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Da WiFi a WiMax: la banda larga spezza i fili e gioca a fare il mobile. L’industria si confronta nella Giornata di Studio AICT

Italia


Si è svolta a Roma la Giornata di Studio dell’AICT (Associazione per le Tecnologia dell’Informazione e delle Comunicazioni) sul tema ‘Da WiFi a WiMAX la banda larga spezza i fili e gioca a fare il Mobile‘.

A oltre un anno dalla liberalizzazione dell’accesso WiFi e ormai concluse le sperimentazioni tecnologiche su WiMAX, questa Giornata di Studio si è proposta di fare il punto sulla situazione dell’accesso wireless a larga banda in Italia e sulle sue prospettive di breve e medio termine anche in relazione a quanto in questo campo sta avvenendo nel resto dell’Europa e nel mondo.

Benché i primi esempi pratici di impiego di tecnologie wireless per l’accesso a reti fisse, private e pubbliche, datino ormai di oltre vent’anni, è stato di fatto solo con l’avvento dell’ADSL e con il conseguente sviluppo dell’offerta di banda larga anche sul mercato consumer che esse hanno realmente cominciato ad affermarsi e a diffondersi, anche in ambito aziendale (W-LAN) e pubblico (Hot-Spot).

Fino a quel momento era infatti prevalso nei confronti di queste tecnologie un atteggiamento di sostanziale scetticismo espresso soprattutto dal mercato business, poco propenso a valorizzarne appieno i vantaggi di flessibilità d’uso e viceversa molto preoccupato della potenziale perdita di prestazioni e sicurezza rispetto alle tradizionali soluzioni cablate.

L’avvento di WiMax, che con la sua architettura cellulare e con la sua maggiore robustezza all’utilizzo outdoor, affianca ed integra efficacemente il WiFi superandone i limiti di copertura e permettendo, anche in aree geomorfologicamente svantaggiate e poco adatte al deployment di soluzioni cablate, una copertura capillare di tutto il territorio, ha dato ulteriore impulso al superamento di queste resistenze ed alla diffusione di soluzioni di accesso wireless in ogni ambiente e contesto.

Non a caso molti vedono in WiFi e WiMAX l’unica effettiva possibilità per la realizzazione di soluzioni di accesso alternative all’unbundling ed al superamento del Digital Divide.

Considerato come il fratello maggiore del Wi-Fi, già integrato in molti Pc, il WiMax è una tecnologia senza fili ad alta velocità per le lunghe distanze che lavora sulla frequenza del 3.5 GHz. A differenza del Wi-Fi il cui segnale si estende fino a 100 metri dall’antenna, quello del WiMax si spinge fino a 100 chilometri e può dunque consentire la copertura di ampie zone del territorio nazionale a prescindere dalle condizioni orografiche e della densità della popolazione.

Il sistema inoltre è molto più economico e pratico da implementare poiché non richiede il costoso processo di cablatura per far passare cavi e fibre ottiche e garantisce una copertura omogenea anche nelle aree geografiche più remote o svantaggiate geograficamente.

Nella prima sessione di interventi coordinata da Michele Morganti, AICT, è stato tracciato lo stato dell’arte.Gianluigi Redaelli del Cefriel, Consorzio no-profit che ingloba al suo interno università, enti locali, aziende di settore, impegnato in ricerca, innovazione e formazione, nel settore ICT, nel suo intervento ha tracciato una panoramica delle diverse tecnologie di accesso wireless a larga banda, relativi standard e caratteristiche tecniche.

Il WiFi o IEEE 802.11 è lo standard per reti WLAN. Lo standard IEEE 802.16 è invece lo standard per reti WMAN sviluppato dal gruppo 16 dell’IEEE 802. L’HIPERMAN (High Performance Radio Metropolitan Area Network) indica lo standard creato dall’ETSI in particolare dal gruppo Broadband Radio Access Network (BRAN).

Il WiMax (Worldwide Interoperability for Microwave Access) è un marchio di certificazione per prodotti conformi ed interoperabili con gli standard della famiglia IEEE 802.16.

Il WiMAX Mobile o IEEE 802.16e, pubblicato nel febbraio 2006, è stato sviluppato con l’intento di incrementare l’uso dell’accesso wireless a larga banda, con l’estensione dei servizi agli utenti mobili.

Il WiBro (Wireless Broadband) è stato sviluppato da Samsung con l’apporto dei laboratori di ricerca statali della Corea.

Il Mobile FI o IEEE 802.20 mira a fornire banda analoga a quella di ADSL a terminali in movimento ad alta velocità (sino a 250 Km/h ) con un’efficienza ed un numero massimo di utenti superiori a quelli delle tecnologie cellulari.

Infine l’HSDPA (High Speed Downlink Racket Access) è una tecnologia evoluzione dell’attuale UMTS che permette di ampliare la larghezza di banda nelle attuali reti.

Alessandro Pastore di Siemens ha illustrato lo sviluppo dell’accesso wireless in Europa e nel mondo. In Europa quasi tutti i Paesi membri hanno già assegnato le frequenze (3,5 MHz) mentre la Germania ha avviato il processo di assegnazione.

Quali sono stati in Europa i principi per l’assegnazione delle frequenze? In Francia, esempio illustrato da Pastore, la selezione dei licenziatari è avvenuta in base a tre criteri a cui dovevano rispondere i progetti presentati, il contributo allo sviluppo territoriale dei servizi a banda larga, il contributo all’apertura della concorrenza nel mercato dei servizi a banda larga ed infine l’offerta economica. In relazione al primo criterio l’Authority francese ha valutato in particolare gli obiettivi di copertura, la natura dei servizi offerti ed il loro carattere innovativo infine al coerenza è la credibilità del progetto.

In relazione al secondo criterio, l’Authority francese ha valutato la posizione del candidato nel segmento di mercato dei servizi a larga banda e l’impegno dei candidati a predisporre un’offerta wholesale per i servizi di accesso a larga banda wireless.

Infine, relativamente all’offerta economica, l’autorità francese ha valutato il valore dell’offerta migliore ricevuta per una data regione, diviso per il numero di abitanti della regione stessa. Questo valore, pari ad euro 4.3 per abitante è diventato il valore di riferimento per tutte le regioni al fine di assegnare opportunamente il peso del criterio in funzione delle offerte ricevute nelle altre regioni.

Sempre in Francia il processo di assegnazione delle frequenze ha visto 10 assegnatari soggetti pubblici e Bollorè Telecom che ha investito per l’ottenimento delle frequenze 78,34 milioni di euro. L’intero progetto è finanziato dagli azionisti e si prevede un break-even intorno al 2013.

La situazione e le prospettive dell’accesso wireless in Italia sono state invece illustrate da Dario Di Zenobio, FUB. L’Italia secondo Di Zenobio è un Paese che presenta delle peculiarità per le sue condizioni di mercato e perché le scelte fatte e le strade intraprese vengono in un secondo momento disattese.

Ricordiamo che in Italia, nonostante la fine delle sperimentazioni non è ancora stato avviato il processo di assegnazione delle frequenze, attualmente utilizzate dal ministero della Difesa.

Quale deve essere in Italia il criterio per l’assegnazione delle frequenze? Sarebbe auspicabile, secondo Di Zenobio, una metodologia di assegnazione della banda di frequenza 3,5 GHz “tecnologicamente neutra” e che tenga conto delle compatibilità.

Alla sessione interventi sono seguite due tavole rotonde in cui i maggiori attori del settore, manifatturiere ed operatori, hanno presentato i loro punti di vista ed i loro piani per lo sviluppo del settore.

Alla tavola rotonda riservata alle manifatturiere, moderata da Giovanni Colombo, AICT sono intervenuti Jonathan Buschmann di Ericsson, Giuseppe Fumagalli di Siemens Italia, Fabio Florio di Cisco Systems Italia, Saverio Garramone di Selex Communications e Alberto Lotti di Alcatel, che ha evidenziato come lo standard “2004” o 16d rappresenti un punto di passaggio verso l’evoluzione della tecnologia BWA rappresentata dalla “2005” o 16e.

WiMax “2005” Universale, secondo Alberto Lotti, è infatti una tecnologia flessibile, convergente, economica, in linea con l’evoluzione dei terminali e in grado di garantire non solo la mobilità ma anche una resa migliore rispetto a Wifi e Wimax “2004” per applicazioni fisse e nomadiche.
Secondo Lotti, inoltre, una regolamentazione WIMAX non puo’ nascere gia’ “vecchia”, per questo motivo WiMax “2005” deve fungere da riferimento: esistono infati le condizioni per assegnare le frequenze agli operatori interessati mediante l’emissione dei bandi di gara, per dar seguito alla sperimentazione conclusa a giugno 2006 e soddisfare le aspettative degli utenti. Nel suo intervento, Lotti ha poi sottolineato come Alcatel ritenga la banda 3,4-3,6 GHz come la più appropriata per introdurre in maniera coordinata il WiMax nei vari Paesi europei, così da propendere verso un vero mercato sovranazionale.
“Il mercato dei produttori di terminali si sta orientando verso dispositivi con interfaccia WiMax a standard 2005 (la cosiddetta revision E)”, ha dichiarato Lotti. “Ci saranno schede PCMCIA e dispositivi PDA conformi a questo standard, destinati al mercato dei consumatori di massa. Non vediamo segnali dello stesso tipo per quanto riguarda l’evoluzione della terminalistica conforme allo standard 2004 del Wi-Max, che è incompatibile con la versione 2005”. “Al di là di tutte le considerazioni tecniche”, ha quindi concluso, è il mercato che orienta le scelte dei vendors. E il mercato ha già fatto capire quali sono i suoi trend”.

Dagli interventi dei partecipanti è emerso che l’Italia è un mercato con grande fabbisogno di banda larga ed il WiMax è sicuramente una tecnologia che consente di portare banda larga nelle zone non servite da tecnologie terrestri, di abbattere il digital divide per le zone disagiate o non servite da operatori commerciali e di sviluppare servizi di eGovernment per migliorare i servizi ai cittadini.

Alla tavola rotonda riservata agli operatori, moderata da Rocco Casale AICT, sono intervenuti Gianluca Ottolini di Fastweb, Stefano Ridolfi di BT Italia, Stefano Galli di Vodafone, Franco Grimaldi di Wind/Orascom, Maurizio Marcelli di Telecom Italia, Andrea Podda, Tiscali.

Dal dibattito tra gli operatori è emerso che l’Italia è in un momento di difficoltà perché da un lato c’è da parte degli operatori interesse a sviluppare la tecnologia WiMAX e le 53 sperimentazioni avviate dalla FUB ne sono la dimostrazione ma non c’è confronto con le altre tecnologie. Su questo particolare tema si è espresso Stefano Ridolfi di BT Italia, il cui intervento si è focalizzato innanzitutto sulla effettività economicità del WiMax, sulle attività in programma da parte dell’azienda e sui servizi che BT Italia ritiene possano essere erogati tramite accessi WiMax, fondamentalmente gli stessi che fornisce oggi utilizzando DSL: in primis l’accesso al servizio VPN MPLS, poi l’accesso ad Internet in banda larga e, in un momento successivo, la voce.
“I test che effettuati hanno confermato la possibilità di utilizzare il WiMaxcome alternativa al DSL, ed anche i test sul VoIP sono stati confortanti” ha confermato Ridolfi.“Per quanto riguarda la convenienza economica rispetto alle attuali soluzione di local loop, simulazioni hanno evidenziato una convenienza del WiMax rispetto al DSL, per quanto tali valutazioni non tengano conto del costo delle licenze, fattore che potrebbe ribaltare questo risultato se fosse rilevante rispetto alle altri voci di costo”.
“Anche per questo”, ha aggiunto Ridolfi, “è auspicabile quanto prima che le licenze necessarie all’uso del WiMax vengano rese disponibili con relativi costi. Nell’immediato futuro si auspica possano essere condotti altri test in campo su “clienti amici” reali, ed in situazioni complesse, ma per fare ciò è necessario il rilascio di licenze temporanee, più volte richieste a tale scopo. Infine”, ha concluso Ridolfi, “si stanno elaborando modelli di propagazione per una predizione accurata delle coperture che il WIMAX potrà garantire”.

Dal dibattito è emersa, quindi, grande attenzione alle potenzialità ma anche ai costi industriali: questa in particolare la posizione di Telecom.

Le conclusioni della Giornata di Studio sono state affidate a Francesco Troisi del Ministero delle Comunicazioni che si è soffermato sugli aspetti problematici dell’assegnazione delle frequenze. La banda di frequenza 3,5 GHZ, utilizzata dal Ministero della Difesa, dovrebbe essere venduta ma a quale prezzo? Qual è il valore effettivo di tali frequenze?

Il primo problema riguarda il costo che il Ministero della Difesa sosterrebbe cedendo la banda di frequenza oggi utilizzata. Bisogna distinguere, ha chiarito Troisi, tra il valore economico delle frequenze ed i costi che il ministero della Difesa sosterrebbe cedendo la banda 3.5 GHZ per usi civili, per effettuare il passaggio ad un’altra banda di frequenza. La legge in tal senso parla di “ristoro economico”. Il secondo aspetto riguarda invece quanto gli operatori che partecipano alla gara di assegnazione delle frequenze sono disposti ad investire.

Ricordiamo che in passato per l’acquisto delle licenze UMTS gli operatori hanno investito ingenti risorse. Si pone quindi un problema di opportunità dettato dal fatto che se le frequenze per il WiMax vengono vendute ad un prezzo più basso di quello sostenuto dagli operatori per l’acquisto delle frequenze UMTS, si verrebbe a creare una situazione di disagio tra gli operatori.

Per Guido Vannucchi Presidente AICT, sul WiMax la tecnologia c’è, le applicazioni pure. Sta al costruttore ed al gestore capire il mercato ed individuare i modelli di business. Le difficoltà ci sono e sono essenzialmente legate all’uso delle frequenze militari.

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