantenere la sua posizione di osservatore”.

 

Il direttore ha, quindi, precisato che in linea di principio Sky e la capogruppo News Corporation “…non sono favorevoli all’intervento del legislatore soprattutto quando si tratta di introdurre limitazioni e/o restrizioni all’attività d’impresa privata”.

“…Ma ci rendiamo conto – ha aggiunto – che in questo caso il Governo è indubbiamente animato dall’obiettivo di attuare concretamente principi di primaria importanza”.

 

“Del resto Sky – ha detto ancora Camiglieri – è da sempre una convinta sostenitrice di un mercato aperto, pluralista e fortemente basato sulla competizione tra il maggior numero di soggetti. La filosofia del gruppo al quale apparteniamo vedrebbe con favore lo sviluppo di una pluralità di operatori diversi in grado di assicurare la più ampia possibilità di scelta al cittadino. Riteniamo infatti che attraverso una competizione reale, a 360 gradi, tra tutti i soggetti coinvolti, si possa rapidamente incrementare non solo la quantità dei servizi televisivi offerti. Guardiamo quindi con estremo interesse ad ogni iniziativa in grado di favorire – ha concluso – lo sviluppo di una reale concorrenza attraverso regole equilibrate e proporzionate, in grado di garantire una crescita armonica di questo settore”.

 

E i numeri danno ragione a Camiglieri. Giusto qualche giorno fa, lo Studio Figurelli ha ufficializzato i dati di un’indagine che fa il punto della situazione abbonamenti.

 

Dai dati raccolti è emerso che il 54% dei possessori di decoder per la Tv digitale terrestre (TDT) possiede una carta Mediaset Premium ed entro il 2008 (elaborazione ITMedia Consulting, Makno Consulting ACNielsen su dicembre 2006) i possessori di carte ricaricabili raggiungeranno gli abbonati al satellite. Sempre secondo lo Studio Figurelli, a fine 2006 su 21 milioni e 835mila famiglie, il 18,10% (3.935.000) risultano abbonate a Sky Italia, il 20,80% (4.542.000) possiedono un decoder, il 17,70% (3.858.000) lo tengono sempre collegato, l’11,30% (2.460.000) possiedono una tessera Mediaset, il 3% (654.000) una carta La7 (fonte Makno-Monitor DTT Italia-ACNielsen). Sempre a dicembre 2006, sarebbero poi oltre 1 milione e mezzo (1,680 milioni) le famiglie che seguono Premium Calcio (Mediaset), già più numerose di quelle abbonate a Sky Calcio (1,660 milioni, secondo ACNielsen).

 

Intanto Mediaset, Telecom Italia Media e in minima parte Fastweb saranno chiamati a restituire allo Stato italiano almeno una parte di quei 220 milioni erogati dal Governo Berlusconi in incentivi per l’acquisto di decoder.

Entro marzo, il Governo stabilirà l’ammontare dei rimborsi, come ha spiegato il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, sostenendo che “…il ministero quantificherà i vantaggi per le Imprese, per poi dire a Bruxelles l’entità delle multe da erogare nei confronti delle società che si sono avvantaggiate dalla vendita dei decoder”.

Nella Delibera del 24 gennaio scorso, la Commissione Ue ha riconosciuto la difficoltà ad effettuare i conteggi. Si tratta di un “compito complesso“, si legge ancora, fornendo “alcuni orientamenti circa il metodo da adottare: calcolare l’importo dei profitti supplementari generati, grazie alla misura in esame, dai nuovi servizi digitali e dalle offerte di televisione a pagamento o di pay-per-view”.

 

La Commissione ha anche spiegato che questi “profitti supplementari” andati agli operatori “…possono essere calcolati coma la quota di profitti generata dal numero di spettatori in più che l’adozione della misura di aiuto pubblica ha attirato verso l’offerta di televisione pay-per-view e verso i nuovi canali digitali”.

Ma tra questi spettatori in più, a Gentiloni spetterà l’arduo compito di individuare quelli che hanno usufruito dello sconto per l’acquisto del decoder.

In tutto questo computo, Fastweb ha un ruolo diverso, essendo stato considerato dalla Ue come operatore triple-play.

La Delibera della Ue prevede che “…una volta stimati gli utenti supplementari delle offerte di televisione a pagamento terrestre e di televisione pay-per-view”, il secondo calcolo che il Ministro dovrà fare sarà “il ricavo medio per utente (average reveneu per user)”, sempre per il periodo 2004-2005.

 

Nel 2004 e 2005, l ‘Italia ha versato rispettivamente 150 e 70 milioni di euro, per un totale di oltre 200 milioni di euro, di aiuti per comprare o affittare decoder digitali, senza notificare le misure alla Commissione. I sussidi sono stati forniti per i decoder interoperativi in grado di ricevere i programmi con la tecnologia digitale terrestre oppure gli stessi programmi ritrasmessi via cavo. Nel 2006 l ‘Italia ha notificato una nuova misura che dava contributi per l’acquisto, da parte dei consumatori di Sardegna e Valle d’Aosta, di decoder interattivi con un’interfaccia di programmazione aperta.

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