No, non è la BBC. Futuro della Rai, Contratto di Servizio e qualità dei programmi al convegno di Eurovisioni 

di di Giacomo Visco Comandini |

Italia


Convegno Eurovisioni - Eutelsat

La garanzia della qualità nel servizio pubblico televisivo, l’impegno primario da parte del governo per lo sviluppo del digitale del Paese, il rinnovo della convenzione tra Presidenza del Consiglio  e Rai International.

Questi i punti cruciali emersi nel corso del convegno Il nuovo Royal Charter della BBC che si è tenuto a Roma alla Casa del Cinema. Promosso da Eurovisioni, il convegno ha rappresentato, come di consueto, un importante incontro dei maggiori rappresentanti del settore televisivo nazionale.

L’iniziativa, che ha che ha segnato il ventesimo compleanno del Festival Eurovisioni, è stata l’occasione per la presentazione della nuova Royal Charter della BBC, l’agreement firmato tra il broadcaster pubblico inglese e la Corona e della durata decennale, dal prossimo 1 gennaio 2007 sino al 2016.

 

Nella sua introduzione alla sessione Cittadini, televisione e servizio pubblico Raffaele Barberio, direttore di Key4Biz, ha sottolineato l’importanza della nuova Royal Charter della BBC, come appuntamento decennale nella storia del broadcaster britannico, un appuntamento peraltro articolato in un lungo processo di consultazione pubblica: “…Ritengo che l’approvazione della Royal Charter della BBC sia una circostanza importante per il mondo dei broadcaster europei nel loro complesso. Il convegno odierno è a ridosso di una data egualmente importante per la RAI, dal momento che tra pochi giorni ci sarà il rinnovo del Contratto di Servizio tra Rai e Ministero delle Comunicazioni. Da qui l’utilità di questo convegno di Eurovisioni che offre un confronto pubblico su questi temi ad una platea, anzi ad una tribù di addetti ai lavori molto professional…

 

Speriamo di non essere una tribù in via di estinzione – ha prontamente ribattuto  Luciana Castellina, Vice Presidente di Eurovisioni, nel suo saluto di apertura – Sono venti anni  che ci battiamo per salvaguardare il servizio pubblico dall’ondata di privatizzazioni che ha investito il paese. (…) Oggi il servizio pubblico è insidiato dalle regole del mercato competitivo mondializzato che porta in ribasso la qualità dei servizi sia della televisione pubblica che di quella privata. Questa è una situazione del tutto drammatica. E oggi parliamo della BBC perché è ancora una realtà da prendere ad esempio…”

 

Ha preso poi la parola Pierluigi Malesani, Direttore Prix Italia Rai: “…Un recente convegno tenutosi a Venezia qualche tempo fa aveva per titolo “Fa la differenza il servizio pubblico rispetto alle altre televisioni?“(…) …Con un punto interrogativo finale. Abbiamo deciso di togliere il punto interrogativo in quanto il servizio pubblico deve marcare la differenza rispetto al servizio commerciale: è una differenza che si deve vedere e riconoscere chiaramente…“.

Malesani si è poi soffermato sulla funzione rigenerativa della Royal Charter nei confronti del broadcaster pubblico britannico. ” …(la Royal Charter ) non è solo un processo amministrativo, né il frutto di un dialogo tra il solo il governo e l’ente concessionario (…) Con la firma del Royal Charter la BBC rinnova ogni dieci anni il proprio ruolo, ponendo ad ogni scadenza in discussione se stessa e le sue stesse ragioni di esistenza. È immersa in un bagno rigeneratore fin dalle sue fondamenta (…) Per questo i cittadini britannici considerano la BBC come un vero servizio pubblico, al riparo da qualsiasi intromissione di altri soggetti, quali i partiti o lo Stato…

 

E’ stata quindi la volta di Matteo Maggiore, Head of EU and International policy della BBC, che ha aperto i lavori con un intervento descrittivo ed analitico dei caratteri fondamentali e delle novità della Royal Charter, definendo il processo di approvazione come un  “… esercizio salutare per il servizio pubblico” 

Il valore aggiunto della BBC, secondo Maggiore: “…è stata la capacità di guadagnarsi una fiducia sentita e sincera da parte dei cittadini (..) Per queste ragioni è necessario che siano rivisti e discussi ogni dieci anni tutti i caratteri del servizio pubblico in occasione del rinnovo della Royal Charter(…)

Quali i contenuti che caratterizzano il servizio pubblico britannico? “..Il rispetto di valori culturali alti, l’immagine metaforica è quella delle vette himalayane…è lì che deve innalzarsi il valore culturale delle trasmissioni del servizio pubblico – ha aggiunto  Maggiore – è lì che deve inequivocabilmente puntare il servizio pubblico (…) Il prodotto finale della BBC deve rispettare cinque caratteristiche principali: deve essere High Quality, Challenging, Original, Innovative, Engaging (…)” .

“Si sottolinea spesso che Il canone inglese sia tra i più cari d’Europa – continua Maggione –  ma ciò permette alla BBC di poter raggiungere nuovi  obiettivi creativi (…)  la BBC deve innanzitutto fare le cose che gli altri non possono o non sanno fare, perché se alcune cose le possono far tutti, non è necessario che le faccia la BBc, mentre invece il servizio pubblico deve sempre poter sperimentare nuovi linguaggi e nuovi modi di comunicare…certo abbiamo anche altri introiti derivanti dal mercato, ma con una netta separazione: ciò che è finanziato dal mercato non ha alcun supporto economico attraverso il canone e viceversa…”.

La nuova Royal Charter ha evidenziato il delicato problema di governance della BBC: “…è stato creato un ente separato, un Trust, indipendente dal management dell’azienda – ha concluso Maggiore – Esso lavorerà assieme al regolatore, difendendo l’indipendenza del servizio pubblico e gli interessi dei cittadini che pagano il canone…“.

 

E’ poi intervenuto Carlo Rognoni, membro del Consiglio di Amministrazione della Rai, che ha parlato della riforma del sistema Rai e del rapporto tra servizio pubblico televisivo e cittadini: “…La forza della BBC è il suo rapporto coi cittadini e fa sì che l’indipendenza del servizio pubblico sia vista come un benefit da tutti i partiti politici (…)  Oggi in Italia persiste un controllo partitico del sistema televisivo (…)  La Rai deve invece accettare il principio di governare nell’interesse generale…e il servizio pubblico deve essere un motore che capace di trascinare l’innovazione tecnologica e di  garantire la massima pluralità e libertà a tutti in una società frammentata e faziosa come quella in cui oggi viviamo…“.

Dobbiamo gestire con attenzione – ha aggiunto Rognoni –  la transizione al digitale terrestre…Dobbiamo evitare che si ripropongano i difetti che abbiamo registrato con l’analogico, con la creazione di un duopolio televisivo e di cui ci viene difficile liberarci (…) C’è poi il problema delle frequenze…Per il futuro immagino un grande operatore nazionale in cui nessun broadcaster abbia più del 20% della capacità trasmissiva totale (…) Credo sia anche il caso che si pensi alla restituzione delle frequenze digitali rimaste inutilizzate dagli operatori che le hanno precedentemente acquistate…

 

Ha preso poi la parola Giancarlo Innocenzi Botti, Commissario AGCOM, che  ha sottolineato la necessità di considerare gli utenti televisivi “…innanzitutto come dei cittadini, piuttosto che dei consumatori “.

Dobbiamo distinguere  ha continuato Innocenzi Botti – se il servizio pubblico sia un oggetto di vincoli e regolamenti, oppure un soggetto che traini la riforma del sistema televisivo (…) Personalmente, sono un fautore del ruolo centrale del servizio pubblico come soggetto capace di rispecchiare e far crescere  il profilo  socio-culturale del Paese (…)”.

 

In tutti gli interventi si è sottolineata l’importanza della qualità dei programmi, auspicando un rallentamento del progressivo impoverimento delle programmazioni. E sulla misurazione della qualità del  prodotto televisivo è intervenuto Gianni Celata, Professore di Economia dell’Informazione e della Comunicazione dell’Università di Roma: “…Nel 2003 abbiamo realizzato assieme a Francesca Medolago Albani un modello basato su algoritmo matematico idoneo alla misurazione quantitativa della qualità (…). Siamo partito dal modello del Total Quality Management, il quale è stato rivisto sulla base della specificità dell’impresa televisiva. (…) Nella matrice abbiamo inserito ed incrociato 240 variabili, ognuna con un peso diverso…il risultato è stato quello di un nuovo strumento di misurazione di proprietà della Rai e sarebbe auspicabile che la stessa Rai ne facesse uso…

Celata ha concluso con una piccola provocazione, con riferimento alla prossima scadenza istituzionale che regola i rapporti tra Rai e Ministero delle Comunicazioni: “…Non credo che la qualità sia comprimibile in un Contratto di Servizio, essa deve far parte del Dna e della cultura di una organizzazione industriale…tanto più se si tratta di un’industria culturale…” .

 

Erik Lambert, consulente Telecom Italia in ambito televisivo, ha sottolineato  il carattere multicanale dell’offerta della BBC e il suo successo nel mercato della convergenza: “…Il sito web della BBC è il più visitato del Regno Unito, la BBc è inoltre prima per il numero di accessi sui propri servizi di Tv mobile e nel segmento del Video On Demand (…) La BBC è un esempio su come il servizio pubblico possa e debba reggersi…”.

 

Secondo Roberto Natale, componente della Giunta della Federazione Nazionale della Stampa, dal modello britannico deve essere colto ben più di un semplice spunto: “…dobbiamo guardare la BBC con invidia giustificata, ma creativa (…) Perché non trasformare l’approvazione del prossimo Contratto di Servizio della Rai in una trasformazione pubblica?”.

Natale ha auspicato che la futura approvazione del Contratto  “…non si trasformi in una consultazione tra due stati maggiori, quello del Ministero delle Comunicazioni e quello dei vertici RAI….Serve un metodo di coinvolgimento largo, in cui siano convocate anche le rappresentanze della società civile…“.

 

Si è poi passati senza soluzione di continuità alla seconda Tavola Rotonda della mattinata, dal titolo Il servizio pubblico via satellite in Europa e nel mondo: servizio per i cittadini all’estero o promozione dell’immagine del paese nel mondo?

In questo caso, il focus si è spostato sulla rappresentazione del sistema Italia all’estero e sul ruolo che televisione e comunicazione elettronica possono avere per un’azione di supporto allo sviluppo del paese ed alla sua rappresentazione internazionale.

 

Corradino Mineo, neo Direttore di Rai News 24 ha subito sottolineato come: “…Tutte le televisioni all-news hanno una fortissima identità. Pensiamo ad Al Jazeera International che ha un modo di fare informazione che rivela una visione del mondo rovesciata rispetto a ciò che viene dato da altre emittenti internazionali…”.

Mineo ha riportato i caratteri organizzativi di una realtà francese come la all-news France24, canale che sarà lanciato il prossimo dicembre 2006 con una redazione di 170 giornalisti e che trasmetterà in diverse lingue, innanzitutto francese, quindi inglese e arabo, poi, a seguire, anche in spagnolo, evidenziandone il differente contesto di risorse riconosciute rispetto alla realtà italiana.

Parlando dell’esperienza di Rai News 24, Mineo ha sottolineato come sia “…significativo che la nostra redazione lavori 24 ore su 24 ore. La nostra produzione oggi è in italiano, ma traduciamo alcune parti di palinsesto anche in arabo per RAI MED, l’emittente satellitare della RAI che raggiunge il Maghreb e tutto il Medio Oriente.” 

Il nostro obiettivo  – ha aggiunto – è di costruire un modo italiano di raccontare il mondo. Necessitiamo però di investimenti per costruire e realizzare gli ambiziosi progetti in cantiere..”.

 

Sulla trasmissione satellitare e sulle sue opportunità è intervenuto subito dopo Paolo Dalla Chiara, Responsabile Relazioni Esterne di Eutelsat che ha insistito sul rapporto tra il satellite e servizio pubblico. ” Rai News 24 – ha detto Dalla Chiara – dovrebbe diventare il canale news principale per la Rai sul satellite”.

“Il satellite –  ha proseguito Dalla Chiara – è stato da sempre parte del servizio pubblico negli anni ’80 prima con Olympus poi con Hot Bird 1.

Altro tema su cui si è soffermato Dalla Chiara è stato quello della multicanalità. “… il satellite può rappresentare la soluzione per decongestionare le frequenze terrestri...il satellite può fare molto sia per soddisfare la domanda di contenuti televisivi di qualità degli italiani all’estero sia per la diffusione di programmi di informazione regionale all’interno del nostro Paese, una diffusione  cui la RAI è tenuta in base al Contratto di Servizio“.

 

E’ seguito quindi l’intervento di Giacomo Mazzone, Direttore Audit Strategico UER, che ha compiuto un intervento di carattere tecnico, con un excursus sullo stato dell’informazione internazionale sulle televisioni europee: “…In Francia abbiamo Tele 5, un canale sottotitolato in francese per valorizzare le modalità di apprendimento da parte delle comunità di immigrati.  E a  dicembre partirà il grande progetto di France 24 (…) In Spagna abbiamo Canal 24 Horas che si rivolge alla grande platea degli ispanofoni (…)  In Germania vi è Deutsche Welle, un canale di proprietà delle televisioni pubbliche del Paese, rivolto alle comunità tedesche all’estero, ma anche un importante veicolo della cultura germanofila…l’Italia ha bisogno di ispirarsi a questi modelli e non ha che l’imbarazzo della scelta per i contenuti da offrire a tutto il mondo…“.

 

I lavori sono stati chiusi da Ricardo Franco Levi, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria e all’Informazione,  che ha confermato il rinnovo della Convenzione che lega la Presidenza del Consiglio e Rai International “…entro la fine dell’anno“.

Levi si è soffermato sulla necessità di “…ridefinire la missione della Rai sul mercato internazionale e portare al mondo la miglior offerta televisiva italiana, non lavorando di stretta misura sulle comunità di emigrati all’estero (…)  Per far ciò dobbiamo veicolare un forte contenuto di informazione sull’Italia, senza scordarci di inserirla all’interno del più grande panorama europeo e mondiale (…) Dobbiamo accentuare la promozione del Made in Italy  e della lingua italiana, patrimonio che il nostro Paese non ha ancora pienamente sfruttato…“.

Levi ha infine ricordato che una condizione posta alla RAI per il rinnovo del Convenzione è quella : “…di assicurare che il segnale di Rai International possa essere captato, oltre che  nel resto del mondo, anche in Italia“.

 

 

27 novembre 2002 – 27 novembre 2006

      

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