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‘Excuse me, sir, but you are Italian!’. La tecnologia accorcia le distanze, ma le barriere al consumo?

Italia


Provate ad immaginare di trovarvi a New York, sulla Fifth Avenue, guardare le vetrine stracolme di ogni bene, spesso cose non ancora arrivate in Italia oppure appena viste anche da noi, ma a prezzi meno vantaggiosi.

Quello che più desiderate al mondo è lì.

Davanti ai vostri occhi, finalmente.

Entrate nel negozio, parlate col commesso, toccate e provate l’oggetto del desiderio e senza neanche rendervene conto la vostra carta di credito comincia a scorrere nel Pos del negoziante che vi sta sorridendo con complicità.

Ma, improvvisamente, “…excuse me, sir, but you are Italian. You can buy this article only in Italy …“. E con delicata fermezza, mentre vi sfila dalle dita ciò per cui avreste venduto anche vostra suocera, vi restituisce l’inutile pezzo di plastica world wide pay.

Arrabbiati e frustrati tornate in albergo, accendete la Tv, cominciate a girare i canali, ma stranamente su alcuni canali appare la scritta “…This program is visible only for Us people, please insert your Us account…“.

Mai successo?

Ovviamente no.

La tecnologia però avanza, e se in un secolo abbiamo ridotto la distanza tra i continenti a poche ore e poche centinaia di euro, la presenza virtuale ha abolito completamente ogni lontananza, per cui oggi si può entrare in un negozio sito in un’altra parte del mondo cliccando un’icona o digitando le magiche paroline “…www.…”.

E anche lì, spesso, il bengodi: film, musica, soprattutto serie TV che in Italia arriveranno solo fra un anno, se arriveranno.

Sono due dollari a puntata, un euro e mezzo, il costo di un cappuccino e cornetto (almeno a Voghera).

E allora, vai con l’acquisto!

Peccato che “….Il tuo account è valido solo per gli acquisti nel tuo Store in Italiano…“, che ovviamente ha gli scaffali un po’ più vuoti.

Ancor peggio su alcuni servizi streaming, come la neoTV di Yahoo!, che dopo averti pubblicizzato la grande novità, dopo averti permesso di scaricare il software, ti informa che “…la TV di Yahoo è visibile solo per Ip-address relativi al territorio USA…“.

A volte la Rete sa essere frustante.

Il perchè e, come sempre, uno solo: diritti da rispettare, finestre geografiche da gestire.

E quelli che si avventurano nei mercati paralleli vengono considerati veri e propri contrabbandieri. E come tali trattati.

Per cui, se dal ritorno di un viaggio in paesi economicamente vantaggiosi ci portiamo a casa una ventina di Cd, siamo turisti che hanno fatto shopping e pure tax free.

Se proviamo a fare la stessa cosa in Rete, siamo nella impossibilità di farlo.

Se forziamo, siamo dei pirati.

Muri di legalità a salvaguardia degli interessi nazionali che trasformano la Rete di ciascun Paese in una grande intranet aziendale.

Muri incomprensibili, essendo ormai le case di produzione in mano a multinazionali che comunque riceverebbero i diritti. Muri di legalità che scompaiono improvvisamente se il discorso si inverte. Nessuno pare infatti ergersi a tutela dei lavoratori nazionali in gare di appalto o forniture di servizi che permettano, tramite l’uso della Rete, di far si che dietro un click di icona il segnale, grazie alla Rete, raggiunga paesi a basso se non bassissimo costo lavorativo, attività oggi estese anche a servizi voce, cosa che comporta una guerra selvaggia al ribasso tutta sulla pelle del cittadino utente-cliente-lavoratore.

Una rete asincrona, una globalizzazione ad una sola via, un’Adsl dell’economia, dove entrano gli svantaggi ma senza dare l’accesso ai pur pochi benefici (la visione di una puntata di Desperate housewives o di Lost in americano non sottotitolato con qualche mese di anticipo, un brano musicale comunque non disponibile in Italia).

La domanda che pongo questa volta è: se è lecito porre barriere protezionistiche a tutela dei diritti degli editori nazionali, perché questa protezione non può essere applicata anche a tutela dei lavoratori, ma anche delle aziende che pagano per intero il costo del lavoro? Oppure, perché se un opera della conoscenza non vuole comunque essere distribuita nel nostro Paese, questa mi debba essere negata a priori? La risposta, al solito, non la so. Al solito sono solo un casalingo di Voghera. Ma una cosa la so: non parlate di Europa.
Alcuni Mediastore online (quali? il più famoso, per esempio) impediscono acquisti anche in Store di Paesi all’interno dell’area UE.
Provare per credere.

Il casalingo di Voghera

Per approfondimenti, consulta il blog:
http://casalingodivoghera.blogspot.com

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