Reding in Senato: necessario il rispetto della neutralità tecnologica per l’audiovisivo e taglio delle tariffe roaming ‘scandalosamente alte’  

di Raffaella Natale |

Italia


Viviane Reding

Un intervento a tutto campo, che ha riguardato l’intero mercato delle comunicazioni, quello di Viviane Reding, Commissario Ue per la Società dell’Informazione e Media, al Senato.

“Il settore audiovisivo è l’industria culturale per eccellenza“, ha esordito la Reding, elencando i tre obiettivi principali perseguiti con la Direttiva Televisione Senza Frontiere: garantire la diversità culturale e il rispetto dei diritti fondamentali e dei diritti dei consumatori; creare il miglior quadro normativo possibile per lo sviluppo del settore audiovisivo europeo; tener conto delle conseguenze della convergenza.

 

La Reding ha anche riferito che presenterà formalmente le sue proposte di modifiche dell’attuale quadro normativo europeo “…all’inizio del 2007 e mi auguro – ha detto – di poter contare sul sostegno delle Autorità italiane“. “Durante recenti incontri – ha commentato – ho potuto constatare che alcune Autorità nazionali di regolamentazione, inclusa l’Agcom, condividono i miei obiettivi politici di rinforzare il mercato interno anche da un punto di vista regolamentare. Questo ha confermato la mia intenzione di esplorare la possibilità di istituire un’Autorità di Telecomunicazione Europea indipendente basata sul modello del sistema europeo di banche centrali”.

 

La nuova proposta mira a sostituire norme nazionali disparate in materia di protezione dei minori, di lotta contro la pubblicità occulta e l’incitamento all’odio razziale, con norme minime di base, a livello europeo, di protezione applicabili ai servizi audiovisivi “a richiesta“. La Direttiva, ha sottolineato il Commissario europeo, non prevede obblighi nuovi, ma “mira a dare efficacia alle libertà sancite dal trattato e all’attuazione armonizzato del diritto fondamentale alla libertà d’espressione”.

 

La proposta della Commissione, in sostanza, non intende regolare internet per sé, né la stampa online, o il blog personale ma coprirà invece servizi sottoposti alla responsabilità editoriale di un fornitore di servizi di media, il cui principale scopo sia l’offerta di programmi costituiti da immagini in movimento, con o senza suono, per informare, divertire o istruire. La nuova Direttiva fornirà quindi, in linea con il principio della neutralità tecnologica, un quadro flessibile per il mercato interno di servizi che possono essere chiamati “servizi televisivi o di tipo televisivo”, incoraggiando gli Stati membri, che lo considerino opportuno, a ricorrere alla co-regolamentazione e all’autoregolamentazione come strumenti di attuazione.

 

Sul fronte della pubblicità, Viviane Reding ha evidenziato due aspetti: la Commissione non propone di aumentare il limite che resta fissato a dodici minuti per ora.

Non vogliamo infatti – ha detto – una televisione all’americana in cui non è la pubblicità a interrompere il programma ma è il programma a interrompere la pubblicità!”.

“In secondo luogo – ha proseguito – per quanto riguarda la pubblicità attraverso l’inserimento di prodotti, questa esiste già e mi auguro che condividiate la mia preoccupazione per l’anarchia che esiste nei Paesi membri. Questa è una realtà che deve essere assoggettata a un quadro normativo preciso a livello europeo nel rispetto di alcuni principi fondamentali: garantire un livello adeguato di informazione dello spettatore, garantire l’indipendenza editoriale, il che significa che occorre proibire l’integrazione del prodotto nel telegiornale e nei programmi di informazione; tutelare programmi che richiedono un’attenzione speciale, quali i programmi per bambini”.

 

E sempre su questo aspetto, ha ricordato, “si è proposto anche di invertire le regole e passare dall’accettazione generale dell’inserimento di prodotti, fatta eccezione per qualche divieto, ad un divieto generale con eccezioni positive, ad esempio ammettendo questo tipo di pubblicità in determinati programmi come film, serie televisive e reality show”.

Naturalmente – ha precisato – ciascun Stato membro sarà libero di introdurre misure più restrittive per i fornitori di servizi stabiliti in quel Paese”.

 

Riguardo al futuro mercato televisivo, ai parlamentari del Senato la Reding ha replicato: “Più Tv pubblica e più Tv private, ma ci deve essere anche una maggiore divisione dei profitti”.

Anzi, specifica “…ciò che fate della vostra televisione pubblica e del suo finanziamento è un fatto interno, ma lasciamo che il settore privato esista e si sviluppi compreso anche il settore dei giornali“.

E a proposito dei quotidiani, infatti, la Reding aggiunge: “Io mi batto per tutelare la stampa scritta, sono anche una giornalista, perché per tutelare la democrazia serve una stampa pluralista e una pluralità dei mezzi d’informazione”.

 

Per quanto riguarda il settore tlc, il Commissario dice di puntare  all’abbassamento delle tariffe italiane di roaming, attualmente “scandalosamente alte“.

“L’Italia dispone di una rete altamente sviluppata per la telefonia mobile e vanta uno dei maggiori tassi di penetrazione della Ue. L’Italia è un Paese leader in termini di diffusione di telefonini di terza generazione, con oltre 70 milioni di abbonati. Ma cosa succede – ha chiesto Reding – se un utente italiano di telefonia mobile si reca in un altro Paese europeo? Il livello di concorrenza non è certo lo stesso e le tariffe di roaming che deve pagare sono scandalosamente alte”.

“Oggi le tariffe al dettaglio per le chiamate sono in media 5 volte maggiori del costo di base e 4 volte più alte delle chiamate nazionali. Le tariffe al dettaglio per ricevere chiamate – ha detto Reding – sono da 4 a 6 volte più alte dei costi di base. Per esempio, il costo per un cittadino italiano che usa il telefonino all’estero è di 4 euro per una telefonata di 4 minuti”.

“La mia proposta di abbassare le tariffe del roaming costituisce un esempio chiaro e di grande interesse per gli utenti, data l’importanza della telefonia mobile per gli italiani. Confido nell’appoggio delle Autorità italiane per questa iniziativa“, ha concluso Reding.

 

Il Commissario ha quindi aggiunto: “Le mie proposte di modifica del quadro normativo delle comunicazioni elettroniche, in vigore dal 2003 mirano a creare le condizioni ottimali per rafforzare la competitività attraverso la concorrenza, senza tuttavia perdere di vista gli interessi degli utilizzatori. E’ necessario assicurare che tale quadro sia attuato integralmente e in modo efficace e che resti adeguato ad un ambiente tecnologico in rapida evoluzione”.

 

La Reding conta sul sostegno delle Autorità italiane per conseguire questi importanti traguardi per l’Europa.

“L’economia moderna – ha ricordato – si fonda sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione che rappresentano il 50% della crescita di produttività in Europa e costituiscono la principale fonte delle innovazioni che sono il motore della competitività”.

“Questo settore – ha aggiunto – costituirà un significativo driver per l’evoluzione economica dei Paesi europei che sapranno puntare decisamente su queste tecnologie, così come lo è già per gli Stati Uniti, dove rappresentano l’80% della crescita della produttività, e altre economie emergenti, quali Brasile, Cina e India. L’Europa è in ritardo. Molti sono ancora gli sforzi necessari per sfruttare pienamente tutte le opportunità offerte da queste tecnologie”.

“Un loro uso più ampio – ha proseguito – favorirà anche l’esercizio della cittadinanza e migliorerà la qualità della vita, fornendo un numero maggiore di servizi di migliore qualità. Vi è dunque un ruolo chiave che la politica è chiamata a svolgere”.

Il livello di copertura della banda larga in Italia è “preoccupante” e “inadeguato“.

La copertura della banda larga in Italia “…è pari all’87%, vale a dire una percentuale molto più bassa della media dell’Unione europea e ovviamente inadeguata per lo sviluppo di applicazioni avanzate“.

“L’accesso in banda larga – ha aggiunto la Reding – si concentra nelle aree urbane, mentre la copertura nelle zone rurali è nettamente inferiore alla media (44% contro 65%). Nonostante un miglioramento in termini di penetrazione della banda larga, con un tasso del 13,2%, l’Italia permane comunque al di sotto della media dei 15 Stati membri, nei quali il tasso medio di penetrazione è superiore al 16%”.

 

“Il Ministero per gli Affari regionali – ha precisato Viviane Reding – ci ha informato tuttavia che sono a buon punto i programmi intesi a promuovere la diffusione della banda larga nelle zone rurali”.

“Mentre la percentuale degli investimenti connessi alle tecnologie per dell’informazione e della comunicazione sul totale della ricerca e sviluppo è solo leggermente inferiore alla media europea (25%) – ha proseguito – gli investimenti complessivi in ricerca e sviluppo da parte delle Imprese è meno della metà della media (0,3%). In questo settore meno investimenti in ricerca significa meno competitività. La riduzione degli investimenti privati nella ricerca è dunque particolarmente preoccupante, in quanto rischia di compromettere la solidità del settore e, nel lungo termine, la competitività dell’Europa rispetto ad altre regioni del mondo”.

 

Per quanto riguarda l’eGovernment, la Reding ha precisato: “L’Italia fornisce servizi in misura ben superiore alla media dell’Unione Europea (60% contro una media del 40%), ma l’uso di tali servizi va a rilento: se il loro utilizzo da parte delle Imprese è simile a quello delle altre Imprese europee, i cittadini vi ricorrono invece meno che nel resto d’Europa”.

 

D’accordo con il Commissario Ue Antonio Calabrò, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che ha commentato: “Sono in piena sintonia con Viviane Reding”.

“Nel nostro colloquio di ieri ci siamo soffermati anche su quest’ipotesi – aggiunge Calabrò – di un’Autorità europea indipendente nelle comunicazioni. Si tratta di un’ipotesi che io ho già avanzato nel febbraio scorso e che ho ripreso nella mia relazione al Parlamento il 20 luglio di quest’anno”.

Il presidente ha sottolineato che “La dimensione europea è la scala geografica e istituzionale più adeguata per tecnologie che forniscono servizi genuinamente transnazionali. In un momento in cui le Imprese di questo settore – che, non dimentichiamolo, è il settore trainante dell’economia europea – tendono ad internazionalizzarsi, è fondamentale ch’esse possano dimensionarsi in un bacino naturale, quello europeo, sottostando a regole il più possibile omogenee, senza ingiustificati particolarismi“.

 

Calabrò ha precisato che “L’ipotesi di un Regolatore europeo, che lavori insieme con le Autorità nazionali indipendenti in un sistema simile a quello delle banche centrali, appare il più rispondente, perché salvaguarderebbe la qualificazione e l’esperienza, maturate sul campo, dei Regolatori nazionali e l’aderenza delle regole alle dinamiche di mercato nazionali, fornendo però nel contempo le linee-guida e gli indirizzi strategici alla cui stregua andrebbero coordinati i comportamenti delle singole Autorità, evitando distorsioni dell’ottica comune. L’ipotesi di un’Autorità indipendente europea snella, sul modello della Banca centrale europea – conclude il presidente – avrebbe il vantaggio di evitare sovrapposizioni eteronome e burocratismi”.

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