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Banda larga essenziale come l’acqua. Lo dice un rapporto ONU

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La banda larga è una tecnologia talmente importante per le aziende e i privati cittadini da essere paragonabile all’energia elettrica e all’acqua.

Lo sostiene un rapporto delle Nazioni Unite – Information Economy Report 2006 – secondo cui i Paesi in via di sviluppo, dove l’accesso è limitato dalla mancanza di infrastrutture, soffrono un netto svantaggio competitivo rispetto ai Paesi industrializzati.

 

La banda larga permette non solo ai cittadini di accedere a una serie di servizi ormai essenziali, ma anche alle aziende di innescare processi di business più sofisticati e di offrire un’ampia gamma di servizi attraverso internet, massimizzando i vantaggi delle tecnologie ICT.

 

L’uso della banda larga , spiega il rapporto, “aumenta direttamente la competitività e la produttività, con un impatto positivo sulla crescita macroeconomica”.

Secondo i dati dell’ONU, la banda larga contribuirà per centinaia di miliardi di dollari all’anno al PIL dei Paesi sviluppati nei prossimi anni.

 

Il gap tra Paesi ricchi, dove la diffusione della banda larga cresce grandi passi, e Paesi poveri dove le connessioni – dove ci sono – sono per la maggior parte analogiche, è più che mai evidente.

 

Nel corso della seconda metà del 2005, il numero di utenti broadband nei Paesi ricchi è cresciuto del 15%, raggiungendo quota 158 milioni. La connettività è cresciuta in particolar modo nel settore business: nella Ue, ad esempio, la percentuale di aziende dotate di accesso a banda larga è cresciuta dal 53% nel 2004 al 63% nel 2005.

 

La crescita della tecnologia è dovuta principalmente alla competitività dei mercati, che porta con sé una notevole riduzione dei prezzi, ma dipende anche dalla disponibilità di infrastrutture e il rapporto sottolinea che molti paesi in via di sviluppo, a causa della mancanza di economie di scala, fanno fatica a estendere gli impianti al di fuori delle aree urbane.

Le tecnologie wireless e satellitari possono aiutare a limitare i costi delle infrastrutture nelle aree a bassa densità di popolazione, ma anche i governi devono fare la loro parte – dice il rapporto – attraverso politiche adeguate e incentivi per la costruzione di infrastrutture.

 

La reale disponibilità della banda larga nei Paesi in via di sviluppo è difficile da stimare, dal momento che solo 71 nazioni su 141 hanno dati a riguardo.

In ogni caso, 48 su 71 hanno dichiarato che la penetrazione è al di sotto dell’1%. In Cina, ad esempio, la penetrazione è pari ad appena il 2,9%, mentre i livelli più alti si registrano in Corea, dove la penetrazione si attesta al 25,5%.

 

Anche per quanto riguarda l’e-commerce si hanno a disposizione pochissimi dati relativi ai paesi in via di sviluppo, ma è evidente che la percentuale delle vendite online sul totale è infinitesimale, così come per le altre attività di eBusiness quali eGovernment, eLearning e telelavoro.

Eppure – dice ancora il rapporto – in Paesi come il Brasile e il Marocco sta crescendo l’uso dell’ebanking, utilizzato rispettivamente dal 75% e dal 34,9% delle imprese.

 

Per quanto riguarda l’uso della telefonia mobile, il rapporto dell’Onu dimostra che i telefonini sono l’unico settore ICT in cui i Paesi in via di sviluppo hanno superato quelli ricchi per numero di utenti (1,2 miliardi contro 800 milioni).

 

Tuttavia, anche in questo caso, la penetrazione rimane molto bassa, in alcuni casi inferiore al 10%. Qualcosa sta cambiando, grazie alle molteplici iniziative dell’industria, ma anche qui devono essere i governi a fare la loro parte per favorire l’ingresso di nuovi player e abbassare le tasse che gravano sul possesso e sull’uso dei servizi.

 

La crescita della domanda di servizi e prodotti ICT nei Paesi sviluppati, apre comunque nuove prospettive di impiego e di sviluppo nei Paesi più poveri, sempre se ci saranno adeguate policy industriali e commerciali a supporto della creazione di opportunità di business nel settore.

Il settore delle esportazioni ‘computer and information’ è di fatto diventato il più dinamico dell’economia di questi Paesi: il rapporto sottolinea che nei Paesi in via di sviluppo, tra il 1995 e il 2004, i servizi di esportazione nel settore sono cresciuti sei volte di più rispetto al totale.

La quota dei Paesi in via di sviluppo è cresciuta dal 4% nel 1995 al 20% nel 2003.

 

 

In generale, continua il rapporto, “l’accesso e l’uso dell’ICT può contribuire alla crescita sia dei paesi in via di sviluppo che di quelli sviluppati, sebbene questi ultimi – che già godono di alti livelli di adozione – sembrano beneficiarne di più”.

Studi relativi all’impatto dell’ICT sulle aziende – conclude – “rivelano risultati estremamente positivi sia per quanto riguarda le performance che la quota di mercato, soprattutto se l’adozione delle nuove tecnologie è corredata da cambiamenti nell’organizzazione, innovazione e investimenti nel capitale umano”.

 

 

United Nations Conference on Trade and Development: Information Economy Report 2006

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