Tlc: la Ue pronta a rimuovere almeno un terzo dei mercati soggetti a regole ex-ante

di Alessandra Talarico |

La Reding ribadisce la necessità di un'Authority europea e di un'agenzia Ue per lo spettro.

Unione Europea


Viviane Reding

La liberalizzazione dei mercati delle telecomunicazioni in Europa è “una storia di successo”.

Cosi il Commissario Ue ai media e alla società dell’informazione Viviane Reding ha introdotto il suo discorso alla conferenza Ecta (European Competitive Telecommunications Association) del 16 novembre.

 

A oggi, il 94% degli europei possiede un cellulare, ma paga per gli stessi servizi, il 30% in meno del 1996. La diffusione della banda larga, tecnologia chiave per una società basata sulla conoscenza, cresce rapidamente, con 70 milioni di linee, in aumento del 40% tra giungo 2005 e giugno 2006.

 

È chiaro dunque che “l’ambiente legislativo europeo – col suo approccio pro-competitivo – sta incoraggiando l’innovazione e stimolando gli investimenti sia dei new entrant che degli incumbent”, ha sottolineato la Reding.

  

La Reding ha comunque dichiarato che la prossima primavera la Commissione europea rivaluterà la sua raccomandazione sui mercati rilevanti in Europa.

“La Commissione europea è pronta a rimuovere almeno un terzo dei mercati soggetti all’imposizione di regole ex-ante”, ha spiegato il Commissario, aggiungendo di star lavorando a stretto contatto con il commissario alla Concorrenza Neelie Kroes“per rivedere la Raccomandazione sui mercati rilevanti” , risalente al 2003.

La Reding ha quindi ribadito “la necessità di muovere un passo decisivo verso il completamento del mercato interno” e di garantire una “maggiore coerenza ed efficacia nell’applicazione degli obblighi nel mercato interno”.

In questa prospettiva, ha spiegato, “la Commissione ha proposto di estendere il proprio controllo sulle analisi di mercato anche ai rimedi”, cioè agli obblighi che le Autorità nazionali possono imporre agli operatori del mercato per garantire la competitività del settore.

 

Un discorso molto lungo e articolato quello della Reding, che ha posto l’attenzione sul fatto che bisogna fare ancora molti sforzi perchè l’implementazione dell’attuale framework sia portata a compimento e perché ciò avvenga, la revisione del quadro normativo dovrà continuare a puntare su 3 obiettivi: un uso più efficiente dello spettro, una regolamentazione più leggera ma più efficace, una maggiore promozione della concorrenza e degli investimenti nei mercati.

  

“Lo spettro radio – ha spiegato il Commissario – è un’importante opportunità per gli investimenti” e bisogna perciò poterlo usare in maniera più funzionale.

Non a caso, il settore delle telecomunicazioni mobili – dove l’uso dello spettro è molto efficace – è quello in cui si registra una maggiore competizione tra gli operatori.

  

Il valore totale dei servizi che usano lo spettro è di circa 200 miliardi di euro, mentre le comunicazioni mobili rappresentano il 2% del PIL europeo.

  

Le decisioni sull’uso dello spettro, secondo la Reding, dovrebbero essere prese da chi lo spettro lo utilizza e a questo proposito, il Commissario propone 3 misure concrete per dare maggiore potere ai player del mercato.

Prima di tutto – dice – bisogna “rafforzare l’uso dei principi di neutralità” sia per quanto riguarda la tecnologia che i servizi.

La revisione del framework comunitario dovrebbe quindi fare in modo di abbattere le barriere di accesso allo spettro e di dare agli utenti “maggiore libertà di decidere quale tecnologia usare e quale servizi offrire”.

Certo, ha continuato, “alcune condizioni tecniche dovrebbero rimanere” così che gli utenti possano “coesistere senza causare mutue interferenze”.

Essenziale è inoltre “introdurre lo scambio dello spettro nella Ue in bande selezionate decise a livello europeo” e proporre una maniera per “raggiungere un’autorizzazione comune per servizi a dimensione pan-europea”.

  

C’è bisogno dunque, secondo la Reding, di discutere l’opportunità di introdurre l’idea di una “agenzia europea per lo spettro”, non tanto per trasferire i poteri da una parte all’altra per raggiungere una gestione più efficace.

  

Lo stesso discorso vale per la regolamentazione.

Partendo dalla constatazione che c’è un effettivo bisogno che le Authority nazionali si concentrino più nella sostanza che sulle procedure, la Reding torna a ribadire la necessità di porre fine al “ping pong” tra i regolatori nazionali e la Commissione europea, e l’unico modo per farlo è quello di creare “un’Autorità indipendente che lavori insieme ai regolatori nazionali, sul modello del del Sistema europeo di banche centrali”, composto dalle banche centrali nazionali (BCN) e dalla Banca centrale europea (BCE).

  

“In un simile sistema – ha spiegato la Reding – i regolatori nazionali continuerebbero ad agire come punti di contatto diretti con gli operatori e potrebbero analizzare direttamente il mercato”.

  

Allo stesso tempo, un ente europeo, indipendente dalla Commissione e dai governi nazionali potrebbe garantire la corretta applicazione delle regole europee in tutti gli Stati membri attraverso linee guida e, se necessario, direttive.

  

“Il mio obiettivo è quello di permettere ai regolatori a livello nazionale e comunitario di focalizzare le risorse su questioni di sostanza più che sulle procedure”, ha spiegato il Commissario, sottolineando che “soprattutto, abbiamo bisogno di maggiore consistenza ed efficienza nell’applicazione dei rimedi per evitare distorsioni della competizione sul mercato interno”.

  

Il terzo punto al vaglio della Commissione nell’ambito della revisione del framework, riguarda invece la definizione dell’approccio migliore per raggiungere adeguati livelli di investimento e competizione in quei mercati dove è ancora necessaria una regolazione ex ante specifica.

  

Le attuali normative europee sono basate sul concetto che, dando ai competitor accesso alle reti dell’operatore dominante, i new entrant inizieranno a generare profitti, a investire e a realizzare nuove infrastrutture.

  

Queste ultime, in particolare il cavo, sono essenziali per la crescita della banda larga: “in tutti e sei Stati in cui la banda larga ha superato una penetrazione del 20%, le infrastrutture via cavo hanno un’importante quota di mercato”.

  

Un altro aspetto da valutare per quanto riguarda gli investimenti è il fatto che sì, essi sono influenzati dalle regole, ma anche dal contesto economico e geografico del singolo Paese (PIL, reddito pro-capite, penetrazione dei Pc ecc).

  

Un terzo e molto importante aspetto, riguarda infine il fatto che, nonostante una graduale diminuzione delle loro quote, gli incumbent continuano a dominare il mercato del DSL.

  

Per quanto riguarda invece la separazione strutturale tra l’offerta di servizi e le infrastrutture, si tratta di un’opzione non contemplata tra i rimedi per il mercato telecom ma che, alla luce dell’esperienza britannica, “potrebbe rispondere a molti problemi di concorrenza”.

La Reding crede invece in una “via europea alla separazione strutturale”, senza ricorrere a soluzioni radicali come quella messa in atto dai regolatori statunitensi negli anni ’80, ricordando che il termine ‘separazione strutturale’ viene usato per indicare cose diverse: separazione legale con le strutture di gestione; separazione funzionale delle strutture organizzative e di gestione nelle società intergrate verticalmente; separazione contabile di attività specifiche in gruppi integrati.

“Credo che la separazione funzionale potrebbe servire a rendere la competizione più efficace in un ambiente in cui si stima che la competizione basata sulle infrastrutture non si svilupperà in tempi ragionevoli. Potrebbe dunque essere un rimedio in casi specifici”, ha detto la Reding che ha però sottolineato che “non è certo una panacea e bisogna fare molta attenzione ad analizzare i casi individuali”.  

 

Un altro aspetto preso in considerazione dalla Reding è quello degli investimenti nelle reti di nuova generazione (NGN – New Generation Networks).

  

Secondo molti operatori, l’attuale contesto regolatorio scoraggia gli investimenti ad ‘alto rischio’ nelle nuove tecnologie.

La Reding, pur riconoscendo che alcuni incumbent si trovano sotto pressione a causa delle sfide economiche e degli sviluppi tecnologici come il VoIP, crede fermamente che la risposta a queste sfide risieda nella creazione di “modelli di business nuovi e più riusciti e, certamente, non nella protezione della competizione da parte dei regolatori”.

  

“Ogni passo in quella direzione – ha aggiunto – sarebbe un passo indietro e aprirebbe la strada a prezzi più alti e a meno scelta per i consumatori”.

  

Per quanto riguarda in particolare le reti NGN, come le reti in fibra ottica, realizzate dagli incumbent, bisogna che le Autorità nazionali bilancino le necessità per la competitività a breve e a lungo termine.

“In altre parole – ha spiegato la Reding – si devono assicurare prezzi equi per i consumatori e i new entrant oggi, mantenendo gli incentivi per gli investimenti nelle reti e per una competizione più sostenibile domani”.

  

Alcuni operatori hanno in realtà compreso che è nel loro interesse offrire accesso alle loro reti in fibra, come metodo per condividere i coisti e i rischi degli investimenti sostenuti.

La migliore soluzione, dal punto di vista regolamentare, sarebbe quindi rappresentata da “accordi di accesso volontari tra gli operatori”.

  

“Il mio obiettivo – ha quindi concluso la Reding – è quello di completare l’apertura del mercato interno alla competizione trans-frontaliera e a servizi pan-europei, offerti sia dai new entrant che dagli incumbent”.

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