Broadband: si continua sulla via della convergenza. Armonizzazione delle regole e maggiori investimenti, senza dimenticare fibra ottica e WiMax

di Raffaella Natale |

Italia


Banda larga

Banda larga a tutto tondo. E’ quello di cui si sta parlando in Italia negli ultimi giorni e che sta vedendo impegnati istituzioni, operatori ed esperti del settore.

Dal Convegno ANIE al Broadband Business Forum e al VON Italy 2006, giornate di grande confronto per discutere di sviluppo, ostacoli e quadro normativo per il futuro mercato delle comunicazioni.

Lancia l’allarme Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha sottolineato: “…siamo in una situazione di ritardo strutturale cui il Paese deve dare risposta facendo uno scatto di reni per raggiungere il trend europeo“.

L’Italia ha fatto dei passi avanti nella diffusione della banda larga, salendo verso posizioni di testa in Europa, “…però adesso – ha continuato Calabrò – c’è una flessione, una relativa stasi”. Il presidente dell’Autorità, ha riconosciuto che i prezzi nel corso degli ultimi due anni si sono praticamente dimezzati, ma la penetrazione della banda veloce è ancora insufficiente.

“Fino a qualche mese fa ero molto soddisfatto dello stato di diffusione della banda larga nel nostro Paese. Ora, purtroppo, devo prendere atto che siamo in una fase di stasi e che la penetrazione della nuova tecnologia si sta assestando al 13% in Italia, al di sotto della media europea che è del 14% e con molti grandi Paesi come Gran Bretagna e Germania che sono oltre il 15 e arrivano addirittura al 19% della popolazione“.

 

Per Calabrò, “Siamo in una situazione di ritardo strutturale, cui il Paese deve trovare una risposta facendo uno scatto di reni per raggiungere il trend europeo”. Le cause sono da ricerca nella carenza di infrastrutture alternative alla rete in rame.

Secondo il presidente dell’Authority, infatti, l’attuale sistema basato sull’Adsl “sta arrivando alla saturazione” anche per lo sviluppo di una sempre più forte convergenza fra le varie tecnologie: Tlc fisse, Tlc mobili, Internet e televisione che rappresenta comunque “lo sviluppo futuro del sistema delle telecomunicazioni con grandi possibilità di crescita, non tutte ancora identificate. La convergenza non è l’ennesima isteria che colpisce il settore, ma una realtà della quale non si può fare a meno“.

 

La soluzione esiste: per sanare la distanza “ci vogliono investimenti” e anche l’Autorità “farà tutto il necessario per consegnare al Paese una regolamentazione all’avanguardia”. Secondo il presidente dell’Agcom, bisogna chiedersi se “l’inadeguatezza della domanda non sia collegata all’inadeguatezza dell’offerta”. Servono nuovi servizi più appetibili, e la tv su Internet può essere la strada giusta.

Quanto alle modalità per superare questa situazione di stasi, il presidente ha sottolineato che l’entità degli investimenti spetta agli imprenditori deciderla: “Ma il governo e l’Autorità non si possono disinteressare. L’Autorità farà tutto il necessario per consegnare al Paese una situazione regolamentare adeguata”.

 

Per ovviare a questi inconvenienti è, quindi, necessario puntare, secondo Calabrò, a una maggiore diffusione della fibra ottica nei centri urbani e di WiMax nel resto del Paese. Anche su quest’ultimo punto l’Italia fa i conti con “un ritardo inaccettabile dovuto all’attuale detentore delle frequenze“, il Ministero della Difesa.

Calabrò ha rilanciato il suo appello affinché il Ministero della Difesa renda disponibile in tempi brevi le frequenze per sviluppare il sistema a banda larga wireless, WiMax: “I soldi che si ricaveranno dalla vendita delle licenze WiMax potrebbero andare al Ministero per ripagarlo dei costi sostenuti per trasferirsi su una diversa banda di frequenza”.

 

Calabrò ha poi colto l’occasione per commentare positivamente l’intenzione del governo di istituire una cabina di regia interministeriale sulla banda larga: “Serve il contributo delle istituzioni, ben venga la cabina di regia annunciata dal Ministro Paolo Gentiloni“. Un appunto di Calabrò, infine, sulla situazione di Telecom Italia e sullo studio dello scorporo della rete fissa. “Come regolatore – ha chiarito – mi piace allinearmi con la best practice. Vedo Telecom Italia percepire l’esigenza di fare chiarezza, di poter esibire regole precise”.

 

Non condivide il pessimismo di Calabrò, Riccardo Perissich, responsabile per gli affari istituzionali di Telecom Italia e presidente di Telecom Italia Media. “Calcolare la penetrazione della banda larga sulla base della popolazione – ha detto – non ha senso“. Il vero benchmark, secondo Perissich, è costituito dal numero di pc collegati a Internet.

“Se facciamo il calcolo corretto – ha detto – l’Italia è tra i fanalini di testa e non di coda dell’Europa. La penetrazione è al 33,6% e siamo secondi solo al Regno Unito”.

“Fino all’anno scorso – ha continuato – siamo stati il Paese con il tasso di crescita di collegamenti a banda larga più alto d’Europa”.

“Quindi abbiamo un terzo della rete installata, ovvero 8 milioni di utenti in banda larga, con un tasso di crescita tra i più alti d’Europa grazie allo sforzo di tutti gli operatori attivi nel settore”.

Perissich osserva inoltre che l’Italia “ha una copertura leggermente inferiore alla media europea che è dell’87%, ma il prossimo anno saremo in grado di raggiungere il 95%, superando i problemi geografici complessi del nostro Paese”.

“Se la nostra copertura è inferiore a Francia e Germania – ha evidenziato Perissich – è anche a causa della struttura orografica del Paese. Ma il programma di Telecom prevede di arrivare a circa il 95% del territorio nazionale entro la fine del 2007 .

 

Anche Perissich giudica positivamente la costituzione della cabina di regia per favorire lo sviluppo della banda larga: “…vediamo con interesse questa iniziativa del Ministro”.

Il presidente di TI Media è intervenuto anche in merito alle indiscrezioni sulla nascita di una newco che riunisca gli impianti di trasmissione dei principali operatori italiani.

Personalmente – ha commentato – sono abbastanza scettico sull’interesse di Telecom“, precisando che si tratta di “idee di altri, in maniera abbastanza diversa di Rai e di Mediaset, in primo luogo della Rai“.

E ha aggiunto “ci sono discussioni in corso. Vediamo, quando il progetto è definito ci faremo una posizione“.

Riguardo poi allo scorporo dell’ultimo miglio della rete fissa di telefonia, Perissich ha dichiarato: “…cominciamo ora a discutere” per, “e ci saranno molti incontri con l’Autorità garante delle comunicazioni”.

 

Perissich pone poi l’accento sulla necessità di una maggiore armonizzazione delle regole europee per favorire la concorrenza tra gli operatori di Tlc.

“Il regolatore del mercato e tutti i soggetti coinvolti – ha detto Perissich in un convegno sulle Tlc – devono cominciare a decidere che tipo di concorrenza si vuole. La Commissione Ue , ma anche a livello italiano, punta a favorire la concorrenza fra operatori infrastrutturati, ma questa resta una dichiarazione di principio”.

Lo sviluppo degli operatori infrastrutturati, ha continuato il manager, “…porta inevitabilmente al consolidamento del mercato, cioè a meno operatori. Questo consolidamento diventerà transnazionale ed europeo. A livello regolatorio ci sono troppe differenze e come concorrenti sul digitale terrestre siamo molto meno protetti di quanto lo sia Fastweb in Italia. Sono differenze intollerabili e c’è quindi una assoluta necessità di armonizzazione a livello europeo”.

 

Non è dello stesso avviso Bianca Maria Martinelli, responsabile Affari istituzionali, nonché componente del board esecutivo, di Vodafone Italia, che risponde: “L’armonizzazione delle regole in Europa c’è già. Il framework è uguale per tutti ma la stessa Commissione Ue demanda alle Autorità nazionali di analizzare i mercati”.

“Le situazioni differenti – ha aggiunto – devono essere regolate in maniera differente“. Secondo la Martinelli inoltre “bisogna tener conto delle reali condizioni concorrenziali del mercato”.

 

Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb, torna a parlare di numeri e giudica preoccupante il basso livello di penetrazione della banda larga nel mondo delle imprese: “Il 60% delle aziende non ha ancora questo collegamento. E’ una cosa fuori dal mondo”, ha sottolineato.

Parisi fa poi riferimento all’accordo recentemente concluso con Pay TV di Rupert Murdoch, Sky Italia: “Non siamo una media company (…) I ricavi dalla vendita di contenuti sono solo il 3% – dice Parisi – Siamo una piattaforma per la distribuzione del segnale televisivo. Distribuiamo contenuti e la nostra missione è quella di allargare l’offerta di programma ai nostri clienti. L’accordo con Sky prevede la distribuzione dei suoi prodotti sulla nostra rete. Quello con Sky è un accordo importante che arricchisce la nostra offerta. Siamo convinti che i nostri clienti devono poter scegliere e vedere tutto. La nostra piattaforma infatti è aperta anche al digitale terrestre”.

L’ad di Fastweb dichiara che il gruppo punta a diventare un operatore virtuale di telefonia mobile: “…un qradri-player, con Internet, Tv, telefono fisso e mobile. Al momento non ci è concesso, ma in futuro speriamo che ci concedano questa possibilità”.

 

L’amministratore delegato ha quindi confermato i target di bilancio per l’anno prossimo: Fastweb raggiungerà un utile netto dal 2007 e “…già da questo trimestre la cassa sarà positiva”.

Anche Parisi, come Calabrò e Perissich giudica positivamente la cabina di regia per la diffusione della banda larga: “…è utile che ci siano prospettive per il Paese che favoriscano gli investimenti. Sarebbe necessaria, però, anche un’apertura del mercato su altri punti: l’operatore virtuale mobile e il WiMax. L’Italia, infatti, con il Portogallo è l’unico Paese europeo che non ha la modalità dell’operatore virtuale, mentre per il WiMax si aspetta lo sblocco del settore con le decisioni del ministero della Difesa”.

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