Social Networking: ma non erano solo per ragazzi? Evoluzione di un fenomeno sempre più trasversale

di Alessandra Talarico |

Mondo


MySpace

Inizialmente etichettato come un fenomeno in grado di attrarre soltanto un pubblico di adolescenti, il social networking si è evoluto, per attirare nei suoi intrecci relazionali un numero sempre maggiore di adulti.

 

Esploso nel 2003, grazie alla popolarità di siti web come Friendster, Tribe.net e LinkedIn, la popolarità delle cosiddette ‘reti sociali’ è letteralmente esplosa con MySpace, esempio eclatante di come il Web sia un catalizzatore di relazioni umane – superficiali o meno – che va al di là di qualsiasi previsione o etichetta.

 

Se in un primo momento, però, questi siti erano più che altro meta di adolescenti e ragazzi, negli ultimi tempi la loro portata si è allargata andando a interessare anche le fasce d’età più adulte.

Come dimostra un’indagine comScore Media Metrix, infatti, oltre la metà dei visitatori di MySpace hanno più di 35 anni, rispetto al 40% dello scorso anno.

In questo lasso di tempo, inoltre, è nettamente calata la percentuale di visitatori di età compresa tra 12 e 24 anni, passata dal 44,3% dello scorso anno all’attuale 30%.

 

Il social networking può paragonarsi per la sua evoluzione ai blog che, nati come ‘sfizio’ per ragazzini si sono trasformati in un nuovo, privilegiato, canale di comunicazione per giornalisti, addetti ai lavori e uomini politici.

Come il blog, dunque, anche il social networking trascende i vincoli sociali e anagrafici e diventa fenomeno trasversale, in grado di attrarre un pubblico quanto mai variegato.

 

Basti pensare che soltanto MySpace contava ad agosto all’incirca 55,7 milioni di visitatori unici, contro i 21,8 milioni dello stesso periodo dello scorso anno.

Un successo così dirompente che è valso al portale l’ingresso nella News Corporation, che lo ha acquistato la scorsa estate per 580 milioni di dollari.

 

Questi siti, MySpace in testa, si sono inoltre rivelati un formidabile veicolo pubblicitario e di distribuzione, direttamente proporzionale alla crescita dei loro frequentatori, tanto che lo stesso Rupert Murdoch si dice convinto che nel giro di pochi anni riusciranno ad attirare lo stesso pubblico che guarda i programmi di informazione, lo sport o l’entertainment del network televisivo Fox.

E intanto, mentre, i grandi nomi del web – da Google a Microsoft – fanno a gara per aggiudicarsi un accordo esclusivo per la ricerca su questi portali, c’è da scommettere che a breve anche i maggiori brand che attualmente vi compaiono puntando ai ragazzini, cambieranno strategia con messaggi pubblicitari rivolti a un pubblico adulto.

 

La consacrazione, insomma, è avvenuta e MySpace & Co. Sono entrati definitivamente nel novero dei ‘fenomeni’ della rete, tanto che sembrano così lontani i giorni in cui schiere di psicologi e sociologi tentavano di mettere in guardia i più giovani sulle insidie di queste nuove forme di socializzazione, definite a più riprese ‘alienanti’ e così simili a una droga da poter causare dipendenza.

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