Antitrust: Sony e Bertelsmann presentano alla Ue versione aggiornata di richiesta joint-venture

di Raffaella Natale |

Unione Europea


Sony - sede

SonyBMG e le due società che la controllano, la giapponese Sony e la tedesca Bertelsmann, hanno deciso di presentare alla Commissione europea una versione aggiornata della richiesta di approvazione di una joint-venture.

 

Lo ha reso noto la Commissione. Il termine entro il quale la Ue dovrà decidere se approvare l’iniziativa, che porterebbe alla nascita del secondo gruppo al mondo nel campo della musica, è il primo marzo.

Entro questa data, la Commissione potrà decidere se autorizzare l’accordo, chiedere alle aziende di dare delle garanzie di concorrenza o aprire un’accurata inchiesta che potrebbe durare mesi.

 

In una sentenza del 13 luglio 2006, il Tribunale di prima istanza della Ue, sotto la pressione delle etichette indipendenti, ha rimesso in discussione l’OK alla fusione tra le due case discografiche deciso nel 2004.

Secondo la Corte, quella decisione sarebbe da rivedere per evitare posizioni dominanti. La Commissione non avrebbe analizzato bene le conseguenze di questa megafusione e l’impatto reale sul mercato discografico. L’Antitrust della Ue sarebbe stato troppo lassista e dovrà quindi riesaminare il dossier in questione.

 

Ricordiamo che la fusione tra Sony Music e BMG ha creato una tra le più grandi case discografiche al mondo, seconda solo al leader del settore Universal Music.

 

Secondo le ultime cifre pubblicate dalla Federazione internazionale dell’industria fonografica (IFPI), nel 2004 SonyBMG deteneva una fetta di mercato del 21,5% e Universal Music Group del 25,5%.

Questa fusione tra Sony Music e BMG faceva passare il mercato da 5 a 4 major: Universal Music, SonyBMG, EMI e Warner Music.

 

Questa decisione del 13 luglio scorso è stato come un fulmine a cielo sereno per l’industria discografica. Rappresenta una vittoria per le etichette indipendenti riunite nel sindacato Impala, che ha adito la Corte Ue di Giustizia per riproporre il caso e far pesare come una fusione di questo genere avrebbe potuto danneggiare un mercato in fase di consolidamento.

La presa di posizione del sindacato ha rallentato anche le trattative tra EMI e Warner Music Group.

 

A fine giugno le due case discografiche hanno deciso di mettere da parte i progetti, temendo una maggiore severità della Ue davanti all’ennesima fusione tra colossi della musica.

 

Nei primi mesi del 2006, EMI e Warner Music hanno lanciato delle reciproche offerte d’acquisto, che però sono state respinte.

Ma pare che adesso Edgar Bronfman, CEO di Warner Music, abbia deciso di riavviare la macchina.

Il 27 settembre scorso, rivelava al Times d’essere ancora interessato a EMI e che avrebbe riaperto le trattative a settembre e contattato, da Londra a New York, gli azionisti della casa discografica inglese.

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