Innovazione: fa ben sperare la crescita degli investimenti in R&S. La Ue sulla scia degli Usa?

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Ricerca & Sviluppo

Crescono finalmente anche in Europa gli investimenti delle imprese in Ricerca e Sviluppo (R&D). Con un miglioramento significativo rispetto agli anni precedenti, le spese in questo settore fondamentale per la competitività sono cresciute in media del 5,3%, rispetto allo 0,7% del 2005 e al -2% del 2004.

 

Un risultato incoraggiante, che fa ben sperare dal momento che se le imprese europee manterranno questo ritmo di investimenti, potranno ottenere per la prima volta dopo tantissimi anni risultati quanto meno analoghi a quelli degli Stati Uniti, che investono nella ricerca circa un terzo di più rispetto all’Europa.

 

Le buone intenzioni ci sono: secondo una recente indagine della Ue sugli investimenti in R&S, le imprese prevedono di incrementare le spese nel settore di circa il 5% l’anno nei prossimi tre anni.

E le potenzialità ci sono pure, dato che – spiega la Commissione europea – fra le prime 50 imprese a livello mondiale 18 sono della UE così come europee sono anche 5 delle 10 imprese con il tasso di crescita degli investimenti più rapido al mondo.

 

Gli investimenti nel settore sono comunque cresciuti in tutto il mondo: in base al quadro di valutazione del 2006 sugli investimenti delle imprese nel settore (EU Industrial R&D Investment Scoreboard), le 1.000 imprese più importanti dei paesi extracomunitari li hanno infatti incrementati del 7,7%, pari a un aumento dell’1% rispetto all’anno precedente.

 

Per quanto riguarda le imprese di altri paesi, fra le prime 50 figurano 18 imprese statunitensi, 10 giapponesi (2 meno dell’anno scorso), 2 svizzere e 2 della Corea del Sud.

 

Il prossimo 20 ottobre, i capi di Stato e di Governo della Ue si incontreranno a Lahti, in Finlandia, in un vertice informale in cui si discuteranno le strategie per l’innovazione dell’impresa.

La Commissione ha lanciato più volte il richiamo a un’azione “nazionale e europea per accompagnare l’innovazione industriale con politiche pubbliche a tutti i livelli” e in tutti i settori, dai trasporti alla sanità, dalla sicurezza interna all’eco-innovazione.

 

“Spero che a Lahti i leader europei appoggeranno le proposte della Commissione di continuare a incentivare l’innovazione in Europa e a infondere uno slancio ancora più forte a questi sviluppi positivi”, ha dichiarato Janez Potočnik, commissario europeo responsabile della scienza e della ricerca.

 

In materia di innovazione, l’Europa a 25 presenta punte di eccellenza – Svezia, Finlandia, Svizzera, Germania e Danimarca – ma anche Paesi in forte ritardo come Spagna, Bulgaria, Polonia, Slovacchia.

L’Italia – in base ai dati della quinta edizione del quadro di valutazione dell’innovazione in Europa – occupa la dodicesima posizione su 25 Stati membri. I risultati sono particolarmente modesti per quanto riguarda i due indicatori “motori dell’innovazione” e “innovazione e imprenditorialità”, per i quali occupa rispettivamente la ventunesima e la ventesima posizione su venticinque.

 

Sussistono tuttavia notevoli differenze da un Paese all’altro che dimostrano che l’Europa deve impegnarsi di più per favorire l’innovazione.

“La promozione dell’innovazione – ha spiegato il vicepresidente della Commissione Günter Verheugen – è uno dei principali pilastri del nostro partenariato per la crescita e l’innovazione. I dati indicano chiaramente che i settori più innovativi tendono ad avere tassi di crescita della produttività più elevati”.

 

Il piano d’azione integrato innovazione/ricerca, varato dalla Ue nell’ottobre del 2005, propone iniziative molto interessanti per aiutare le imprese a colmare il divario non solo con gli Stati Uniti, ma anche con alcuni paesi emergenti come la Cina e l’India che stanno rapidamente diventando centri di ricerca e innovazione di livello mondiale.

 

Tra queste, la Commissione ha previsto il riorientamento degli aiuti di Stato, una protezione più efficace della proprietà intellettuale, la mobilitazione di nuove risorse destinate alla ricerca, la creazione di poli di innovazione e l’intensificazione delle partnership tra università e industria.