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Ricerca mobile: gli operatori si uniscono contro l’assalto delle web company

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Alle prese con il declino dei profitti legati ai servizi voce, i maggiori operatori mobili europei sono alla ricerca di nuove soluzioni che consentano loro di sopravvivere all’assalto delle web company e di assicurarsi un posto di primo piano nel nascente mercato della ricerca via telefonino.

 

Il quotidiano britannico Sunday Telegraph riporta che 7 tra i maggiori operatori mobili terranno un incontro di ‘alto livello’ a Barcellona la prossima settimana per lanciare la sfida a big del calibro di Google e Yahoo!, con un motore di ricerca pensato per la telefonia mobile.

 

Dagli Usa all’Europa, infatti, le search company continuano a siglare accordi con i costruttori per integrare i loro servizi nei cellulari e offrire agli utenti mobili non solo servizi di ricerca sui ristoranti della zona o sugli orari dei treni, ma anche nuove applicazioni e spot – mappe, email, instant messaging – sperando che un eventuale successo nel settore mobile si ripercuota anche sui servizi accessibili dal Pc.

 

Attualmente sono ancora pochi gli utenti che usano il telefonino per navigare il web – dislocati soprattutto nei mercati asiatici – ma il potenziale del mercato è enorme, anche perché i telefonini in circolazione nel mondo sono il doppio dei PC e la ricerca mobile, garantendo risultati più ‘su misura’ per le esigenze degli utenti, potrà diventare un mercato veramente attraente.

Per farsi pubblicità sul web, lo scorso anno le aziende americane hanno speso circa 5,1 miliardi di dollari, mentre sul telefonino il mercato è ancora agli albori, con spese per circa 100 milioni di dollari.   

 

Google, ad esempio, ha appena lanciato la versione beta del suo servizio Google Maps per i telefonini, che combina mappe, direzioni stradali e immagini satellitari, ha siglato – ultimo in ordine di tempo – un contratto col costruttore sud-coreano Samsung per riprodurre i suoi servizi più conosciuti sui nuovi cellulari Samsung in più di 60 paesi e un accordo di collaborazione con Vodafone per sviluppare servizi innovativi di ricerca dai cellulari

Per quanto riguarda Yahoo!, al CES di Las Vegas ha presentato Yahoo! Go 2.0, un portale internet integrato adattato alla navigazione internet dal cellulare scaricabile su più di 70 modelli di cellulari dei maggiori produttori che sarà integrato direttamente su alcuni modelli Motorola (Motorazr V6 e V3xx). Anche la società di Sunnyvale, inoltre, ha siglato un accordo con Vodafone per diventare suo partner pubblicitario esclusivo in Gran Bretagna. L’iniziativa dovrebbe partire nella prima metà del 2007.

 

Microsoft, da canto suo, ha acquistato recentemente una piccola società –  la parigina MotionBridge, che include tra i suoi clienti Sprint Nextel e Orange – specializzata nella ricerca all’interno dei portali mobili.

 

Per rispondere a questo assalto, è essenziale un approccio congiunto dell’industria mobile la quale, finora, ha cercato di arrotondare i profitti puntando su servizi come l’invio di foto e la Tv mobile, che non hanno ancora raggiunto il successo preventivato.

 

Che il 2007 sarà l’anno della ricerca mobile, lo confermano anche le dichiarazioni del Ceo di Google Eric Schmidt, secondo cui, comunque,  i ritorni economici di queste strategie non si vedranno prima del 2008.

“Il nostro attuale modello – ha detto Schmidt – è di utilizzare messaggi di testo mirati e abbiamo le prove che i profitti di questi spot sono molto alti”.

Schmidt ha confermato che la società sta investendo molti soldi nelle tecnologie mobili sia per la costante crescita delle vendite, sia per la portata del business.

 

Secondo l’analista Peggy Anne Salz, “la ricerca mobile è sicuramente un potente mezzo per generare valore per tutti gli attori della catena, dagli operatori ai fornitori di contenuti ai pubblicitari”.

 

Se però gli operatori lasceranno tutto in mano alle web company, il business potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, dal momento che, se da un lato sembra inevitabile aprire la porta alle società internet per far leva sull’appeal di marchi noti al grande pubblico del web, dall’altro essi rischiano di perdere il contatto diretto con gli utenti e con i profitti legati agli schemi pay-per-click e pay-per-call.

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