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Mercato tlc: per l’ETNO la separazione tra reti e servizi è inutile e dannosa

Europa


Gli sviluppi tecnologici continueranno a rendere sempre più competitivo il mercato delle comunicazioni elettroniche e amplieranno le capacità di scelta dei consumatori.

Secondo l’ETNO, l’associazione industriale che rappresenta 40 fra le maggiori società di telecomunicazioni di 35 Paesi, gli strumenti regolatori ex-ante erano giustificati nel contesto della liberalizzazione del mercato, ma ora – a più di 10 anni di distanza, essi non si confanno alla dinamicità e alla competitività del settore.

 

Ora infatti che la competizione è “significativa” – dice il direttore Michael Bartholomew – “i regolatori non devono più concentrarsi unicamente sulla riduzione della quota di mercato di alcuni player”.

 

Nel corso dell’audizione pubblica sulla revisione del framework regolamentare delle Comunicazioni elettroniche, l’ECTA ha chiesto alla Commissione europea di garantire ai regolatori nazionali delle tlc il potere di attuare la separazione funzionale delle reti, una misura atta a garantire che quelle parti di rete essenziali per l’apertura del mercato siano poste non più sotto il controllo degli incumbent ma in un’unità separata dalle altre attività commerciali dell’operatore ex monopolista.

 

“I membri dell’ETNO – ha però spiegato Bartholomew – fanno già del loro meglio per soddisfare i bisogni dei consumatori, investendo nello sviluppo di servizi innovativi”.

L’aggiunta di rimedi regolatori strutturali (inclusa la separazione strutturale o funzionale) che porterebbero alla separazione di servizi e infrastrutture “non sarebbe certamente la risposta adeguata”.

 

L’ETNO cita, per sostenere la sua tesi, i risultati di alcuni studi condotti tra gli altri dall’OCSE secondo cui la separazione forzata tra reti e servizi ridurrebbe gli incentivi per gli investimenti nelle reti.

“Questo ridurrebbe ulteriormente la competitività in un momento in cui c’è bisogno di forti investimenti per il roll-out di reti di accesso più performanti”,

 

L’introduzione di nuovi rimedi strutturali potrebbe inoltre indebolire la capacità del settore di attrarre nuovi investitori.

“Nessuno investirà in una compagnia sotto la minaccia di simili rimedi”, aggiunge Bartholomew, sottolineando come la crescente competizione di infrastrutture e piattaforme alternative “porrebbe alcuni player in una posizione svantaggiosa”.

 

Nei casi in cui la separazione è stata effettivamente attuata  – come in Gran Bretagna con la creazione di Opernreach – l’operazione è avvenuta su base volontaria, come parte della strategia di business della società.

 

Il quadro normativo comunitario, che secondo l’ETNO avrebbe dovuto allentare la pressione regolatoria appena il mercato fosse diventato competitivo, ha invece finito per imporre “maggiori obblighi ex-ante”, dal momento che le Autorità Nazionali di Regolazione hanno “esteso continuamente l’intervento regolatorio ai nuovi mercati e alle nuove tecnologie”.

 

Ecco perchè è essenziale includere ora un’agenda chiara per il “ritiro graduale della regolazione ex-ante”, di modo da creare un contesto che garantisca agli operatori che stanno pianificando investimenti nelle nuove reti gli incentivi giusti per andare avanti.

 

I termini per l’uso delle nuove reti, dei servizi e delle applicazioni dovrebbero essere insomma stabiliti “sulla base commerciale e non determinati dalla micro-gestione del regolatore”, conclude l’ETNO, sottolineando come anche la questione dello sviluppo della banda larga non dipenda soltanto dall’intervento regolatorio.

Vanno infatti presi in considerazione diversi altri fattori, dalla penetrazione dei Pc a quella delle tecnologie alternative, alla preparazione e alla motivazione degli utenti.

 

Per l’ETNO, dunque, non esiste una misura valida per tutti o un approccio singolo per accelerare la penetrazione delle tecnologie broadband e colmare il divario digitale in Europa.

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