Tlc: l’industria torna alla carica. Il nuovo quadro normativo Ue rischia di frenare investimenti e competitivita’

di Alessandra Talarico |

Europa


ICT

Si è svolta a Bratislava nei giorni scorsi la 29esima Assemblea generale dell’ETNO, l’associazione industriale che rappresenta 40 fra le maggiori società di telecomunicazioni di 35 Paesi, nel corso della quale si è discusso della revisione del quadro normativo sulle comunicazioni elettroniche.

 

L’ETNO non ha mai risparmiato le critiche alle proposte di aggiustamento avanzate dalla Ue, che non risponderebbero adeguatamente ai cambiamenti del mercato né alle preoccupazioni espresse dai player dell’industria, secondo cui la regolamentazione era un passo necessario 5-10 anni fa, quando si doveva assicurare la transizione da un settore monopolistico a uno guidato dalla competizione e garantire ai new entrant l’accesso alle reti.

Ora che i mercati sono molto competitivi e i consumatori hanno un’ampia scelta di piattaforme, tecnologie e fornitori, l’Europa, ha sempre ribadito l’associazione, ha bisogno di completare la transizione verso un settore guidato dalle forze di mercato.

 

L’implementazione del quadro normativo, ha spiegato l’ETNO, non ha alleggerito la regolamentazione come ci si sarebbe aspettato al momento della sua adozione, nonostante “la competizione stia crescendo velocemente e gli sviluppi tecnologici abbiano portato nuovi player nel mercato”.

 

Al contrario, si è verificato un ampliamento della portata della regolamentazione alle nuove reti e ai nuovi servizi e un maggiore intervento sui mercati.

Chiari esempi di questa tendenza sono la proposta di regolamentazione sul roaming (che estende l’intervento ai mercati al dettaglio) e la recente discussione sull’introduzione di nuovi rimedi strutturali che, secondo l’ETNO, sono completamente inappropriati all’attuale situazione dinamica e competitiva del mercato,  poiché ridurrebbero ulteriormente la competitività in un momento in cui c’è bisogno di forti investimenti per il roll-out di reti di accesso più performanti.

 

L’introduzione di nuovi rimedi strutturali potrebbe infatti indebolire la capacità del settore di attrarre nuovi investitori.

“Nessuno investirà in una compagnia sotto la minaccia di simili rimedi”, ha spiegato il direttore Michael Bartholomew, sottolineando come la crescente competizione di infrastrutture e piattaforme alternative “porrebbe alcuni player in una posizione svantaggiosa”.

 

L’applicazione del quadro normativo europeo potrebbe sì favorire la competizione sui servizi nel breve periodo, ma questo approccio finirebbe per sfavorire l’Europa rispetto ai suoi partner commerciali in termini di spiegamento di nuove tecnologie come ad esempio la fibra ottica.

 

I membri dell’ETNO, che rispondono del 70% degli investimenti nel settore, chiedono dunque alla Commissione europea di “assicurare che la revisione produca un nuovo ambiente regolatorio che incoraggi i necessari investimenti nelle reti e nei servizi, per il beneficio ultimo dei consumatori”.

In questo contesto, infatti, gli operatori potrebbero essere riluttanti a investire nell’aggiornamento delle infrastrutture e nello sviluppo di nuove reti e servizi a causa “del rischio che il ritorno degli investimenti sia determinato dall’intervento regolatorio piuttosto che dalle dinamiche di mercato”.

 

I termini per l’uso delle nuove reti, dei servizi e delle applicazioni dovrebbero essere insomma stabiliti “sulla base commerciale e non determinati dalla micro-gestione del regolatore”, aggiunge l’ETNO, sottolineando come anche la questione dello sviluppo della banda larga non dipenda soltanto dall’intervento regolatorio.

 

Quando le nuove regole entreranno in vigore, la maggior parte delle attuali reti PSTN saranno state sostituite da networks all-IP e gli sviluppi tecnologici avranno portato una maggiore competizione, riducendo le barriere d’ingresso al mercato e favorendo l’ingresso di nuovi player.

 

“Il settore delle comunicazioni elettroniche, dovrebbe dunque essere trattato come qualsiasi altro settore innovativo”, conclude l’ETNO, che sottolinea come la sua missione, in questo contesto, sia quella di indirizzare le scelte dell’Europa verso la giusta direzione per consentire il corretto sviluppo di un settore vitale per l’economia e in cui cresce pesantemente l’offensiva dei concorrenti asiatici e statunitensi.