Web 2.0, libertà di espressione, dignità personale. Si terrà a Roma la Conferenza sulla carta dei diritti del web

di Alessandra Talarico |

Gentiloni sul suo blog: ‘Niente muraglie cinesi’.

Italia


Time

L’anno che sta per finire ha sancito la piena maturità della rete come valido strumento di informazione, di intrattenimento, di aggregazione sociale ma sono tanti e importanti ancora gli argomenti di dibattito sul suo futuro: dalla governance, ai diritti e ai doveri di utenti sempre più protagonisti del suo sviluppo.

Anche la rivista Time quest’anno, pubblicando in copertina un computer con uno specchio al posto dello schermo, ha sancito la centralità del popolo degli internauti, simbolo dell’anno che sta per chiudersi e fulcro dell’esplosione della “democrazia digitale”.

Parafrasando il Time, che dopo Bill e Melinda Gates e Bono Vox per il 2005, ha assegnato al popolo del web il titolo di ‘persona dell’anno’, internet è uno strumento di comunicazione che “mette insieme i piccoli contributi di milioni di persone e li trasforma in qualcosa che conta”.

Il 2006, infatti, ha celebrato il cosiddetto web 2.0, cioè quel nuovo approccio alla rete reso famoso proprio da siti come Digg, Flickr, YouTube o del.icio.us, che hanno portato al successo definitivo il concetto di community, esaltando la natura sociale e partecipativa della rete.

“Siamo di fronte – si legge ancora su Time – a un’esplosione di produttività e innovazione e non siamo che all’inizio dal momento che milioni di menti che sarebbero altrimenti destinate all’oscurità sono catapultate nella economia intellettuale globale”.

Ma attenti – ammonisce infine il Time – “il Web 2.0 è un esperimento sociale, e come tale potrebbe anche fallire. Non esiste una roadmap…ma il 2006 ci ha dato qualche idea e l’opportunità di costruire una nuova consapevolezza internazionale, non da politico a politico, da grande uomo a grande uomo, ma da persona a persona”.

Il web di seconda generazione, tuttavia, necessita di “un sistema di regole condivise” che siano “la più solida garanzia per le libertà digitali e per la tutela dei diritti di tutti”.

Questo è il pensiero del Sottosegretario all’Innovazione Beatrice Magnolfi, annunciando che si terrà a Roma, nel prossimo mese di maggio, una Conferenza internazionale sulla Carta dei diritti e dei doveri della rete.

Nel corso del Forum sulla governance di internet che si è tenuto a ottobre ad Atene, l’Italia ha sostenuto la validità di un approccio “multi-stakeholder”, sottolineando che internet deve appartenere a tutti e la sua gestione non può prescindere da un metodo democratico, inclusivo e centrato sugli utenti.

Oltre a porre con forza una questione di metodo, il nostro Paese ha posto l’accento sulla necessità di definire una Carta dei diritti e dei doveri di internet, offrendo la propria disponibilità ad ospitare e gestire un dibattito internazionale.

A conferma dell’impegno dell’Italia su un tema così delicato e che ha visto contrapposti per molti mesi gli Stati Uniti e il resto del mondo alla ricerca di un equilibrio che è di fatto rimasto immutato, alla fine di agosto è stato creato il Comitato sul futuro di internet composto da otto tra i massimi esperti italiani di Internet che coadiuveranno il Ministro per le riforme e le innovazioni nella Pubblica Amministrazione Luigi Nicolais e il Governo nella elaborazione delle linee guida inerenti alle grandi tematiche di internet.

“Il Governo guarda con attenzione al tema delle regole della rete” ha spiegato la Magnolfi, soprattutto dopo i recenti fatti di cronaca che hanno visto internet protagonista, suo malgrado, del dibattito sul bullismo visto che ormai è quasi una tragica moda mettere in rete violenze e bravate di ogni sorta.

“Siamo convinti – ha aggiunto la Magnolfi – che nella rete di seconda generazione, in cui i contenuti sono sempre più frutto dell’iniziativa degli utenti, con livelli bassi o inesistenti di intermediazione, insieme alla libertà di esprimere il proprio pensiero, deve crescere anche la responsabilità personale delle azioni che si compiono”.

Secondo la Magnolfi, gli attuali strumenti legislativi sono inadeguati e bisogna studiarne di nuovi – stabiliti e approvati a livello internazionale – che siano in grado di tutelare sia “la libertà di espressione che la dignità personale”, in special modo di chi viene oltraggiato due volte: la prima con la violenza subita, la seconda con la ridicolizzazione e mercificazione della stessa sul web.

“La libertà della rete non è in discussione – ha concluso la Magnolfi – ma nell’era del web 2.0 mettere a punto una “carta” di regole condivise rappresenta la più solida garanzia per la tutela dei diritti di tutti”.

A proposito di tutela dei diritti degli internauti e della frenesia censoria che sembra cogliere molti di fronte ad avvenimenti che restano comunque gravi e vanno in qualche modo stigmatizzati, il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha fatto riferimento sul suo blog alla sentenza emessa dal tribunale di Aosta nei confronti di Roberto Mancini ex vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti della Valle d’Aosta, curatore di un blog che ha fatto registrare in 15 mesi oltre 85.000 contatti.

Mancini è stato condannato per diffamazione poiché il tribunale ha equiparato i gestori dei blog ai responsabili delle testate giornalistiche e quindi ha applicato nei confronti del giornalista le responsabilità (tipo omesso controllo in caso di diffamazione) previste dalla legge sulla stampa del 1948.

In un post dal titolo “Niente muraglie cinesi”, Gentiloni amplia la sua riflessione su temi molto attuali: “capisco l’allarme sociale creato dalla presenza nella rete di contenuti violenti, illegali, pericolosi per i minori ma non capisco come questo allarme possa tradursi nella tentazione di “controllare” o “filtrare” la rete. La questione viene discussa da anni in diverse sedi internazionali e dalla discussione sono fin qui emerse alcune conclusioni che mi sembrano valide per tutti i paesi liberi”.

Secondo il ministro, “non è possibile imporre blocchi o filtri centralizzati: sarebbe politicamente sbagliato, oltre ad essere tecnicamente assai poco praticabile”.

Bisogna piuttosto promuovere l’importanza del web e la necessità di rispettare alcuni principi universalmente condivisibili quali la condanna dell’incitamento “all’odio, alla violenza e al razzismo; il rispetto delle culture, delle religioni e delle minoranze; la tutela dei minori”.

Un processo in cui nessuno deve sentirsi escluso e che deve comunque vedere in prima fila i provider, “per rendere più efficace l’intervento repressivo quando vengono segnalati siti penalmente illegali”.

I pericoli della rete, insomma, si combattono con l’educazione e la crescita della coscienza civile, nonché con misure efficaci che prevengano e sanzionino gli illeciti penali e non, ha concluso Gentiloni, “con illusorie muraglie”.

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