Mercato tlc: si sposta in un tribunale Usa la battaglia Vivendi-Deutsche Telekom per il controllo di PTC

di Alessandra Talarico |

Europa


Deutsche Telekom

La saturazione di molti mercati dell’Europa occidentale sta spingendo gli operatori tlc a spostare i loro interessi nei Paesi in via di sviluppo dell’Asia e dell’est Europa, creando non pochi attriti tra le aziende che tentano di farsi spazio in questi competitivi e affollati mercati.

 

Come nel caso della disputa scoppiata tra il gruppo media francese Vivendi e l’incumbent tedesco Deutsche Telekom per il controllo dell’operatore mobile polacco Polska Telefonia Cyfrowa (PTC).

Come ultimo capitolo di una saga iniziata ormai da diversi anni, Vivendi ha appena reso noto di aver depositato una denuncia contro T-Mobile – divisione mobile Usa della telco tedesca – presso il tribunale federale di Washington.

 

Il gruppo francese accusa DT di essersi appropriata “illegalmente” della sua partecipazione nell’operatore mobile polacco, per un corrispettivo di 2,5 miliardi di dollari.

La denuncia coinvolge, oltre a Deutsche Telecom, anche T-Mobile, T-Mobile USA e Zygmunt Solorz-Zak, l’uomo d’affari che controlla Elektrim, la compagnia polacca attraverso cui – a ottobre – DT aveva effettuato l’acquisizione del 48% di PTC.

 

DT controllava già il 49% di PTC – che, con oltre 10 milioni di utenti, è uno dei più importanti gruppi mobili della Polonia – e rivendica ora  il controllo del 97% del capitale dell’operatore.

 

Secondo Vivendi, però, DT ed Elektrim non avrebbero rispettato i suoi diritti di proprietà su PTC, dal momento che le azioni di PTC apparterrebbero ad un’altra compagnia, Elektrim Telekomunikacja, di cui Vivendi è azionista assieme a Elektrim.

 

Vivendi e Deutsche Telecom si contendono da diversi anni il controllo di PTC a suon di ricorsi e denunce: a maggio, Vivendi aveva avviato contro DT un procedimento legale dinanzi al Tribunale commerciale di Parigi per “rottura abusiva di trattative” chiedendo come risarcimento 2,2 miliardi di euro.

A settembre, poi, il gruppo francese aveva tentato il colpo di mano, offrendo alla rivale tedesca 2,5 milioni di dollari per l’acquisizione della sua quota del 49%.

 

Già all’inizio di ottobre, però, Vivendi aveva presentato un’altra denuncia contro Deutsche Telecom presso il Procuratore della Repubblica di Varsavia, accusando il gruppo di aver ordito una cospirazione con Zygmunt Solorz-Zak per prendere illecitamente il controllo di PTC.

 

Ora Vivendi si appella niente meno che al RICO Act, una legge federale statunitense, pensata per combattere il crimine organizzato, in base alla quale l’appartenenza ad un’associazione criminale determina l’accusa per reati commessi da altri membri della stessa associazione, anche se non si è preso parte attivamente all’illecito, e chiede a DT danni per 7,5 milioni di dollari, il triplo di quanto il gruppo ha investito in PTC.

 

Deutsche Telekom, in risposta, sottolinea che sia una Corte arbitrale di Vienna che due tribunali polacchi hanno già deciso in suo favore e rilancia accusando il gruppo francese di aver raggiunto illegalmente il 51% di PTC grazie alla creazione di una joint venture con Elektrim Telekomunikacja.

 

Un portavoce della società ha fatto sapere che DT ritiene l’accusa di comportamento illegale “totalmente infondata” e ha aggiunto che Vivendi è colpevole di condotte “infamanti”, sottolineando come il ricorso al RICO Act sia soltanto l’ultima di una lunga serie di azioni “assurde e prive di senso, completamente lontane dalla realtà”.

 

Vivendi, spiega ancora il portavoce di DT, ha deciso di ricorrere a un tribunale americano nonostante la vicenda sia di interesse europeo  dopo che già diverse sentenze in Europa hanno smontato “castelli accusatori” montati col solo obiettivo di “screditare” Deutsche Telecom.

Uno dei legali del gruppo francese ribatte tuttavia che la corte di Washington ha giurisdizione sul caso perché DT è quotata anche negli Usa e possiede asset rilevanti nel Paese attraverso T-Mobile.

 

La vicenda, come si sarà capito, non sarà di facile risoluzione e probabilmente si andrà avanti ancora per un bel po’ a suon di accuse e contraccuse, per la felicità dei costosissimi studi legali che seguono le due società.